Michel Chion: differenze tra le versioni

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*Ogni musica presente in un film (ma più facilmente le musiche da buca) è in grado di funzionare in esso come piattaforma girevole spazio-temporale; ciò vuol dire che la posizione particolare della musica è di non essere soggetta a barriere di tempo e spazio, contrariamente agli altri elementi visivi e sonori, che devono essere situati in rapporto alla realtà diegetica, e non a una nozione di tempo lineare e cronologica.<br>Nello stesso tempo, la musica nel cinema è l'«attraversamuri» per eccellenza, capace di comunicare istantaneamente con gli altri elementi dell'azione concreta (per esempio, di accompagnare dall' ''off'' un personaggio che parla nell' ''in''), e di oscillare istantaneamente dalla buca allo schermo, senza tuttavia rimettere in questione la realtà diegetica o colpirla con l'irrealtà, come farebbe una voce ''off'' che intervenisse nell'azione. Nessun altro elemento sonoro del film può disputare a essa questo privilegio. (cap. 4 - ''La scena audiovisiva'', p. 98)
 
*In un suono, gli indizi materializzanti sono quelli che ci rimandano all'intuizione della materialità della sorgente e al concreto processo dell'emissione del suono. Essi sono in grado, tra l'altro, di darci informazioni sulla materia (legno, metallo, carta tessuto) che causa il suono, così come sul modo in cui esso è ottenuto (sfregamento, colpi, oscillazioni disordinate, andate e ritorni periodici ecc.). (cap. 5 - ''Il reale e la resa'', p. 136)
 
*Gli indizi sonori materializzanti consistono frequentemente in ''diseguaglianze'' nell'uso del suono, le quali denotano una resistenza, una difficoltà, un sobbalzo nel movimento o nel processo meccanico... In una voce può essere la presenza di respiri, di rumori di bocca o di gola, ma anche alterazioni del timbro (che si incrina, devia, stride, ecc.) (cap. 5 - ''Il reale e la resa'', p. 137)
 
*Spesso, nei film di [[Andrej Arsen'evič Tarkovskij|Tarkovskij]], il suono è così: esso richiama un'altra dimensione, è altrove, svincolato dal presente. Può anche mormorare come il brusio del mondo: vicino e al tempo stesso inquietante. (cap. 6 – ''L'audiovisione vuota'', p. 147)