Shlomit Malka

modella israeliana

Shlomit Malka (1993 – vivente), modella israeliana. 

«Un’israeliana non ha paura di niente»

Intervista di Anna Santini, grazia.it, 19 maggio 2016.

  • [Ha imparato a cucinare nell’esercito?] No, mi hanno insegnato i miei genitori. Anche se fare il servizio militare è una di quelle lezioni di vita che difficilmente ti scordi.
  • [In che senso lo è stata per lei?] Ho capito il valore della tenacia e della perseveranza. L’esercito ti impone ogni giorno un obiettivo, un traguardo ben preciso. E il risultato devi raggiungerlo a tutti costi, lavorare sodo, senza mai concederti distrazioni. Sono cose che servono molto anche quando torni a casa, qualunque lavoro tu voglia fare. Anche la modella.
  • [Ha iniziato a fare la modella a 17 anni, dopo aver postato delle foto su Facebook. Sui social, però, molte ragazze l'hanno criticata perché ha smesso di studiare.] Ma non è affatto vero. Semplicemente la mia vita in questo momento ha preso un'altra direzione. Tornerò sicuramente sui libri di fisica e di matematica, le materie che amo. E non solo, mi piacerebbe integrare con studi di psicologia per lavorare nel campo dell’educazione. Non mi vedo chiusa in un laboratorio a fare esperimenti, ma a contatto con la gente, soprattutto con i bambini.
  • [ Che cosa ama del suo lavoro di modella?] Per una ragazza giovane come me la possibilità di girare il mondo è un dono impagabile.
  • [E che cosa non le piace del suo lavoro?] Trovo faticosissimo dover pensare continuamente a come appaio e stare così attenta e concentrata sul mio corpo. 
  • [Vive a Tel Aviv, una delle città più di tendenza in questo momento. Che cosa ha di speciale?] È piena di giovani e questo la rende magica. Qui convivono ebrei di origini molto diverse: italiani, russi, mediorientali. Si mescolano culture e tradizioni differenti, ogni famiglia è una specie di puzzle: io, per esempio, ho origini russe e marocchine. Solo a Tel Aviv mi sento davvero a casa. Sono gli amici e gli affetti a darmi calore e un punto fermo, una sensazione che provo a volte anche a New York. Los Angeles, invece, dove ho vissuto a lungo, è una città terribile per costruire legami autentici. 

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