Quintino Sella
scienziato, economista e politico italiano (1827-1884)
Quintino Sella (1827 – 1884), scienziato, economista, politico e statista italiano.
Citazioni di Quintino Sella
modifica- Economie sino all'osso.[1]
- Io non credo che l'imposta fondiaria debba rimanere invariabile, immutabile, come si vuole nella maggior parte dei catasti. Io non comprendo come, ad esempio, quando la creazione di strade, l'apertura di canali, il mutamento nelle comunicagioni, una nuova specie di coltura, un'epizoozia, un'atrofia di bachi, una crittogama, un mutamento di condizioni economiche possono variare di molto la rendita netta di un fondo, tuttavia si sostenga che l'imposta, la quale deve gravare questa rendita, abbia a rimanere invariabile, comunque vari la rendita stessa. Io penso, e questa è opinione che credo dividere con parecchi, che l'imposta sopra la rendita fondiaria debba seguire per quanto è possibile, le vicissitudini della rendita stessa e non rimanere invariabile come si fa con i catasti.[2]
- In Italia non v'ha abbastanza desiderio di arricchirsi per mezzo del lavoro e del risparmio. Regna una inattività generale non solo nel campo economico, ma eziandio nello scientifico, nel letterario, nel politico. Questo quietismo è la morte di una nazione.[3]
- Il Monviso! Questa maravigliosa montagna, che forma la parte più originale, più graziosa e più ardita dell’impareggiabile cornice che corona ogni vista dell’Italia settentrionale: il padre del maggior fiume d’Italia: la sola cima alpina e importante, di cui pare che i romani ci mandassero memoria, il pinifer Vesulus.[4]
- La migliore guarentigia della moralità dei pubblici ufficiali si ha in un sistema di rimunerazioni, il quale assicuri la loro esistenza negli anni della infermità e della vecchiaia, rimunerazioni, con cui lo Stato compensa i servizi passati. Nel bilancio delle spese di qualunque Stato occupano un posto importante quelle per le pensioni che si pagano agli impiegati a riposo e il Governo inglese le pone nel novero dei primi e più sacri debiti della Nazione. La pensione non è la ricompensa di opera che si presti allo Stato; ma una, retribuzione che si dà dopo i servizi stessi, affinchè abbia modo di provvedere ai bisogni suoi e della sua famiglia, in un tempo che o per età, o per altre ragioni è reso inabile a trar profitto del suo lavoro.[5]
Torino, 15 agosto 1863.
Carissimo amico,
Siamo riesciti; ed una comitiva d'italiani è finalmente salita sul Monviso! Io fui qualche momento in dubbio se te ne dovessi scrivere. È una vera crudeltà il venire a te, cui il dovere tenne incatenato sotto quest'afa canicolare in mezzo a carte aride e fastidiose come il polverio che infesta le strade, e parlarti delle impareggiabili soddisfazioni da noi godute appiè delle nevi, in mezzo alle inarrivabili sublimità degli orrori alpini. Ma non vorrei che mi tacciassi di mancator di parola, ed eccoti un breve cenno della nostra gita.
Citazioni su Quintino Sella
modifica- Al Sella il club alpino non deve solo le origini, ma anche il grande sviluppo che ebbe di poi, giacché vi consacrò tutta quella energia e prontezza d'ingegno mirabili di cui non era mai avaro per le cose che gli stavano a cuore. E molto a cuore gli stava l'alpinismo, nel quale confidava come un mezzo potente di quella sana e virile educazione tanto necessaria agli italiani. (Alessandro Guiccioli)
- Di Quintino Sella si può, io credo, pensare altamente, e in modo degno in tutto di lui e della sua fama, e, ad un tempo, ricordare che egli stesso non ambì mai, anzi sdegnò la parte e la fama di abile uomo parlamentare. (Giacomo Barzellotti)
- Il ministero [Sella] fu apertamente accusato di curare le opere pubbliche nella Italia tutta, meno che nelle province napolitane e siciliane, dalla cui taccia il Sella avea tentato di discolparsi. (Gaetano Arangio-Ruiz (1857-1936))
- Lo chiamavano montanaro ruvido; io però non solo credo che dicesse la verità, ma temo non dicesse neppure tutta la verità [sullo stato reale delle finanze italiane]. (Luigi Pianciani)
- Questa [l'intelligenza] in Quintino Sella fu delle più chiare ed acute, delle meglio equilibrate, se non delle più ricche e geniali, che in Italia si siano applicate alle cose dello Stato. Ma fu sopra tutto, e qui stava il segreto del suo valore, un'intelligenza che inesorabilmente voleva ciò che vedeva. (Giacomo Barzellotti)
- Un aforisma francese noto ai più, afferma che nessuno è un eroe pel proprio servo, e cioè che i grandi uomini, veduti da vicino, spesso sembrano molto piccini e dappoco; ma l'inverso era del Sella, che a nessuno appariva così buono e grande come a coloro che avevano con lui giornaliera dimestichezza. (Alessandro Guiccioli)
Note
modifica- ↑ In Parlamento, 1869. Citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X
- ↑ Citato da Giuseppe Pavoncelli nella Tornata dell'8 dicembre 1885 della Camera dei Deputati (Regno d'Italia).
- ↑ 30 marzo 1868; citato in Alessandro Guiccioli, Quintino Sella, I, officina tipografica Minelliana, 1887, p. 179.
- ↑ Da Una salita al Monviso, pag. 4; Tipografia dell'Opinione, 1863.
- ↑ 18 novembre 1862; citato da Adelfo Negretti nella Tornata del 27 giugno 1920 della Camera dei Deputati (Regno d'Italia).
Bibliografia
modifica- Quintino Sella, Una salita al Monviso, Tipografia dell'Opinione diretta da C. Carbone, Torino, 1863.
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