Platone: differenze tra le versioni

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*E se mai... la vita dell'uomo è degna di essere vissuta, lo è quando ha raggiunto la visione dell'essenza stessa della bellezza.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro dell'arte'', traduzione di Martina Dominici, Gribaudo, 2018, p. 40. ISBN 9788858018330</ref>
*Gli incanti sono le parole buone.<ref>Da ''Carmide'', citato in Apuleio, ''Sulla magia e in sua difesa'', EDIPEM, 1973, p. 207.</ref>
*Interrogarsi è compito del [[filosofo]], perché non vi è altro modo per dare inizio alla [[filosofia]].<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della filosofia'', traduzione di Daniele Ballarini e Anna Carbone, Gribaudo, 2018, p. 12. ISBN 9788858014165</ref>
*I particolari riconducono necessariamente e inevitabilmente a universali.<ref>Citato in AA.VV., ''Il libro della filosofia'', traduzione di Daniele Ballarini e Anna Carbone, Gribaudo, 2018, p. 53. ISBN 9788858014165</ref>
*La [[bellezza]] è mescolare in giuste proporzioni il finito e l'infinito.<ref>Citato in [[Ermes Ronchi]], ''Il canto del pane'', San Paolo, 2006, p. 78.</ref>
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*Se uno fa una cosa per un fine, non vuole la cosa che fa, bensì la cosa per cui fa quello che fa. (Socrate)
*Non bisogna invidiare chi non è degno di essere invidiato né gli sciagurati, ma averne piuttosto compassione. (Socrate)
* Io non preferirei né l'uno né l'altro; ma, se fosse necessario o commettere ingiustizia o subirla, sceglierei il subire ingiustizia piuttosto che il commetterla. (Socrate)
* Quant'è difficile confutarti, Socrate! Ma non riuscirebbe a confutarti anche un bambino, dimostrandoti che non dici il vero? (Polo)
*'''Polo''': Ti metti a dire cose assurde, Socrate!<br />'''Socrate''': E cercherò di far sì che anche tu, amico mio, dica le stesse cose che dico io.
*La verità non si confuta mai. (Socrate)
*I felici sono felici per il possesso della giustizia e della temperanza e gli infelici, infelici per il possesso della cattiveria. (Socrate)
* Io invece credo, o carissimo, che sarebbe meglio che la mia lira fosse scordata e stonata, e che lo fosse il coro che io dirigessi, e che la maggior parte della gente non fosse d'accordo con me e mi contraddicesse, piuttosto che sia io, anche se sono uno solo, ad essere in disaccordo con me stesso e a contraddirmi. (Socrate)
*È opportuno che il malvagio venga punito, quanto lo è che il medico curi l'ammalato: ogni castigo, infatti, è una sorta di medicina. (Socrate)
*E questo perché tu, o Socrate, mentre sostieni di cercare la verità, in realtà porti gli altri a fare affermazioni di questo genere, grossolane e volgari, che non sono belle rispetto alla natura, ma rispetto alla legge. E queste, vale a dire la natura e la legge, sono nella maggior parte dei casi opposte. Dunque, quando uno si vergogna e non osa dire le cose che pensa, finisce necessariamente per contraddirsi. (Callicle)
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*Mi sembra che le cose che avete detto {{NDR|Parmenide e Zenone}} siano dette per superare l'intelligenza di noi altri. (Socrate)
*Socrate, come sei degno di essere ammirato per lo zelo che ti spinge ai discorsi! (Parmenide)
*" Sei ancora giovane, Socrate", replicò Parmenide, "e la filosofia non si è ancora impossessata di te, come, secondo la mia previsione, si impossesserà in futuro, quando non stimerai più indegna nessuna di quelle cose: ora ti preoccupi ancora di prestare eccessiva attenzione alle opinioni degli uomini, vista l'età."
