Riccardo Dalla Volta

economista italiano

Riccardo Dalla Volta (1862 – 1944), economista italiano, vittima dell'Olocausto.

Citazioni

modifica
  • Allo sviluppo della colonizzazione inglese nel secolo passato e nel primo scorcio di questo, ai problemi più generali che sono sorti da alcuni anni rispetto alle relazioni tra la madre patria e le sue colonie ha dedicato or ora un volume altamente interessante e assai istruttivo il prof. Gennaro Mondaini. La sua opera, assieme a qualche altra uscita contemporaneamente a questa, permetterebbe di seguire appunto l'evoluzione coloniale inglese in tutti i suoi particolari durante il periodo suaccennato. Il Mondaini, con la profonda e vasta conoscenza della letteratura storica coloniale che è venuto formandosi, con la padronanza della materia che gli deriva dall' insegnamento professato già per vari anni, con la cultura economica, politica e giuridica, non comune fra gli storici, che egli possiede, ci ha dato un quadro veramente preciso, chiaro e colorito in ogni sua parte delle vicende attraversate dalle colonie inglesi. Mancava alla nostra letteratura storica un lavoro simile, nel quale la gran copia delle notizie particolareggiate non toglie né menoma la visione delle grandi linee della feconda trasformazione nella politica coloniale della regina dei mari.[1]

Saggi economici e finanziari sull'Inghilterra

modifica
  • Egli [David Lloyd George] impersona nei ricordi della sua infanzia e nelle lotte della sua giovinezza, nelle caratteristiche del suo temperamento oratorio e nelle tendenze della sua attività politica, la fede protestante e l'utilitarismo sociale, che costituiscono la grandezza e la forza della piccola borghesia e del partito radicale di là della Manica. (cap. IV, pp. 100-101)
  • Uomo di Stato, economista, oratore, John Bright è una tra le più illustri individualità che negli ultimi cinquant'anni hanno partecipato alla vita politica dell'Inghilterra e personifica, forse meglio d'ogni altro, una scuola insigne pei suoi principî politici ed economici. Egli ha lasciato nella storia parlamentare dell'Inghilterra traccie profonde, le quali fanno splendida testimonianza del suo grande amore per la pace e la libertà dei popoli. (cap. VII, p. 163)
  • [John Bright] [...] le dottrine liberali da lui sempre difese, l'avversione inflessibile contro la guerra, certe abitudini di linguaggio, per le quali la sincerità in lui pare violenza, l'amore e la simpatia che nutriva per i deboli e per gli oppressi, l'intrepidità nella lotta, l'attività che nulla riesce a stancare, tutto questo a chi ben consideri l'uomo e la società religiosa di cui faceva parte, appare determinato in misura assai rilevante appunto dall'ambiente religioso nel quale crebbe. (cap. VII, pp. 164-165)
  • La grande e più duratura opera che il Gladstone compì fu questa, per usare le parole del Buxton, ch'egli trovò la entrata e le imposte del paese ancora fondate sostanzialmente sul vecchio sistema caotico, con i suoi dazi vessatori restrittivi e dannosi e ch'egli lo lasciò libero da tutti i dazi protettivi, differenziali e speciali, con un sistema di imposte semplici, riunite su pochi oggetti e prelevate soltanto per scopi finanziari. È questa la politica alla quale la nazione inglese ha d'allora in poi fermamente e persistentemente aderito; politica che ha subito la prova del tempo e lo sforzo intenso di una spesa enorme e crescente. (cap. IX, p. 225)
  • Secondo un paragone rimasto famoso del Gladstone, il ministro delle finanze è simile a un uomo che si sia impegnato ad attraversare una foresta spinosa tenendo in equilibrio i due piatti d'una bilancia. Ad ogni passo, egli è assalito da briganti, che sono poi i suoi colleghi e amici. Ma il suo dovere e il suo titolo d'onore è di compiere il periglioso viaggio, conservando intatto il suo fardello. Questo apologo dice chiaramente che il ministro delle finanze difende l'interesse generale dello Stato sia contro i propri colleghi del Gabinetto, che gli domandano i mezzi per le spese delle loro rispettive amministrazioni, sia contro i partigiani e gli avversari, che cercano di far cedere l'interesse pubblico davanti a un interesse elettorale o di popolarità, senza troppo darsi pensiero dell'equilibrio del bilancio. (cap. IX, p. 227)
  • [...] il Gladstone si mantenne [...] sempre seguace dell'insegnamento ch'egli diceva di aver avuto da Peel, che cioè il principio giusto e sano in finanza è di essere larghi nella previsione della spesa, prudenti nel calcolo delle entrate, di far in modo che ogni esercizio finanziario paghi le sue proprie spese e di aver cura che queste non sorpassino il reddito dello Stato. (cap. IX, p. 227)
  1. Da L'evoluzione coloniale inglese nel secolo XIX, in Archivio storico italiano, Anno LXXIV, Vol. I, dispensa I, R. deputazione di storia patria, Firenze, 1916, pp. 88-89.

Bibliografia

modifica

Altri progetti

modifica