Michel de Montaigne: differenze tra le versioni

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*La fiducia nell'altrui bontà è non lieve testimonianza della propria. (XIV; 2012, p. 113)
*Ognuno sta bene o male secondo come pensa di stare. Non è contento chi è creduto tale, ma chi lo crede di sé. E in questo soltanto la credenza dà a se stessa sostanza e verità. (XIV; 2012, p. 115)
*Un [[lettura|lettore]] perspicace scopre spesso negli scritti altrui perfezioni diverse da quelle che l'autore vi ha poste e intravviste, e presta loro significati e aspetti più ricchi. (XIV; 2012, p. 227)
*[...] in quell'incertezza e perplessità che ci arreca il non poter vedere e scegliere ciò che è più utile, a causa delle difficoltà che i diversi accidenti e contingenze di ogni cosa comportano, l'espediente più sicuro, quando altre considerazioni non ci inducano a ciò, è, a mio parere, appigliarsi al partito in cui vi sia più [[onestà]] e [[giustizia]]; e poiché si dubita quale sia la via più breve, tener sempre quella dritta. (XXIV; 2012, p. 229)
*Non si fa nulla di nobile senza rischio. (XXIV; 2012, p. 231)
*È un mezzo eccellente per guadagnare il cuore e la volontà altrui andare a sottomettersi e affidarsi ad essi, purché ciò sia fatto liberamente e senza la costrizione di alcuna necessità, e a condizione che lo si faccia con una fiducia pura e schietta e, almeno, con la fronte libera da ogni inquietudine. (XXIV; 2012, p. 233)
*Ricercare le mani nemiche è una decisione un po' arrischiata; credo tuttavia che sia meglio prenderla che rimanere nella continua agitazione di un caso che non ha rimedio. Ma poiché le precauzioni che si possono usare sono piene d'inquietudine e d'incertezza, è meglio prepararsi con baldanza a tutto quello che potrà accadere e trarre qualche consolazione dal fatto che non si è sicuri che accada. (XXIV; 2012, p. 237)
*Essa {{NDR|la [[paura]]}} esplica il suo estremo potere allorché per il suo utile particolare ci risospinge a quel valore che ha sottratto al nostro dovere e al nostro onore. Nella prima battaglia regolare che i Romani perdettero contro Annibale sotto il console Sempronio, un esercito di ben diecimila fanti, preso da spavento, non vedendo dove altrimenti aprire un varco alla propria viltà, andò a gettarsi nel grosso dei nemici, che sfondò con impeto straordinario, con grande strage di Cartaginesi, comprando una fuga vergognosa al medesimo prezzo che avrebbe pagato per una gloriosa vittoria. (XVIII; 2012, p. 130)
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*Quelli che sommuovono uno [[Stato]] sono spesso i primi ad essere coinvolti nella sua rovina. Il frutto dello sconvolgimento non rimane a colui che lo ha provocato; questi agita e intorbida l'acqua per altri pescatori. (XXIII; 2012, p. 213)
*Sarebbe meglio far valere alle [[leggi]] quello che possono, poiché non possono quello che vogliono. (XXIII; 2012, p. 219)<ref>{{Cfr}} II, XIX (2012, p. 1245): «Credo piuttosto, ad onore della religiosità dei nostri re, che, non avendo potuto quello che volevano, abbiano fatto finta di volere quello che potevano».</ref>
*Un [[lettura|lettore]] perspicace scopre spesso negli scritti altrui perfezioni diverse da quelle che l'autore vi ha poste e intravviste, e presta loro significati e aspetti più ricchi. (XIVXXIV; 2012, p. 227)
*[...] in quell'incertezza e perplessità che ci arreca il non poter vedere e scegliere ciò che è più utile, a causa delle difficoltà che i diversi accidenti e contingenze di ogni cosa comportano, l'espediente più sicuro, quando altre considerazioni non ci inducano a ciò, è, a mio parere, appigliarsi al partito in cui vi sia più [[onestà]] e [[giustizia]]; e poiché si dubita quale sia la via più breve, tener sempre quella dritta. (XXIV; 2012, p. 229)
*Non si fa nulla di nobile senza rischio. (XXIV; 2012, p. 231)
*È un mezzo eccellente per guadagnare il cuore e la volontà altrui andare a sottomettersi e affidarsi ad essi, purché ciò sia fatto liberamente e senza la costrizione di alcuna necessità, e a condizione che lo si faccia con una fiducia pura e schietta e, almeno, con la fronte libera da ogni inquietudine. (XXIV; 2012, p. 233)
*Non dico gli altri, se non per dirmi di più. (XXVI; 2012, p. 265)
:''Je ne dis lesautres, sinon pour d'autant plus me dire.'' (2012, p. 264)
*I doni della [[fortuna]] non si trovano mai uniti al merito. (XXVI; 2014)
*Per un figlio di buona famiglia che si volga alle lettere, non per guadagno (perché uno scopo tanto abietto è indegno della grazia e del favore delle Muse, e poi riguarda altri e dipende da altri), e non tanto per i vantaggi esteriori quanto per i suoi personali, e per arricchirsene e ornarsene nell'intimo, se si desidera farne un uomo avveduto piuttosto che un dotto, vorrei anche che si avesse cura di scegliergli un precettore che avesse piuttosto la testa ben fatta che ben piena, e che si richiedessero in lui ambedue le cose ma più i costumi e l'intelligenza che la scienza. (XXVI; 2014)