*Non si possono concepire i molti senza l'uno. (Parmenide)
 
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====Ruggiero Bonghi====
'''Critone''': Chi era, Socrate, quello col quale tu discorrevi jeri nel Liceo<ref>Uno deʹde' tre Ginnasii dʹAtened'Atene, il più antico ed importante. Era luogo dʹesercitazionid'esercitazioni ginnastiche, e Aristotele vʹinsegnòv'insegnò, passeggiando. Aveva il nome dal tempio vicino dʹApollod'Apollo Licio.</ref>? E' cʹerac'era pur una gran folla intorno a voi, sicché io, che avrei voluto sentire, non potetti avvicinarmi tanto che mi riuscisse dʹintenderd'intender nulla. Però, mi alzai sulla punta deʹde' piedi, e gli guardai in viso, ed e' mi parve un forestiero quello col quale tu discorrevi. Chi era egli?<br />
'''Socrate''': Ma di chi tu dimandi? Giacché ce nʹeran'era due, non uno.<br />
'''Critone''': Chi intendo io, era il terzo seduto dopo te, a destra: tra voi cʹerac'era il figliuolo dʹAssiocod'Assioco<ref>Clinia.</ref>. Ed e' mʹèm'è parso esser cresciuto ben bene, Socrate, e chʹeʹch'e' non deva, di età, differire molto da Critobolo nostro<ref>Figliuolo di Critone, giovine di bellissimo aspetto, e appassionato di Socrate: che troveremo menzionato altrove da Platone. Si veda DIOG. LAERT., II, 13, 121. XENOPH., ''Sympos''., III, 7; IV,.10; V, 1 e seg.</ref>. Se non che quello è delicatino, mentre questo è venuto avanti bene; ed è buono e bello dʹaspettod'aspetto.<br />
'''Socrate''': Chi tu dimandi, Critone, è Eutidemo, e lʹaltrol'altro seduto alla mia sinistra, è il suo fratello Dionisodoro; anchʹessoanch'esso prese parte alla conversazione.<br />
'''Critone''': Non conosco, Socrate, né lʹunol'unodʹaltrod'altro. Son deʹde' nuovi sofisti, pare. Di dove sono? E che sapienza<ref>Sapienza, in greco, è σοϕία, come tutti sanno. E sofista vuole propriamente dire, ''uno che rende altrui sapiente''; da σοϕίζω, ammaestrare. Vedi PAPE, ''Etymolog. Wörterb''., p. 555. COPE, ''Classical Journal'' I. 182. LʹHERMANNL'HERMANN invece op. cit. 204. CollʹannotColl'annot. 209 dietro Fozio (528. Gor.) da σοϕίζεσϑαι. Il Frei (op. cit. p. 11) approva. A me par migliore la derivazione dallʹattivodall'attivo. — ''Sapienza'', in simili luoghi, ha un senso latissimo.</ref> professano?<br />
'''Socrate''': Costoro di nascita, sono, credo, di Chio<ref>Chio, una delle Sporadi, molto più vicina ad Atene che non Turio, però dice ''di costì''. Dipendeva dallʹimperiodall'imperio dʹAtened'Atene, imperio che a un Ateniese segnava quasi lʹultimal'ultima cerchia delle mura di Atene.</ref>, però migrarono a Turio, e cacciati di là<ref>Tra gli Ateniesi, probabilmente, che ci andarono a coloni nellʹOlympnell'Olymp. 84, 2 = 443 a. C. con dieci navi guidate da Lampone e Senocrito. Così chiamata dalla fonte Turia, teneva il luogo dellʹanticadell'antica Sibari, distrutta dai Crotoniati. Erodoto di Alicarnasso e Lisia siracusano furono traʹtra' coloni: ROUTH. a q. I. che cita DIOD., XI, 90; XII, 7 e 10. STRAB., VI, p. 263. Turio non era tra gli alleati tributarii di Atene; anzi pare che i coloni ateniesi fossero pochi. Di maniera che il partito ateniese non vi si potette mantenere tanto in forza, che Lisia con trecento altri, accusati di atticizzare, non fossero cacciati di Turio nellʹanell'a. C. 412 o 411, olymp. 