Pietro Rota

arcivescovo cattolico italiano (1805-1890)

Pietro Rota (1805 – 1890), arcivescovo cattolico italiano.

Il Sillabo di Pio IX

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  • Progresso! Magica parola tanto abusata al presente per coprire con essa tutte le maggiori empietà e bestemmie. Il progresso non è semplice movimento, ma è l'avanzarsi verso un fine determinato. Ma sarà progresso il camminare all'impazzata per balzi e dirupi fuori dell'unica via maestra, che guida al termine fissato? O sarà un progredire in una fabbrica il guastar oggi quello che fu jeri edificato? Ma in religione e nella sana filosofia non da jeri, ma da secoli sono stati piantati sodissimi fondamenti, ed innalzata una fabbrica che da secoli non ha temuto né venti, né acque, né terremoti. Ora non sarà la somma delle stoltezze, anzi delle empietà il voler tutto distruggere per innalzare castelli in aria, o piuttosto spacciar sogni e fantasie da manicomio? (p. 10)
  • Pur troppo collo scioglimento d'ogni vincolo religioso, colla così detta emancipazione della donna e riabilitazione della carne, col diritto proclamato di tutti alla ricchezza, o almeno a procurarsi i mezzi da vivere spogliando i ricchi, queste sette, che meditano la rovina dell'attuale società, si sono dilatate, accresciute, ed hanno veramente progredito sino a disfarsi di ogni ostacolo alla loro ambizione ed avidità, tramutandosi di nome però soltanto nell'internazionale, figlia del Socialismo e del Comunismo, opera delle sétte massoniche, che da quasi due secoli cospirano contro il trono e l'altare. (p. 126)
  • [...] qual è l'eresia più comune del nostro secolo, quella che gli fa dispettare fede, rivelazione , Chiesa e governi, e perfino legami indissolubili di famiglia e della società? La negazione del peccato originale. (pp. 127-128)
  • Che fa il prete? Mette un freno alla libertà a nome di Dio. Dunque via il prete. Che cosa è il matrimonio? Un limite alla passione del piacere. Via il matrimonio, e proclamato il libero amore. L'autorità civile o sociale incatena e tiene schiavi i cittadini. Dunque guerra a ogni autorità. Ma a che punto arriveremo? (p. 129)

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