Domenico de' Guidobaldi

archeologo, storico
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Domenico de' Guidobaldi, barone di S. Egidio (1811 – 1902), scrittore e storico italiano.

Monumenti caleni

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Questa nostra terra che è veramente, come ho detto altra volta, terra archeologica, in ogni suo angolo è un vasto museo, e cosí pure ci si mostra da qualche anno nell'agro Caleno. Colà le ricerche dell'illustre Matteo Egizio, quelle del 1792 sotto la direzione del Marchese Venuti e l'assistenza del Canonico Simonetti; i saggi fatti nel 1814 dal Barone Montanaro, diedero pochi e non molto luminosi risultamenti. Ciö io credo essere occasionato dalla poca conoscenza delle vicende geologiche e topografiche de' luoghi, e dalla mancanza talvolta di questa veggente intuizione, che costituisce il genio indagatoro tanto necessario nelle ricerche di una civiltà sepolta dal tempo. E senza codesto genio ricercatore, e senza l'ardimento di colui che lo possiede, non si strappa il segreto delle antichità de' luoghi alle più cupe profondità, dove si alternano le umane opere di vario tempo, e quelle delle geologicbe rivoluzioni. Questa lode io penso andar altamente dovuta al ch. Direttore Maggiore Novi, il quale non dissocia dalle profonde conoscenze geologiche anche le archeologiche discipline.

Citazioni

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  • Ormai, non puó farsi a meno di non parlare di una svariatissima collezione di anticaglie Calene; perché epigrafi, vasí dipinti, figurine in numero straordinario, marmi con iscrizioni palmari, statue, bassorilievi (fra' quali un'ara con Centauri di pregevole stile ed un quadro con Mercurio in rapporto col fanciullo Dioniso), incisioni in diaspri, comiole, radiche di smeraldi etc. uscirono da quel fertile suolo. (p. 4)
  • E se Cales non cessò di essere Ausonia, avendo pure in veduta i suoi monumenti rinvenuti al Vicus Palatius con caratteri e con fisonomía asiatica, non avrei a riguardare indifferentemente l'opinione di chi disse Cales d'origine orientale: ma ciô nell'intelligenza di essere stata fondata dagli Ausoni, i quali trovansi puranche nella Siria, ove un'Ausonitide. Oltre che Cales v'ha chi l'ha supposta Pelasgo-Tirrenica, ed i Tirreni per testímonianza di Erodoto e di altri, erano asiatici, e loro parenti eran gli Assiri, stabiliti nella Lidia a Sardi etc. Come Armeni, Medi, e Persiani passarono in Africa e in Ispagna. (p. 9)
  • Sappiamo da Ellanico, da Licofrone, e da Nicandro che gli Ausoni erano i primitivi abitatori dell'Apulia e della Daunia, ove con Polibio ritroviamo una Cales, e prescindendo da una Cales asiatica, la vita di Cales di cui trattiamo è davvero Ausonia e risente dell'orientale. Ció io dico, laddove nella fisonomía orientale de' monumenti Caleni e del Vicus Palatius non voglia scorgersi quella tale influenza asiatica, come in Gere e in altri luoghi, appunto per i commerci Assiro-Babilonesi ne' medesimi, sia pei Tirreni, sia per mezzo dei Greci, primi a navigare in Italia. (p. 10-11)
  • In Cales i bagni termali eran celebri, e son conosciute le sue acque acidule. (p. 13)
  • Il Zona scrisse che un acquidotto era detto di Forma, il quale raccoglieva le acque dai monti di Visciano e di Zuni, ed altro era chiamato di Palombaro. Sarebbe quello che attualmente ci si rivela? Il medesimo scrittore disse, che le acque termali scaturiscono lungo il cosi detto Rio di Calvi per quella banda, che da Forma si stende fino al Ponte di esso Rio, il quale ha vita da due fonti perenni ed abbondanti, uno detto di Coranto, e l'altro di Laureta; ed il quale corso per Petrulo, per Palombara, e per Calvi e suo Ponte, e per quello di Lanzi, perdesi nelle acque di Agnena. (p. 14)
  • L'egregio mio amico Novi, che tanto distinguesi nelle geologiche discipline, ha trovato che nell'avvallato sito detto Forma un'acqua limpida e leggermente minerale scaturisca dalla massa del tufo, presso che al luogo desígnalo dal Zona per le sorgenti lungo il Savone, e vicine son pure le sorgenti di Francolise, e vicino il canale detto Formale, vicino la strada da Napoli a Roma, ove una grande vasca egli ricordava detta Cantarone. Fa mestieri qui notare, che al Novi è riuscito in tal vallata rinvenire cóspicue rovine di edificii, che dovrebbero essere accuratamente messe in rapporte con ciò che venne indicate dal Zona e da altri, e che fu reputato appartenere a teatro, anfiteatro, foro еc. e con quei lunghi e profondi sotterranei detti le Grotte, ai laterali del Ponte di Calvi, di cui appajono le tracce vicino il giardino del seminario di Calvi, al cosí detto Rio, e nella via di Forma, vicino la Taverna del Passo rimpetto il Castello. (p. 14)
  • E se pongasi mente alla voce Forma, che pur di frequente оссогге leggere nei patrl scrittori, non sarei alieno dal ripeterne la derivazione dai grandi acquidotti o costruiti a mattoni o di altra materia, o col tufo, come in questo Caleno noi vediamo. Forma in fatti significava acquidotto, intendendosi grandi acquidotti atti alla ricchezza delle acque ed alla loro capacita; donde lo spurgo (purgatio) delle forme nel Codice Teodosiano. (p. 16)
  • E Cales, la cui grande civiltà fanno arguire le ultime scoverte, dovette fare i suoi di buon'ora. Laonde vince per antichità quello di Venafro, forse opera Augustea. È rimarchevole eziandio che il Venafrano era alto pal. 7, largo pal. 3; e il Caleno è alto palmi 8, e largo quattro. Pel modo di costruzione corrisponde a quelli di cui lasciarono le norme Vitruvio e Frontino.
    È preziosa poi la ricordanza del consolato di Cinna nella dipinta iscrizione, che circa due mila anni non hanno potuto distruggere, perché ci conferma che Cales fosse già soggetta a Roma, dove che gli storici erano incerti su le condizioni dei Sidicini e de' Caleni, all'altalena degli avvenimenti della guerra sociale; nella quale Cales rimase fedele ai Romani. (p. 18)
  • Noi non dubitiamo dell'energia de' nuovi intraprenditori degli Scavi Caleni soccorsl da Uomini intelligenti, e provvisti di molti mezzi, i quali hanno formata una Sociétà, per la quale non v'ha lode abbastanza da tributar con parole. È carita Cittadina la più gloriosa quelia di far rivivere la morta civiltà de'nostri padri! Se un Oleno Caleno presagi la grandezza di Roma, mancherà alla terra Ausonia de' Caleni un altro Oleno, che ne riveli la sua eccellenza e la celebrité sua? [...] Sono assicurato, che i grandi edifizî, e quelli in ispezie che potranno determinare e rivelare i costumi, le arti e la vita publica de' Caleni, saranno posti in tale stato, che gli Archeologi e gli Artisti possano studiarli nella originaria postura. Ciô servirà maravigliosamente alla Scienza non solo, non pure alla civiltà Calena. Oh se questo nobilissimo pensiero fosse stato seguito in tutti gli altri scavameati delle altre provincie meridionali d'Italia! (p. 38)

[Domenico de' Guidobaldi, Monumenti caleni, Bollettino Archeologico Italiano, Napoli 1862]