Rebecca Ghilardi

pattinatrice artistica su ghiaccio italiana

Rebecca Ghilardi (1999 – vivente), pattinatrice artistica su ghiaccio italiana.

Rebecca Ghilardi (a sinistra) con Filippo Ambrosini nel 2020

Le favole di Rebecca

Intervista di Silvia Guerriero, SportWeek nº 51 (1072), 18 dicembre 2021, pp. 78-83.

  • [Sulla campagna pubblicitaria Versace on ice, «[...] fare la modella ti è venuto facile?»] Alla fine sì ed è stato magico: già farmi fare unghie, capelli e trucco era bellissimo. Io vivo acqua e sapone, gli amici mi hanno detto "ma eri veramente tu?". Anche se là il confronto era impietoso, ero circondata da modelle vere come Stella Maxwell, quelle belle, bionde, alte: meno male che avevo i pattini, almeno qualche centimetro l'ho guadagnato.
  • [«Ecco, non ti fa arrabbiare che ti fai il mazzo da 14 anni e diventi famosa per uno spot?»] Eh... non mi sorprende. La vedo così: è una carta in più che abbiamo giocato per farci conoscere, perché [il pattinaggio] è uno sport che se inizi a seguire ti piace, così magari lo facciamo scoprire ai più giovani e li portiamo sulla pista.
  • [...] mi piaceva [il pattinaggio] ma non ero una di quelle bambine che si strappava l'anima per andare. Poi facevo danza, nuoto, cavallo, roller... mille cose che pian piano ho mollato finché ho scelto il pattinaggio, e il pattinaggio ha scelto me. [«Quando hai capito che poteva diventare un lavoro?»] Quando ho dovuto scegliere fra scuola e sport, in terza media. Era il momento di fare il salto di qualità e avevo bisogno di più ore per allenarmi, anche al mattino. Però andavo dalle suore, in una scuola privata piuttosto rigida: non erano disposti a venirmi incontro. [...] l'ho fatta da privatista, poi ho continuato alle serali diplomandomi al Linguistico.
  • [«Qual è il rapporto che si crea tra le coppie del pattinaggio?»] Non è sempre facile la convivenza quotidiana ma il bello, arrivando dal singolo, è che hai sempre qualcuno che ti spinge e ti aiuta. All'inizio facevo fatica perché ero abituata a contare solo su me stessa. Filo [Filippo Ambrosini] invece è molto più emotivo, è uno che si relaziona più di me che sono piuttosto fredda. Ci siamo trovati a dover matchare questi due caratteri totalmente diversi e diventare complici, che è l'aggettivo con cui ci definiamo.

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