Maurizio Cattelan

artista italiano (1960-)

Maurizio Cattelan (1960 – vivente), scultore italiano.

Autoritratto di Maurizio Cattelan (2002)

Citazioni di Maurizio Cattelan

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  Citazioni in ordine temporale.

  • Io direi che Boetti era la materializzazione fisica della generosità.[1]
  • Ci sono voluti dieci anni per correggere l'educazione sbagliata ricevuta dalla mia famiglia: il lavoro visto come strumento per sopravvivere. Io invece volevo un lavoro ce servisse a emanciparmi.[2]
  • La mia vita è fatta di abitudini e di un'ossessione. Lo dico sempre alle donne: non devi essere gelosa delle altre ma del mio lavoro. Io abito dove lavoro, e non puoi venire quando vuoi, spiegavo a Victoria. Io non vengo in studio da te all'improvviso. Con Vanessa, finché era ancora all'Accademia tutto andava bene, ma poi è sorta una rivalità. Deve piacerti il genere della persona con cui stai, se no non può funzionare. E poi lei ha sempre avuto un problema con la sua italianità. Del resto, anche io cerco di non frequentare gli italiani all'estero.[2]

«Seguire l'esempio di Ratzinger»

Intervista di Francesca Pini, Sette, Corriere della Sera, 17 ottobre 2014.

  • Una stanza o è piena di cose, o è piena di idee. La mia è così priva di tutto che fa eco, è un po' come stare in cima a una montagna. L'essenzialità è fondamentale per non essere distratti dalle cose terrene. In parte è un modo per alimentare le proprie ossessioni, nel vuoto si moltiplicano più facilmente.
  • L'appartamento è una parte di te stesso, non si può prendere in affitto. È vero, è l'essenziale: per me il lusso è non aver bisogno di altro.
  • Torino è una città di segreti che nessuno ti sussurrerà mai all'orecchio. Mi ha affascinato questa cortese riservatezza sabauda... tutto sembra ricoperto da una leggera patina, che non ti permette di capire cosa c'è sotto.
  • Tutta l'arte nasce povera, e solo una parte diventa ricca. Ma l'arte che preferisco è quella che è anche onesta dal punto di vista intellettuale.
  • Di Morandi trovo molto più interessante lo studio che la sua vita pratica: ha dipinto per decenni gli stessi oggetti, con una sincera dedizione alla propria ossessione. Il vivere senza oggetti intorno permette di non occuparsi di altro che del proprio lavoro. Credo di essere ossessivo almeno quanto lui, ma preferisco accudirmi da solo, non amo l'idea di dipendere dagli altri. È più facile perché per me studio e casa collimano, e questo spiega molte cose.

Intervista di Francesca Pini, Sette, Corriere della Sera, 9 febbraio 2025.

  • La povertà non ti lascia mai, è come un'ombra: più ti allontani, più si allunga.
  • Il mio gesto di carità verso gli altri è lasciare spazio: spazio per parlare, spazio per esistere, spazio per essere visti. A volte è più utile di qualsiasi altra cosa.
  • [...] più della povertà intellettuale mi spaventa l'indifferenza verso di essa. I social non sono il problema, sono solo uno specchio: amplificano la superficialità, ma anche il desiderio di profondità, se lo sai cercare.
  • [«Qualsiasi cosa lei faccia diventa virale. È l'artista diventato anche un brand»] È una conseguenza, non un obiettivo. Diventare virale significa sapere come giocare con il sistema, ma il vero gioco è creare qualcosa che esista anche quando la viralità si spegne. L'arte è una crepa nel sistema, non solo un prodotto.
  • L'artista oggi rischia di essere un marchio, vendendo il proprio narcisismo più che le opere. Ma l'arte vera va oltre: è espressione e rottura del sistema che la celebra.
  • L'artista come individuo è marginale, è la sua arte a essere utile: apre spazi di riflessione, rompe schemi, racconta ciò che non si vede. L'artista passa, l'arte resta.
  • Una volta che un'opera lascia il mio studio, non mi appartiene più. Mi interessa il dialogo che può generare, non tanto chi la possiede. L'arte, in fondo, non è mai davvero di qualcuno: appartiene a chi la guarda.
  • La genialità di artiste come Cinzia Ruggeri e Birgit Jürgenssen sta nel loro sguardo unico: una grammatica nuova per raccontare il corpo e il mondo. [...] due visioni che, pur diverse nei linguaggi, condividono la capacità di sfidare i codici della femminilità e della società. Ruggeri ha trasformato la moda in arte, creando oggetti che ridefiniscono il quotidiano con ironia e immaginazione, mentre Jürgenssen ha usato il corpo come terreno di sovversione, attraverso fotografie e opere che smascherano il potere delle convenzioni sociali e di genere. Entrambe hanno reso il personale politico, ridefinendo l'arte come uno spazio di critica e trasformazione, tra gioco e sovversione.

Citazioni su Maurizio Cattelan

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  • L’arte di Cattelan funziona perché davanti a un suo personaggio non ci colpisce la forma, ma la psicologia, la sua anima, i suoi pensieri, i suoi dubbi.
    Il complesso e l’estasi. La teologia della forfora.
    Ogni lavoro è al tempo stesso snervante e profondo, complicato e immediato, si capisce subito e ci confonde al contempo. […] Maurizio Cattelan non fa e non parla di politica, ma la sua arte è politica perché fa parlare, discutere, arrabbiare. (Francesco Bonami)
  • Lui guida malissimo [...] per girare abbassava il finestrino e tirava fuori il braccio; in autostrada stava in corsia di sorpasso a 80 all'ora e io cercavo di spiegargli che non era il caso. Spesso e volentieri venivamo insultati, così abbiamo messo nel lunotto posteriore una mano che faceva il dito medio, una di quelle con la molla, per salutare quelli che ci mandavano a quel paese. [«Il dito medio davanti alla Borsa di Milano è un messaggio per lei dopo che vi siete lasciati?»] In effetti continuo a pensare che sia dedicato a me, o per lo meno l'ho ispirato... (Victoria Cabello)
  1. Citato in Hans Ulrich Obrist, Interviews Volume I, Fondazione Pitti Immagine Discovery/Charta, Milano, 2003.
  2. a b Dall'intervista di Camilla Baresani, Ricomincio da pittore. Anche se non so dipingere, iO Donna, 15 ottobre 2011.

Voci correlate

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