92, 1. Sarebbe difficile di affermare collo Schleiermacher che appunto in codestʹannocodest'anno fossero stati rimandati i nostri sofisti, dovendo essere pur troppo fin dʹallorad'allora un caso molto frequente, in questa misera terra, che queʹque' che ''un muro'' ed una fossa ''serra'', non si potessero tollerare gli uni gli altri, ed alternassero spesso lʹesiliol'esilio. — Vedi GROTE, op. cit. p. II, XLVII, I. V. p. 19.</ref>, è già molti anni che girano da queste parti. Quanto a ciò che tu dimandi, della loro sapienza, meravigliosa davvero, o Critone; ogniscienti a dirittura. Cosicché io, prima dʹorad'ora, non intendevo neanche cosa mai volesse dire schermidor sovrano. Costoro sì, sono davvero gente da ogni battaglia, e non alla maniera di queʹque' due fratelli acarnanii<ref>DeʹDe' quali non si sa nulla. HEIND.</ref>. Questi non erano, buoni a combattere se non col corpo; mentre costoro, per la prima cosa, sono valentissimi col corpo, e a quel genere di battaglia col quale e' si vince tutti. Di fatti, non solo sono loro molto sapienti nel combattimento ad armi vere, ma anche capaci di farci sapiente altrui, chi gli paghi. Ma e di poi, sono potentissimi nella battaglia forense, e a piatire, e a insegnare altrui a recitare e scrivere discorsi da far colpo neʹne' tribunali<ref>In tutto questo luogo ho dovuto fare alcuna mutazione nel testo, perché il lettore italiano avesse qualche immagine della sottile ironia e del gran garbo del discorso di Socrate. Di fatti, dove io ho detto ''schermidor sovrano'', frase troppo moderna, giacché ''scherma'' non suggerisce lʹideal'idea delle varie lotte vere e pericolose, che parevano adatto esercizio del corpo, e il cui spettacolo cagionava un acuto diletto agli antichi,
:Creando a sé delizia
:E delle membra sparte
:E degli estremi aneliti
:E del morir con arte,
il testo, in luogo, ripeto, del ''mio schermidor sovrano'', ha ''pancraziasti'', che erano una qualità di combattenti, i quali combinavano il pugilato colla lotta, facevano a un tempo, cioè dire, non solo alla pugna, come i pugili, ma anche alle braccia come i lottatori. Socrate si serve della parola in questo suo significato solito, ma scherza sulla sua etimologia, quasi, per via di questa dovesse significare un combattimento in cui si supera tutti — πάντων χρατεῖν. Se però io avessi tradotto ''pancraziasti'', non avrei potuto far sentire il bisticcio; e dʹaltrad'altra parte parecchi deʹde' miei lettori non avrebbero inteso di che cosa sʹintendesses'intendesse discorrere. MʹèM'è parso dunque di rimanere più fedele, allontanandomi un poʹpo' dal testo: giacché col non seguirlo per lʹappuntol'appunto sarei potuto riuscir meglio ad ottenere che al lettore italiano la mia traduzione rendesse al possibile la stessa impressione che il testo rendeva al lettor greco. E come sʹunos'uno dicesse: «Io prima dʹorad'ora credevo che ''schermidor sovrano'' fosse chi sapeva meglio di chi si sia, giocar di spada e di sciabola; ma ora ho inteso che lʹèl'è ben altro, ecc.» e quella certa somiglianza che la mia frase ha col ''feritor sovrano'', del Tasso me lʹhal'ha fatta appunto prescegliere. Platone quando riesce a trovare una frase, che ricordi Omero come si sia, non se la lascia scappare. Il ritratto dʹund'un autore antico non si può rendere, senza studiare e ripresentare le varie abitudini della sua mente.</ref>.<br />
{{NDR|Platone, ''[http://www.liberliber.it/libri/p/plato/index.htm Eutidemo]'', traduzione di Ruggiero Bonghi, Milano, F. Colombo, 1859.}}