Sāṃkhya Sūtra, testo indiano del XIV secolo.

  • Per la sua particolare natura (svabhava), lo spirito [puruṣa] è eterno (nitya), puro (çuddha), illuminato (buddha) e libero (mukta). (I, 19; 2010, p. 347)
  • Il suo [dello spirito] modo di essere è tale che entrambe queste possibilità sono escluse[1]. (I, 160; 2010, p. 43)
  • Da Brahman al più piccolo filo d'erba, la Creazione (srsti) è per il bene dell'anima [puruṣa], finché si giunga alla conoscenza suprema[2]. (III, 47; 2010, p. 26)
  • Non esiste alcuna prova dell'esistenza di un Içvara [Signore, Dio] eterno; la deduzione della sua esistenza è impossibile, mancando un termine medio (vyapti). (V, 10-11; 2010, p. 350)

Note modifica

  1. Mortalità e immortalità; oppure libertà e asservimento.
  2. Nel Sāṃkhya la conoscenza suprema è quella che consente di comprendere la separazione che sussiste fra materia (prakṛti) e spirito (puruṣa).

Bibliografia modifica

  • Mircea Eliade, Lo Yoga. Immortalità e libertà, a cura di Furio Jesi, traduzione di Giorgio Pagliaro, BUR, 2010.

Voci correlate modifica