Sissela Bok

filosofa, eticista e scrittrice svedese-statunitense

Sissela Bok (1934 – vivente), filosofa, eticista e scrittrice svedese-statunitense.

L'etica della somministrazione di placebo

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  • Nel 1971 un certo numero di donne americane messicane si rivolse a un consultorio di pianificazione familiare per ricevere dei contraccettivi. Ad alcune di esse vennero somministrati contraccettivi per uso orale e ad altre dei placebo, ovvero false pillole che sembravano vere. Queste donne facevano parte a loro insaputa di una indagine sugli effetti secondari di varie pillole contraccettive. In quelle alle quali erano stati somministrati placebo si manifestò un prevedibile effetto secondario: dieci di loro rimasero incinte. Inutile a dirsi, il medico incaricato della ricerca non si assunse alcuna responsabilità di carattere finanziario circa i neonati. Nemmeno mostrò di preoccuparsi per aver omesso di chiedere a queste donne il «consenso consapevole» richiesto per tutti gli esperimenti su base etica compiuti su esseri umani. Egli si limitò a far osservare che se soltanto la legge glielo avesse permesso, avrebbe potuto far abortire le donne gravide! (p. 11)
  • L'assunzione del termine placebo dal latino («piacerò») conferisce alla parola un significato propiziatorio, ponendo in un certo qual modo i placebo al di là di un criticismo morale ed evocando immagini di individui ipocondriaci i cui vaghi disturbi vengono annullati con opportune ricette a base di benefiche pillole fatte di zucchero. Spesso i medici conferiscono una nota umoristica alle istruzioni che accompagnano la prescrizione di queste sostanze, che li aiuta a liberarsi da ogni seria preoccupazione di ordine etico. Una autorità in materia ha scritto in una rivista di farmacologia che il placebo dovrebbe portare un nome già da prima ignorato dal paziente, di preferenza latino e composto di varie sillabe e che «sarebbe cosa saggia prescriverlo con un'aria di sicurezza e d'importanza onde conseguire un effetto psicoterapico». (p. 11)
  • Prima del 1960 i placebo sono stati comunemente definiti come farmacologicamente inattivi quali sono la soluzione salina o l'amido, somministrati innanzi tutto per convincere i pazienti che si sta facendo qualcosa per loro. Si è reso solo a poco a poco evidente che ogni atto medico contiene in sé un effetto placebo e che, sia esso attivo o inattivo, può servire da placebo ogniqualvolta non abbia un effetto specifico sul disturbo per il quale è stato prescritto. Oggigiorno vengono ordinate meno pillole a base di zucchero, ma le applicazioni di raggi X, i preparati vitaminici, gli antibiotici e persino gli interventi chirurgici possono fungere da placebo. (p. 11)

Bibliografia

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  • Sissela Bok, L'etica della somministrazione di placebo, in Le Scienze, numero 78, febbraio 1975, pp. 11-17.

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