Pinchas Goldschmidt

Pinchas Goldschmidt (1963 – vivente), rabbino svizzero-russo.

Pinchas Goldschmidt nel 2013

Citazioni di Pinchas Goldschmidt

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Intervista di Giulio Meotti, ilfoglio.it, 1º dicembre 2022.

  • Un quarto degli ebrei russi è fuggito dal paese. [...] Per anni abbiamo sperato che le istituzioni democratiche in Russia mettessero radici. Speravamo che le comunità ebraiche potessero mantenere le distanze dal crescente autoritarismo del presidente Vladimir Putin. Il contratto sociale del suo regime, dopotutto, era che la popolazione non sarebbe stata politicamente attiva, pur consentendo alle autorità religiose di condurre i propri affari. Le nostre speranze sono state infrante. Dopo l'invasione russa dell'Ucraina, tutto è cambiato. Un giorno, una fonte governativa informò la sinagoga che avremmo dovuto sostenere la guerra, oppure...
  • La guerra ha creato una nuova situazione di crescente antisemitismo in Russia. [...] Migliaia di ebrei russi sono scappati in Armenia, Germania, Israele, Dubai. Abbiamo numeri enormi di partenze. Sono più piccoli rispetto a quelli degli anni 90, perché il totale è più basso. Ma in termini di percentuali, l’entità dell’esodo è la stessa.
  • Quando parlo con le persone al telefono in Russia, hanno paura, parlano in modo formale. Ma quando vengono in Israele sono libere di esprimersi.
  • [Su Vladimir Putin] Non ho parlato con lui, ma le azioni di Putin degli ultimi vent’anni mostrano la volontà di tornare al passato dell’Unione sovietica. Non in nome del comunismo o dell’ideologia, ma dell’impero.

Dall'intervista di Stephen Burgen a The Guardian, 30 dicembre 2022; citato in agi.it, 2 gennaio 2023.

  • Quando guardiamo indietro alla storia russa, ogni volta che il sistema politico era in pericolo, il governo cercava di reindirizzare la rabbia e il malcontento delle masse verso la comunità ebraica. Lo abbiamo visto in epoca zarista e alla fine del regime stalinista.
  • Stiamo assistendo a un crescente antisemitismo mentre la Russia sta tornando a una nuova forma tipo di Unione Sovietica, e passo dopo passo la cortina di ferro sta scendendo di nuovo. Questo è il motivo per cui credo che l'opzione migliore per gli ebrei russi sia giunto il momento di andarsene.
  • Sono state fatte pressioni sui leader della comunità per sostenere la guerra e io mi sono rifiutato di farlo. Mi sono dimesso perché continuare come rabbino capo di Mosca sarebbe stato un problema per la comunità a causa delle misure repressive prese contro i dissidenti.

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