Sito Pons

pilota motociclistico e dirigente sportivo spagnolo

Alfonso Pons Ezquerra (1959 – vivente), dirigente sportivo ed ex pilota motociclistico spagnolo.

Sito Pons (1987)

Sito Pons: "Ho fatto scoprire la 250 alla Spagna" | Storie Sprint

Intervista di Jeffrey Zani, motosprint.it, 25 agosto 2023.

  • [Su Juan Garriga] Era estroverso, aveva un modo di fare spontaneo. Io ero più riflessivo, tranquillo, focalizzato sull'obiettivo. Non si era mai visto uno spagnolo forte in 250, figuriamoci due iberici in lotta per il titolo! I tifosi impazzirono, c'erano cinque milioni di telespettatori per le nostre gare. Alcuni amavano Garriga, altri Pons.
  • Le serie spagnole si correvano nei circuiti cittadini, ci giocavamo la vita a 200 km/h e a pochi centimetri dal pubblico, era pericoloso per tutti. Non aveva senso. Io sognavo il Paul Ricard, Silverstone.
  • Lo ammetto: non ero uno sfegatato della moto. Studiavo architettura a Barcellona, tutti i giorni andavo all'università con la Vespa di mio nonno, vecchia di vent'anni. Un amico mi disse che un concessionario aveva messo in piedi un concorso per scegliere un pilota da schierare in un monomarca Bultaco. Ma dovevo preparare un esame e non ne avevo molta voglia. Di esperienza ne avevo poca. Alla fine ci provai, eravamo in 150. Vinsi la selezione e poi il monomarca. [«A quel punto [...] bussasti alla porta di Antonio Cobas, un preparatore sopraffino al lavoro su una 250 artigianale, la Siroko»] Gli chiesi un'opportunità e lui me la diede. Nella pausa invernale andammo a fare un test al Paul Ricard, e c’erano tutti quelli del Mondiale, impegnati nella preparazione della stagione 1981: Jean-Francois Baldé, Patrick Fernandez e via dicendo. Feci il secondo crono senza problemi. Fu la conferma: c'era in ballo qualcosa di speciale.
  • [«[...] con Cobas, nel 1984, vincesti il tuo primo GP»] Quel successo, proprio in Spagna, mi proiettò in vetta al Mondiale. Avrei dovuto correre con una Yamaha, ma la moto non era arrivata in tempo per il primo round della stagione. Allora in Sud Africa ci andammo con la Cobas dell'anno prima, che portava il nome del suo costruttore. Finimmo sul podio, poi arrivò la 250 dal Giappone, ma a Misano fu un grippaggio dietro l'altro, ogni turno, un disastro. Così decidemmo di scaricare la Yamaha e di proseguire con quello che avevamo. Chiusi la stagione al quarto posto.
  • [«[...] avevi bisogno di un riferimento per andare forte?»] Da solo non ero molto veloce. Ma mica era un difetto: in gara non sei solo. Essere primo in qualifica non era importante. In ogni caso, ho sempre avuto chiara una cosa: dovevo rischiare il minimo. Se potevo vincere con cinque decimi di vantaggio, perché provare a farlo con cinque secondi?
  • A volte riguardo le mie gare e noto dettagli che allora mi sfuggivano. Ero immerso in quello che facevo, incapace di fare valutazioni obiettive. Nel 1986 a Silverstone durante il primo giro uscii di pista per evitare un pilota caduto e mi ritrovai in fondo. Pioveva di brutto. Li sorpassai quasi tutti, rimontando fino al podio. Che dire? Di me ho un'impressione molto migliore, rispetto alla considerazione che in quei momenti avevo di me stesso.

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