Roger Zelazny

scrittore e autore di fantascienza statunitense

Roger Joseph Zelazny (1937 – 1995), scrittore statunitense.

Incipit di alcune opere

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Cronache di Ambra

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Il sangue di Ambra

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La mia vita trascorreva relativamente tranquilla da otto anni ... non contando i trenta di Aprile, quando qualcuno invariabilmente tentava di uccidermi. Per il resto, la mia car­riera accademica concentrata sulla scienza dei computer pro­cedeva abbastanza bene ed i miei quattro anni di lavoro alla Grand Design si erano rivelati un'esperienza soddisfacente, visto che potevo applicare quel che avevo appreso in un cam­po che mi piaceva: lavorare ad un progetto tutto mio nel tempo libero.

Il segno dell'Unicorno

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Ignorai lo sguardo interrogativo del paggio, mentre scaricavo il macabro fardello e gli affidavo il cavallo. Il mio mantello non poteva nascondere completamente il contenuto, quando mi gettai le viscere sulle spalle e mi avviai verso l'entrata posteriore del palazzo. Presto l'in­ferno avrebbe preteso la resa dei conti.

La mano di Oberon

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Uno sfolgorio abbacinante d'intuizione, intenso quanto quello strano sole...
Era là... Rivelato in quella luce, qualcosa che io avevo visto soltanto brillare di luce propria nell'oscurità, fino ad allora: il Disegno, il grande Disegno d'Ambra, tracciato su una spianata ovale di pietra, sottosopra uno strano cielo-mare.
... E compresi, forse grazie al mio legame interiore, che quello doveva essere l'originale, l'autentico. E questo significava che il Disegno in Ambra era soltanto la sua prima ombra. E questo significava...
E questo significava che la stessa Ambra non si rispecchiava in luoghi al di là del regno di Ambra, Arbma e Tir-na Nog'th. E significava che il luogo in cui eravamo giunti era, secondo la legge della precedenza e della configurazione, la vera Ambra.

Le armi di Avalon

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Mi fermai sulla spiaggia e dissi: «Addio, Farfalla,» e l'imbarcazione girò lentamente, e poi si diresse verso le acque profonde. Sarebbe ritornata in porto al faro di Cabra, lo sapevo, perché quel luogo era vicino all'Ombra.
Mi voltai, e guardai la fila vicina di alberi neri; sapevo che mi attendeva una lunga camminata. Mi avviai in quella direzione, operando i necessari adattamenti, men­tre avanzavo. Sulla foresta silenziosa si stendeva il freddo che precede l'alba: e questo era un bene.

Ritorno ad Ambra

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È terribile aspettare che qualcuno cerchi di ammazzarvi. Ma era il 30 aprile e naturalmente sarebbe successo come ogni 30 aprile. Mi era occorso un po' di tempo per capirlo, ma ormai sapevo almeno quando sarebbe successo. Nel passato ero stato troppo occupato per fare qualcosa riguardo a questa faccenda. Ma il mio lavoro era finito. Ero rimasto solo per quella faccen­da ormai. Sentivo di doverla chiarire prima di partire.

Il Boia torna a casa

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Grossi fiocchi di neve nella notte, notte senza vento. Non li considero mai come tempesta a meno che non ci sia vento. Tutto calmo ed immobile. Solo una bianchezza fredda e uniforme, appena fuori dalla mia finestra, un silenzio sottolineato anche dal caminetto che arde allegro. Nella stanza principale dell'edificio si sentivano infatti gli scoppiettii occasionali della legna che ardeva.

Io, Nomikos, l'immortale

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— Tu sei un kallikanzaros — affermò lei improvvisamente.
Mi girai sulla sinistra e sorrisi nell'oscurità.
— Ho lasciato corna e zoccoli in Ufficio.
— Allora conosci la leggenda!
— Mi chiamo «Nomikos».
La cercai, la trovai.
— Questa volta distruggerai il mondo?
Risi e me la strinsi contro.

La variante dell'Unicorno

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Bizzarria di fuochi, incunabolo di luce, si muoveva con una deliberazione lesta, quasi raffinata, entrando in esistenza e uscendone come un brandello di sera squarciato dalla tempesta; o, forse, le tenebre che inframmezzavano le esplosioni di luci erano più simili alla sua vera natura: turbini di ceneri nere che si univano e s'impennavano ritmicamente al suono smorzato del vento del deserto lungo il canale dietro gli edifici, vuoti eppure pieni come le pagine di libri non letti o come la pausa tra le note di una canzone.

Signore dei sogni

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Benché fosse divertente, con il sangue e tutto, Render poté accorgersi che stava per finire.
Decise perciò di dilatare ogni microsecondo fino alla durata di un minuto, e forse avrebbe anche dovuto aumentare la temperatura... In qualche luogo, proprio alla periferia di tutto, l'oscurità cessò di avanza­re.
Qualcosa, come un crescendo di tuoni subliminali, fu arrestato nel bel mezzo di una nota possente. Questa nota era un distillato di vergo­gna e di dolore e di paura.
Il Foro era soffocante.

Strada senza fine

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«Fermati!» urlò Leila.
Randy si portò immediatamente sulla destra e schiacciò il freno. Il cielo pulsava della luce perlacea che precede l'alba.
«Torna indietro sulla banchina.»
Lui annuì e mise la retromarcia.

Bibliografia

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  • Roger Zelazny, Il Boia torna a casa, traduzione di Roberta Rambelli, in "I Premi Hugo 1976-1983", a cura di Sandro Pergameno, Ed. Nord, 1991.
  • Roger Zelazny, Il sangue di Ambra, traduzione di Daniela Galdo e Iva Guglielmi, Fanucci, 1988. ISBN 8834703073
  • Roger Zelazny, Il segno dell'Unicorno, traduzione di Roberta Rambelli, in "Il Libro d'Oro della Fantascienza", Fanucci, 1989. ISBN 8834701135
  • Roger Zelazny, Io, Nomikos, l'immortale, traduzione di Roberta Rambelli, Ed. Nord, 1981.
  • Roger Zelazny, La mano di Oberon, traduzione di Roberta Rambelli, in "Il Libro d'Oro della Fantascienza", Fanucci, 1989. ISBN 8834701135
  • Roger Zelazny, La variante dell'Unicorno, traduzione di Antonio Bellomi, in "I Premi Hugo 1976-1983", a cura di Sandro Pergameno, Ed. Nord, 1991.
  • Roger Zelazny, Le armi di Avalon, traduzione di Roberta Rambelli, in "Il Libro d'Oro della Fantascienza", Fanucci, 1999. ISBN 883470116X
  • Roger Zelazny, Ritorno ad Ambra, traduzione di Daniela Galdo, in "Il Libro d'Oro della Fantascienza", Fanucci, 1987. ISBN 8834700023
  • Roger Zelazny, Signore dei sogni, traduzione di Gabriele Tamburini, CELT, 1971.
  • Roger Zelazny, Strada senza fine, traduzione di Vittorio Curtoni, Mondadori, 1980.

Altri progetti

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