Michel de Montaigne: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
→‎Libro I: aggiungo
Riga 254:
*Dell'esperienza che ho di me, trovo abbastanza di che farmi saggio, se fossi buono scolaro. (XIII; 2012, p. 1999)
*Avete saputo meditare e regolare la vostra vita? Avete compiuto l'impresa più grande di tutte. Per mettersi in mostra e segnalarsi, la natura non sa che farsene della fortuna. Si manifesta egualmente su tutti i piani, e dietro la tenda, come senza. Comporre i nostri costumi è il nostro compito, non comporre libri, e conquistare non battaglie e province, ma l'ordine e la tranquillità alla nostra vita. Il nostro grande e glorioso capolavoro è vivere come si deve. Tutte le altre cose, regnare, ammassar tesori, costruire, non sono per lo più che appendicoli e ammennicoli. (XIII; 2012, p. 2069)
*È una perfezione assoluta, e quasi divina, saper godere lealmente del proprio essere. (XIII; 2012, p. 2085)
:''C'est une absolue perfection, et comme divine, de savoir jouir loyalement de son être''. (2012, p. 2084)
*[...] neppure la verità ha questo privilegio di essere praticata in ogni momento e in ogni maniera [...]. (XIII; 2012, p. 2700)
*Ho un vocabolario tutto mio particolare: io «passo» il tempo, quando è cattivo e fastidioso. Quando è buono, non lo voglio passare, lo ripercorro, mi ci indugio. Bisogna trascorrere sul cattivo e fermarsi sul buono. Questa espressione abituale di «passatempo» e di «passare il tempo» riflette l’abitudine di quelle persone prudenti che non pensano di poter trarre miglior frutto dalla loro vita che lasciandola scorrere e sfuggire: passarla, scansarla e, per quanto sta in loro, ignorarla e fuggirla, come cosa di natura noiosa e disprezzabile. Ma io la conosco diversa, e la trovo e apprezzabile e gradevole, anche nel suo estremo declino, in cui mi trovo. E natura ce l'ha messa fra le mani fornita di circostanze tali, e tanto favorevoli, che dobbiamo prendercela soltanto con noi stessi se ci affligge e ci sfugge senza frutto. (XIII; 2012, p. 2075)<ref>{{Cfr}} [[Laurence Sterne]], ''Viaggio sentimentale di Yorick lungo la Francia e l'Italia'', traduzione di [[Ugo Foscolo]], Pisa, Didot, 1813, p. [[:s:Pagina:Viaggio_sentimentale_di_Yorick_(1813).djvu/67|48]]: «Compiango l'uomo che può viaggiare da Dan a Bersabea ed esclama: «Tutto è infecondo!» — ed è: e tale è l'universo per chiunque non vede quanto ei sarà liberale a chi lo coltiva». ''Contra'', cfr. [[Giacomo Leopardi]], ''Dialogo di Torquato Tasso e del suo Genio familiare'', in ''Operette morali'', a cura di Laura Melosi, Rizzoli, 2011: «Così, tra sognare e fantasticare, andrai consumando la vita; non con altra utilità che di consumarla; che questo e l'unico frutto che al mondo se ne può avere, e l'unico intento che voi vi dovete proporre ogni mattina in sullo svegliarvi. Spessissimo ve la conviene strascinare co' denti, beato quel giorno che potete o trarvela dietro colle mani, o portarla in sul dosso», e [[Arthur Schopenhauer]], ''Aforismi sulla saggezza della vita'', in ''Parerga e paralipomena'', vol. I, Adelphi, 1998, p. 548: «Indubbiamente la vita non si presenta davvero per essere goduta, ma piuttosto per essere superata, perché ci sia possibile sbarazzarsene; ciò è indicato anche da molte espressioni, come "degere vitam, vita defungi", in italiano "si campa così", in tedesco "man muss suchen durchzukommen", "er wird schon durch die Welt kommen", eccetera».</ref>