Cláudio Manuel da Costa
Cláudio Manuel da Costa (1729 – 1789), poeta e musicista brasiliano. Ha usato lo pseudonimo Glauceste Satúrnio,
Indice
- 1 Incipit di alcune opere
- 1.1 Canzonette
- 1.2 Sonetti
- 1.2.1 Apre Giano il gran Tempio; orrido, e nero
- 1.2.2 Sposi felici, per la vostra face
- 1.2.3 Di così degno Eroe la Regia fronte
- 1.2.4 Sorpreso de così sonori accenti
- 1.2.5 Non ho valor, che basti; io corro in vano
- 1.2.6 Misera rimembranza, che mai tenti!
- 1.2.7 Esci d'ingano, o Nice; io non t'adoro
- 1.2.8 Non parlarmi d'amor, ingrata Nice
- 1.2.9 Dolci compagni miei, dolce mia cura
- 1.2.10 Dolci parole, or più non siete quelle
- 1.2.11 Non lasciarmi, crudel; quella, ch'io rendo
- 1.2.12 Del tuo Fileno alla incerata avena
- 1.2.13 Erra d'intorno a me l'ombra onorata
- 1.2.14 Questo, che la mia Musa oggi a te rende
- 2 Bibliografia
- 3 Altri progetti
Incipit di alcune opereModifica
CanzonetteModifica
Il pastore a NiceModifica
Dove, mia Nice, dove,
Dove trovarti spero
Nel lido, a cui straniero
Mi trasse ingrato Amor!
Chiedendo ai tronchi, ai sassi,
In vano io volgo i passi:
E solo sento (o Dio!)
Che perdo anch'io
Il cor.
Nice a il pastoreModifica
Addio, Pastor. Ma dove
Cosi lontan ti spero;
Se fuor di me straniero
Tu vai fuggindo amor!
Addio. Io piango ai sassi,
Men sordi, che i tuoi passi.
Ah! Che nel dirti addio,
Già non è mio
Il cor!
NiceModifica
Ah ch'io mi sento
D'Amor ferito!
Non sono ardito,
Parlar non so.
Mi vinse Amore
Crudo, tiranno;
Per questo affanno
Valor non ho.
Nice crudele,
Tu sei l'ardore
Ch'inspira Amore
Entro il mio cor.
SonettiModifica
Apre Giano il gran Tempio; orrido, e neroModifica
Apre Giano il gran Tempio; orrido, e nero,
Tutto scomposto 'l crin, Marte s'adira;
Ecco l'armi, l'insegne; ecco s'aggira
Con torbidi ruggiti 'l Leon Ibero
Sposi felici, per la vostra faceModifica
Sposi felici, per la vostra face
Splenda di Portugal provido il Nume;
Portando a noi la sospirata pace,
Della Madre d'Amor fra l'auree piume.
Di così degno Eroe la Regia fronteModifica
Di così degno Eroe la Regia fronte
Cinga d'eterno allor, chi virtù ama:
Che il ciel la gloria sua per altro chiama:
Sentier, che guida a più sicuro monte.
Sorpreso de così sonori accentiModifica
Sorpreso de così sonori accenti,
Non ho ragion, che basti, ó Vate degno,
A consecrare al tuo discreto ingegno
Questi voti, non so, se assai cadenti.
Non ho valor, che basti; io corro in vanoModifica
Non ho valor, che basti; io corro in vano
A ricoprirmi del pesante scudo;
Senza armi 'l sen, senza armi 'l cor ignudo
S'abbandona al tuo strale, Amor insano.
Misera rimembranza, che mai tenti!Modifica
Misera rimembranza, che mai tenti!
Perché venirmi tormentando ancora!
Non m'accordar, ti chiedo, la dolce ora
De'primi miei suavissimi contenti.
Esci d'ingano, o Nice; io non t'adoroModifica
Esci d'ingano, o Nice; io non t'adoro;
Chi ti parla così, parla sincero;
Mi piace 'l volto tuo; mi piace, è vero;
Ma non mi punse Amor col'strale d'oro.
Non parlarmi d'amor, ingrata NiceModifica
Non parlarmi d'amor, ingrata Nice;
Ch'io non ho già per te questi pensieri:
Credulo a tanti affetti lusinghieri
T'adorai, non te 'l nego; ero infelice
Dolci compagni miei, dolce mia curaModifica
Dolci compagni miei, dolce mia cura,
Consolate 'l mio duol; se pur vi piace
Rendermi quella sospirata pace,
Che mi toglie crudel la mia sventura.
Dolci parole, or più non siete quelleModifica
Dolci parole, or più non siete quelle:
Nice, a cui piacqui un giorno, or mi deride;
E le pupille sue, un tempo fide,
Or sono a danni miei barbare stelle.
Non lasciarmi, crudel; quella, ch'io rendoModifica
Non lasciarmi, crudel; quella, ch'io rendo,
Victima volontaria dal mio cuore
È ben degna di te, se pur l'amore,
Se pur il premio tuo non ti contendo.
Del tuo Fileno alla incerata avenaModifica
Del tuo Fileno alla incerata avena
Ferma, Nice crudel, ferma le piante;
Mentre in tua lode 'l Pastorello amante
Dolce fa risonar la selva amena.
Erra d'intorno a me l'ombra onorataModifica
Erra d'intorno a me l'ombra onorata
Di quella dolce, incantatrice Donna,
Che cinta or de più lucida corona
Splende fra gl'Astri alla mia fede ingrata.
Questo, che la mia Musa oggi a te rendeModifica
Questo, che la mia Musa oggi a te rende,
Indegno omaggio di beltà si rara,
Non lo sdegnar, ti chiedo, o Nice cara,
Nice, di ch'il bel volto il cor m'accende.
BibliografiaModifica
- Cláudio Manuel da Costa, Obras Poéticas de Glauceste Satúrnio, 1768.
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