Xavier de Maistre: differenze tra le versioni

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*Il diletto di [[viaggiare]] nella propria camera è immune dall'inquieta [[gelosia|gelosìa]] degli uomini e indipendente dalla [[fortuna]] (I; p. 14).
:''Le plaisir qu’on trouve à voyager dans sa chambre est à l’abri de la jalousie inquiète des hommes; il est indépendant de la fortune'' (1880; p. 4).
*Dietro varie osservazioni ho potuto avvedermi che l'[[uomo]] è composto di un'[[anima]] e d'una bestia. — Questi due esseri sono assolutamente distinti, ma talmente incassati l'uno nell'altro, o innestati uno sopra l'altro, ch'è necessario all'anima non so quale elevatezza, perchèperché realmente si distingua dalla bestia.<br>Udii da un vecchio professore (è una delle più vecchie cose di cui mi ricordo) che [[Platone]] chiamava la materia ''l'altra''. Benissimo: io però darei più volentieri questa denominazione alla bestia, ch'è aggiunta alla nostra anima. Essa veramente è ''l'altra'', che ci inquieta e ci tormenta in istrana maniera. Ciascuno si accorge, così all'ingrosso, che l'uomo è doppio; ma altro non si sa dire, se non ch'egli è composto d'anima e di [[corpo]], e si accusa questo corpo di non so quante cose, ben mal a proposito sicuramente, poich'egli è così incapace di sentire come di pensare. Conviene invece prendersela colla bestia, con quest'essere sensitivo affatto distinto dall'anima, vero ''individuo'', che ha la sua esistenza separata, i suoi gusti, le sue inclinazioni, la sua [[volontà]], nè si solleva al disopra degli altri animali, se non perchèperché è meglio allevato e provveduto d'organi più perfetti.<br>Signori e signore inorgoglitevi pure della vostra [[intelligenza]], quanto vi piace; ma diffidate molto dell'''altra'', massime quando siete in [[compagnia]].<br>Ho fatto non so quante esperienze sull'unione di queste due creature eterogenee. Per esempio, ho riconosciuto chiaramente che l'anima può farsi obbedire dalla bestia; e che questa fatalmente obbliga anch'essa spessissimo l'anima ad operare contro il proprio volere. Secondo le regole, l'una ha il potere legislativo, e l'altra l'esecutivo, ma questi due poteri si fanno sovente vicendevole contrasto. — La grand'arte d'un uomo di ''genio'' è di sapere allevare bene la sua bestia, affine ch'ella possa andar sola, mentre l'anima, liberata dal suo spiacevole contatto, può {{sic|inalzarsi}} fino al [[cielo]] (VI; pp. 30-32).
*Egli {{NDR|il lettore}} non potrà essere che soddisfatto di sè medesimo, ove pervenga un giorno a saper far viaggiare la sua anima tutta sola. [...] Avvi infatti nulla di più lusinghiero, che l'estendere in certo modo la propria esistenza, l'occupare ad un tempo la terra e i cieli, il raddoppiar, per così dire, sè stesso? — L'eterno e non mai soddisfatto desiderio dell'uomo non è forse di accrescere il suo potere e le sue facoltà, d'essere ove non è, di richiamare il passato e di vivere nell'avvenire? — Ei vuol comandare agli eserciti, presiedere le accademie, esser adorato dalle belle; ed, ove tutto ciò ottenga, sospira allora i campi e la [[tranquillità]], porta invidia alla capanna de' pastori. Sempre ei si chiama deluso ne' suoi disegni, nelle sue speranze; poichèpoiché sempre incontra qualche sciagura, inseparabile dalla sorte umana. Ma no non dica, per questo, che la [[felicità]] è impossibile a trovarsi. — Un quarto d'ora di viaggio con me gliene mostrerà il cammino (IX; pp. 39-40).
*No, [[dio|quegli]] che inonda così l'oriente di luce, non la fa brillare a' miei sguardi, per inabissarmi bentosto nelle tenebre del nulla. Quegli che stende quest'orizzonte incommensurabile, quegli che elevò queste masse enormi, le cui ghiacciate sommità or tutte sfolgoreggiano de' primi raggi del sole, è pur quegli che ordinò al mio cuore di battere e al mio spirito di pensare (XXI; p. 78).
*Sempre verace e imparziale uno [[specchio]] rinvia agli occhj della persona, che in esso guarda, le rose della giovinezza e le rughe dell'inoltrata età, senza detrazione e senza lusinghe. — Solo, tra tutti i consiglieri de' grandi, ei loro dice costantemente la [[verità]].<br>Ciò mi fece desiderar l'invenzione di uno specchio morale, in cui tutti gli uomini potessero vedersi co' loro vizi e colle loro virtù. Pensai anzi una volta a proporre per esse un premio a qualche accademia; se non che riflessioni più mature me ne provarono l'inutilità.<br>Oh quanto è raro che la [[bruttezza]] riconosca sè stessa! Indarno gli specchj si moltiplicano intorno a noi, e riflettono con tanta esattezza la luce e la verità. All'istante che i raggi, che da essi partono, sono per penetrare nel nostro occhio, e dipingerci a noi stessi quali siamo, l'[[amor proprio]] introduce il suo prisma ingannevole fra noi e la nostra immagine, e ci rappresenta una divinità.<br>E di tutti i prismi, dal primo che uscì dalle mani dell'immortal [[Newton]], fino a quelli dell'ultimo lavoro, nessuno ha posseduto una forza di refrazione così possente, e prodotto sensazioni così vive e così aggradevoli, come il prisma dell'amor proprio.<br>Ora, poichèpoiché gli specchj comuni annunziano invano la verità a uomini sempre contenti della loro figura; poichèpoiché non possono fare ad essi conoscere le loro fisiche imperfezioni; a che servirebbe il mio specchio morale? Pochissimi fisserebbero in esso gli occhi; e nessuno vi ravviserebbe sè medesimo (XXVII; pp. 99-100).
 
=== Traduzione di Gennaro Auletta ===