Maria Grazia Calandrone
scrittrice e poetessa italiana
Maria Grazia Calandrone (1964 – vivente), poetessa, drammaturga, giornalista, attivista, artista visiva, insegnante, autrice e conduttrice radiofonica.
corriere.it, 27 giugno 2019.
- Emily Dickinson è un pianeta. Un pianeta che barbaglia nello spazio e scompare. Emily Dickinson è una nave. Una nave maestosa, illuminata di luce propria, che solca l'orizzonte e scompare. E questo scomparire lascia un segno indelebile in chi osserva, l'impressione di aver visto qualcosa di oltreumano, di aver avuto contatto con un mondo che precede il mondo.
- Le parole di Emily Dickinson sono così vuote da traboccare. Le parole di Emily Dickinson sono magneti. Parole-calamita, che fanno vivere anche il bianco della pagina e raccolgono dall'aria delle nostre stanze le particelle d’anima che, senza accorgercene, perdiamo tutti i giorni, come senza dolore perdiamo cellule epiteliali, su ogni superficie sfiorata. La poesia di Dickinson raduna le particole della nostra anima disperse nell'aria. E le riattiva, le rimette in moto. Lei fa esattamente quello che suggerisce di fare, coincide al millimetro con la propria poetica: «Accendere una lampada e sparire – / Questo fanno i poeti –».
- Anche i suoi trattini – come api che ronzano in mezzo ai versi – sono pause impure, estorte al silenzio. Sono l'invenzione di un "quasi" silenzio. Eppure sono nitidissimi, precisi come piccole lame, o pungiglioni. Dentro lei c'è una forza selvaggia e indomabile, come afferma chiunque l'abbia incontrata, un fervore, che emerge chiarissimo da quello che lei stessa scrive di sé lettrice di poesia: «se leggo un libro e mi sento gelare in tutto il corpo così che nessun fuoco mi può scaldare, allora so che quella è poesia».
Intervista di Giulia Tognetti, musicultura.it, 17 giugno 2021.
- [Per lei che è una poetessa, una scrittrice e una conduttrice radiofonica, quanto è importante la musicalità delle parole?] La musicalità delle parole è fondamentale, al punto che io dico che il mio romanzo Splendi come vita è una prosa musicale, non solo un'opera di narrativa. È fondamentale il ritmo. Dentro questo libro ci sono moltissimi endecasillabi e settenari, moltissimi espedienti metrici camuffati; è come per la grammatica: ad un certo punto tutto ti viene spontaneo e solo poi, nella rilettura, senti come suona. Senza dubbio la musica è fondamentale, anche se in realtà la poesia non avrebbe bisogno di altro che di se stessa. Non c'è necessità di musicare le parole.
- [Che consigli si sente di dare a chi vorrebbe scrivere ma non sa da dove iniziare?] Leggere. La prima cosa è leggere, leggere tanto perché tutto quello che noi leggiamo lo assumiamo anche inconsapevolmente. Sapere quello che si fa nella nostra vita e nel mondo, quindi leggere anche molta letteratura contemporanea, oltre i grandi classici. In genere il bianco non mi ha mai spaventata, se non ho nulla da scrivere non mi ci metto proprio di fronte al foglio. Se invece c'è una sovrabbondanza di parole, vado in bicicletta.
- [Come avviene questa magia del ritrovarsi nelle parole che ha scritto un'altra persona?] Io penso che poesia ci porti in un luogo dove, dalla radice, funzioniamo tutti con gli stessi meccanismi. In questo senso, credo che abbia la potenza straordinaria di farci avere compassione gli uni degli altri; siamo talmente tanto delle povere creature abbandonate in un naufragio cosmico... Io penso che questo sia il senso e il segreto della poesia: farci sentire partecipi dello stesso destino.
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