Richard Ford
Richard Ford (1944 - vivente), scrittore statunitense.
Citazioni di Richard Ford
modifica- Cose che hai fatto. Cose che non hai mai fatto. Cose che hai sognato. Dopo tanto tempo viaggiano insieme.[1]
- Era così che si capiva cos'era uno sciocco: uno che non sapeva, a lungo andare, cos'era importante per lui.[2]
- Ma quando sei più vecchio, niente di ciò che hai fatto quando eri giovane ha più la minima importanza. Questo lo so adesso, anche se allora non lo sapevo. Semplicemente, eravamo giovani.[3]
- Quando si hanno sedici anni non si sa quello che sanno i propri genitori, né si sa molto di quello che capiscono, e ancor meno cosa si agita nei loro cuori. Questa ignoranza può essere una difesa contro il rischio di diventare adulti troppo presto, un modo per evitare che la propria vita diventi nient'altro che la loro rivissuta da capo - il che è un peccato. Ma farsene scudo - cosa che io non feci - mi pare un errore ancor più grave, perché quel che si perde è la verità della vita dei propri genitori e il giudizio che ognuno deve darne e, inoltre, la capacità di valutare il mondo di cui si sta per entrare a far parte.[4]
Sportswriter
modificaMi chiamo Frank Bascombe. Faccio il giornalista sportivo. Da quattordici anni vivo qui, al 19 di Hoving Road, a Haddam, New Jersey, in una grande casa Tudor che ho comprato dopo aver venduto un libro di racconti a un produttore cinematografico. Mi aveva reso un mucchio di soldi, allora, e sembrava che la cosa avrebbe garantito una vita piacevole a me, a mia moglie e ai nostri tre bambini, due dei quali non erano ancora nati.
Che cosa fosse esattamente quella vita piacevole che mi aspettavo, non saprei proprio. Comunque, non direi che non ci sia stata. È solo che sono successe tante cose, da allora. Per esempio, non sono più sposato con X. Il bambino che avevamo quando è tutto cominciato è morto, ce ne sono altri due, come ho detto prima; sono vivi e proprio dei bei bambini.
Citazioni
modifica- Certe volte, non si diventa realmente adulti fino a che non si subisce una perdita che ci colpisce davvero, e la vita, in un certo senso, ci raggiunge e sommerge come un’onda e tutto se ne va. (p.15)
- Ci si può staccare completamente dalle proprie origini, come sappiamo tutti, e non per un proprio disegno malevolo, ma per colpa della vita stessa, del fato, dell’eterno presente che ci trascina con sé. L’impronta che lasciano su di noi i nostri genitori, o, in generale, il passato, come la vedo io finisce sempre con l’usurarsi: a un certo punto ci troviamo comunque, nella nostra interezza, soli con noi stessi, e questa non è una situazione che si possa cambiare, in meglio o in peggio, per cui tanto vale pensare a qualcosa di più promettente. (p. 31)
A Haddam l’estate galleggia sopra strade la cui luce è attenuata dagli alberi, come un dolce balsamo donato da un dio noncurante e languido, e il mondo è in sintonia con i suoi inni misteriosi. Nelle prime ore del mattino i prati ombreggiati sono immobili e umidi. Fuori, nella Cleveland Street di una mattina tranquilla, odo i passi di un tizio che fa jogging, corre giù per la collina verso Taft Lane e attraversa il Choir College, dove trova l’erba bagnata. Nel sentiero dei Negri gli uomini siedono sulle verande, con le gambe dei pantaloni arrotolate oltre il bordo dei calzini, a bere caffè nel caldo pigro sempre più intenso. Alla scuola superiore è uscito il corso per il miglioramento del matrimonio (dalle quattro alle sei), con gli allievi, assonnati e intontiti, diretti di nuovo a letto. Mentre sull’impalcatura verde la banda della nostra università comincia le prove, due al giorno, in preparazione del Quattro Luglio: “Bum-Haddam, bum-Haddam, bum-bum-bam-bum. Haddam, Haddam, avanti e addosso! Bum-bum-bam-bum!”.
Note
modificaBibliografia
modifica- Richard Ford, Sportswriter (The Sportswriter, 1986), traduzione di Carlo Oliva, Feltrinelli, Milano, 1992. ISBN edizione digitale: 9788858826478.
- Richard Ford, Il giorno dell'Indipendenza (Independence day, 1995), traduzione di Luigi Schenoni, Feltrinelli, Milano, 1996. ISBN 978-88-06-20872-1
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