Richard Lawson (scrittore)
Richard Lawson, (1981/2 – vivente), blogger, critico cinematografico e scrittore statunitense.
vanityfair.it, 13 dicembre 2024.
- Interstellar prometteva di essere un viaggio vertiginoso e avvolgente attraverso il cosmo, un dramma-thriller sui buchi neri, il tempo e – in qualche modo, in mezzo a tutta quella immensità – sulla famiglia. Ero entusiasta. Ma a mano a mano che il film si snodava cresceva la delusione. Certo, le immagini erano impressionanti. La colonna sonora in codice Morse di Hans Zimmer, con i suoi profondi rimbombi e i crescendo di organo a canne, era una meraviglia. E la recitazione [...] era solida. Ma il ragionamento e l'argomentazione emotiva di Nolan erano deboli, inconsistenti. Le conclusioni del film sembravano banali.
- Negli anni successivi, mi è stato spesso chiesto se c'era una recensione di cui mi fossi pentito, se avessi mai pensato di avere giudicato male un film. Naturalmente ci sono una miriade di esempi che potrei indicare, ma quello che ho citato più spesso è stato Interstellar. Perché, quando ho rivisto il film a casa nel 2016 o giù di lì, mi sembrava più fluido, respirava meglio, senza la pressione anticipatoria dell'anteprima stampa che gravava su di esso. I suoi discorsi un po' sdolcinati sull'amore risultavano meno problematici, più facilmente compensati dalla straordinaria visione di Nolan sulla relatività, sull'ampio e spaventoso abisso dello spazio. Il film mi è piaciuto e mi sono pentito di aver scritto una recensione così dura.
- È uno spettacolo grandioso, probabilmente l'opera più apertamente sentimentale di Nolan fino a oggi. La scena in cui Cooper, avendo perso anni del tempo terrestre a causa della relatività, guarda i messaggi video inviati da suo figlio mentre cresce, affronta un sentimento davvero straziante, una manifestazione di ciò che presumo sia un'ansia genitoriale comune: quanto della vita di mio figlio sto perdendo mentre sono fuori a lavorare, cercando di sostenere e migliorare le loro vite? Ecco, questo è il tema di gran parte di Interstellar, giusto? Nolan utilizza una scala epica per confrontarsi ed espiare per tutto il tempo che ha dovuto trascorrere lontano dalla famiglia mentre lavorava alle sue imponenti produzioni. C'è qualcosa di dolce (anche se un po' autocelebrativo) in questa allegoria: l'arcimago del blockbuster che riflette sul costo personale di tutto quel successo.
- Il vecchio adagio secondo cui il tempo accelera con l'età è, in effetti, terribilmente vero, e Interstellar lo concretizza in dimensioni clamorosamente sbalorditive. È l'idea più acuta di Nolan, che avrei voluto lasciasse emergere e penetrare in modo più naturale. Detto ciò, penso che, se si esce da un film spaziale di tre ore con le guance segnate dalle lacrime, probabilmente il lavoro è stato fatto piuttosto bene.
vanityfair.it, 31 dicembre 2024.
- In Nosferatu [...], più volte (fin troppe, direi) un personaggio guarda in alto intontito e grida (o sussurra) sinistramente: «Sta arrivando!». Succede così spesso, in questo film estenuante, che alla fine viene voglia di gridare di rimando allo schermo: «Sarebbe anche ora!». Tuttavia, quando il vampiro del titolo, ispirato al Dracula di Bram Stoker, finalmente arriva davvero, tutto quel crescendo di tensione non si dimostra affatto all'altezza delle aspettative.
- [...] Robert Eggers non è un regista che punta anzitutto a intrattenere il pubblico. È un massimalista, sì, ma la sua versione di massimalismo non è esattamente in linea con quella, per dire, della Marvel. Al contrario, è estraniante, mette a dura prova la pazienza.
- Nosferatu è un piacere dei sensi. A livello di storia, però, lascia molto a desiderare. Eggers si attiene alla struttura di base del film originale, e quindi di Dracula. [...] La familiarità di questa impostazione è buffa: è un po' come guardare l'ennesima rivisitazione di Canto di Natale e sistemarsi comodamente in quella struttura narrativa affidabile, curiosi di scoprire in cosa questa versione si distinguerà dalle altre.
- Il film si affretta a esporre il tutto per arrivare al punto di cosiddetta massima tensione, ammazzando un po' di gente strada facendo. Non c'è nulla di particolarmente spaventoso, perché la maggior parte dell'umanità del film è sovrastata dallo sferragliare incessante dell'universo visivo e sonoro di Eggers.
- Dafoe, se non altro, pare divertirsi, anche se forse c'è qualcosa di scontato nella decisione di inserirlo nel cast: temo infatti che, al giorno d'oggi, troppi registi vogliano solo fargli fare il solito «travestimento da Willem Dafoe» piuttosto che dare a questo grandissimo attore qualcosa di davvero interessante da interpretare.
- Alla fine, se non altro, Nosferatu mi ha effettivamente convinto della bontà delle motivazioni di Ellen: anch'io, infatti, ero pronto ad arrendermi a un demone ripugnante, se questo significava porre fine al film.
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