Pacifico Arcangeli

presbitero e militare italiano

Pacifico Arcangeli (1888 – 1918), sacerdote, militare e scrittore italiano.

Letteratura e Crestomazia giapponese modifica

  • [Sulle poesie del Man'yōshū] Di esse può dirsi che hanno quella perfezione, che un critico nipponico richiedeva per i componimenti poetici. «Come un viaggio lontano comincia col nostro primo passo e segue per mesi ed anni; come un'alta montagna ha il suo principio nella polvere della base e termina per innalzarsi attraverso l'azzurro come le nubi del cielo, così deve essere graduale lo svolgimento della poesia». I versi del Maniosiu sono tutti di una soavità e di una melodia così profonda che non è affatto possibile esprimerla a parole; bisogna che il poeta e lo studioso le leggano in un limpido giorno di primavera o in una notte lunata; bisogna insomma gustarle nel segreto del cuore. (da La Poesia; Le antologie classiche, pp. 49-50)
  • [Su Buntoku poeta e imperatore dall'anno 851 all'anno 858] Di una squisitezza tutta elegiaca è un suo trittico, creato in un'estiva notte serena, fra le ombre fantastiche proiettate dal chiaro di luna. E la coppa, ch'egli ama veder sempre ricolma di vino, mi richiama la sorridente figura di Anacreonte, che poetava sul verso fluente della Ionia, e il viso scettico di Omar Kayyam, dolce poeta persiano. (da La poesia, Alcuni illustri poeti, p. 54)
  • SOSEI, un religioso buddista, visse e poetò nel secolo nono. Fu uno spirito melanconico, che si innebriò di lamenti e di elegie autunnali. Ciò che pare anzitutto originale in questo poeta, non è tanto la sua comunione intima con le minori creature della terra, che pur sembra raggiungere una tenerezza quasi francescana, ma il sentimento lucreziano delle lacrimae rerum, della tristezza autunnale, manifestato nella stagione di primavera, quando sfioriscono i ciliegi. L'idea dell'usignolo che dispera del suo canto, perché non può salvare la fiorita primaverile, è di una finezza psicologica squisitamente moderna. Tutta l'arte di SOSEI, e quella di alcuni poeti del suo tempo, è pervasa da questa malinconia serena e forte, che visita le anime ricche di sapienza e innamorate della bellezza. (da La Poesia; Alcuni illustri poeti, pp. 54-55)
  • Anche ZURAIUCHI è poeta; anzi è uno dei più grandi poeti che il Giappone abbia avuto. E giudicandolo per mezzo di quelle similitudini che gli erano tanto care, noi potremo paragonarlo ad un grande albero che innalza al cielo i rami fronzuti e i variopinti fiori odorosi, su cui volentieri si posano le torme di uccelli. (da La Poesia; Alcuni illustri poeti, p. 56)
  • [Sull'Heike Monogatari] Con una massima che ti si scolpisce nella mente, incomincia il primo libro di questo celeberrimo Monogatari: «Chi eccede in fasto e superbia non dura a lungo, simile ad un sogno di una notte di primavera; anche l'uomo audace e coraggioso perisce, simile alla polvere dispersa dal vento». (Da La Storia, Le storie minori, p. 66)
  • [...] e giustamente l'opera di SEI SHONAGON, per la geniale acutezza delle osservazioni e per la pittura vivace della natura e dei caratteri, è considerata dai più non come l'espressione più alta del genio nazionale, ma come il più tipico prodotto della cultura e della civiltà giapponese; degna di figurare accanto alle opere di bellezza duratura, che seppero creare gli antichi artisti del Giappone, sotto il fascino della poesia autunnale. (da L'erudizione; Scrittori di bozzetti e di viaggi, pp. 98-99)
  • Una rigogliosa fonte, a cui ispirasi la poesia giapponese, è il chimono, un abito femminile dalle maniche ampie e spioventi. Le maniche del chimono sono il testimonio più intimo di ogni piccola giapponese. In esse scrivono versi, depongono fiori e lagrime; ad esse confidano le ansie del cuore, le tristezze e le gioie dell'amore; con esse vivono i fugaci istanti di una esistenza segreta che parla al cuore ed allo sguardo dei pochi privilegiati e che sfugge alle indiscrezioni dei profani. Quanti versi, pieni di soavità e di malinconia, sono stati scritti intorno al chimono! (da Crestomazia, p. 206, nota)
  • Tutto è caratteristico nella stampa giapponese. Sono in voga anche gli annunzi economici, i quali alle volte saliscono alla dignità di piccoli componimenti letterari. Quando mai un giornale europeo o americano ebbe la fortuna di ospitare un annunzio matrimoniale più attraente e più promettente di questo?
    «Sono una fanciulla graziosissima. I miei capelli hanno gli ondulamenti delle nuvole. La mia carnagione ha la lucentezza ed il velluto del fiore. Il mio volto è nobile come la foglia del salice piangente. I miei occhi bruni somigliano a due mezzelune. Posseggo molti beni di fortuna, che mi basteranno per attraversare felicemente la vita insieme con uno sposo. Con la mia mano nella sua, potremo così contemplare i fiori durante il giorno e la luna durante la notte. Se questo annunzio cadesse sotto gli occhi di un giovane intelligente, amabile e di bell'aspetto, io sarei disposta ad unirmi a lui per la vita e, più tardi, a riposare con lui in una tomba di marmo rosso». (da Appendice, p. 286)

Bibliografia modifica

  • Pacifico Arcangeli, Letteratura e Crestomazia giapponese, Milano, Cisalpino, Istituto Editoriale Universitario, 1990 (ristampa anastatica autorizzata dall'editore Ulrico Hoepli). ISBN 8820506505

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