Massimo Briaschi

procuratore sportivo e calciatore italiano

Massimo Briaschi (1958 – vivente), procuratore sportivo ed ex calciatore italiano.

Citazioni di Massimo Briaschi

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  • [Su Gaetano Scirea] È stato un modello per me personalmente, un fuoriclasse. Nel nostro ambiente ci sono i giocatori, i giocatori forti, i top e i fuoriclasse. Lui era un fuoriclasse, sia come giocatore, sia come persona e uomo.[1]
  • [Sulla strage dell'Heysel] I vari settori dello stadio erano separati da reti da pollaio e c'erano file di gendarmi in verticale, uno ogni due o tre gradini. Mai vista una cosa simile, una specie di cordoncino umano. [...] Mi rivedo nell'angolo dello spogliatoio e intanto arrivano le prime notizie confuse, c'è un morto, forse due, si sono menati, hanno attaccato con i cavalli [...]. Si cominciò lentamente a intuire la portata del dramma, dico intuire perché il numero dei morti ci venne comunicato in pullman, dopo la finale, neanche allo stadio. Andammo sul campo in cinque o sei giocatori per parlare sotto la curva dei nostri tifosi, che era dall'altra parte rispetto al muretto crollato. Dicevamo state calmi, giocheremo per voi, lo stesso messaggio letto dal povero Scirea e da Neal prima del fischio d'inizio. E vi assicuro che se non ci fossimo mossi noi, quella gente non l'avrebbe tenuta nessuno [...]. Restai in campo per 84 minuti, poi mi sostituì Prandelli. Avevamo aspettato quella notte come la più importante della nostra vita, ci sentivamo al sicuro, volevamo vincere finalmente la prima Coppa dei Campioni della Juventus. Ma niente era normale, intatto. Chi se ne frega se il rigore non c'era. Vincemmo, ma solo perché l'avevamo dovuta giocare. Il Presidente federale Sordillo ci chiese di fare il giro del campo col trofeo, e di farlo durare il più a lungo possibile perché i nostri tifosi restassero sulle gradinate mentre gli hooligans stavano uscendo. Quanto si è speculato su quel giro di campo, e su troppe altre cose. Io dico solo che quella notte ci toccò viverla. E chi non c'era porti rispetto.[2]

Intervista di Luca Ancetti, ilgiornaledivicenza.it, 10 luglio 2022.

  • Credo che per il mio cartellino il Vicenza investì 600 mila lire. Pur essendo ancora in età per giocare allievo fui ben presto promosso in Primavera [...]. Bruciai le tappe e appena diciottenne approdai in prima squadra, esordendo al Menti il 16 maggio 1976 nella gara vinta 2 a 1 con il Catanzaro, fu Ranieri a marcarmi e Cinesinho a darmi la prima maglia da titolare in serie B. L'anno dopo tornai nella Primavera, ma ci rimasi poco. Durante una delle settimanali partite del giovedì tra titolari e giovani, che oggi inspiegabilmente non si usa più fare, GB Fabbri avvicinò il mio mister, Giulio Savoini, e gli disse: "Il piccoletto da domani si allena con i grandi". Due presenze nel torneo della promozione in serie A, e 8 nella stagione del secondo posto, durante la quale segnai il primo gol a Torino nel 2 a 2 contro i granata, era il 12 febbario 1978. Il primo ad abbracciarmi dopo che il mio piattone finì in rete fu Paolo Rossi.
  • Nell'estate del 1984 ero con la Nazionale alle Olimpiadi di Los Angeles, alla fine sfiorammo la medaglia arrivando quarti, il Genoa voleva cedermi alla Lazio del presidente Chinaglia. Rifiutai il trasferimento e un ingaggio altissimo e l'operazione saltò. Rientrato in Italia, mentre ero in vacanza ad Ischia ricevetti una telefonata: era Boniperti che mi annunciava la volontà della Juve di inserirmi nella rosa a disposizione di mister Trapattoni. Ricordo che risposi al presidente bianconero che, se necessario, ero pronto a partire a piedi tanto era il mio entusiasmo di finire nella squadra per cui tifavo, anche se quella del cuore era e rimane il Vicenza. Il mio approdo in bianconero avvenne anche per merito di Giordano che esagerò nella richiesta di ingaggio, facendo saltare l'affare. [...] [«Il primo vero incontro con Boniperti?»] Ricordo che prima di presentarmi in sede per firmare il contratto, su consiglio del direttore sportivo Francesco Morini, ero passato dal parrucchiere per accorciare i capelli. Ma non bastò, la prima cosa che mi disse fu di tornare dal barbiere, l'altra fu ricordarmi che alla Juve se si arriva secondi vuol dire che si è perso.
  • Io e Paolo [Rossi] abbiamo giocato assieme dal 1976 al '79 a Vicenza e poi tre campionati alla Juve. È stato un amico, non di quelli con cui ti vedi tutti i giorni, ma una persona, un giocatore che mi ha aiutato, prima di tutto, ad entrare con il piede giusto nello spogliatoio bianconero e qualche anno prima in quello del Menti. Fuori e dentro al campo un uomo corretto, leale, sempre sorridente e pronto a sdrammatizzare anche la situazione più difficile. Come attaccante è stato unico, non ho mai trovato altri bomber con un dribbling così micidiale, un opportunista favoloso, nato per fare gol, se passava una palla in area 8 volte su 10 c'era lui e arrivava prima, di poco, ma prima del difensore. E pensate che Paolo non era egoista, tutt'altro, ma era una calamita. Non ho mai capito se era il pallone che andava dove c'era lui o viceversa. Un privilegio aver potuto giocarci assieme. Mi manca.
  1. Citato in Briaschi: «Scirea era un fuoriclasse, come giocatore e come uomo», juventusnews24.com, 17 ottobre 2019.
  2. Citato in Maurizio Crosetti, "Se non avessimo giocato sarebbero morti in mille", la Repubblica, 28 maggio 2017.

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