Maria Beatrice Benvenuti
arbitro italiano di rugby a 15
Maria Beatrice Benvenuti (1993 – vivente), arbitro di rugby a 15 italiana.
Citazioni di Maria Beatrice Benvenuti
modificaCitazioni in ordine temporale.
- Il pensiero di giocare a rugby non mi ha mai sfiorata anche se ho praticato diversi sport, dal pentathlon all'atletica leggera. L'idea di entrare, a modo mio, nella grande famiglia della palla ovale si è concretizzata per caso. Ero in vacanza al mare con i miei e abbiamo incontrato un arbitro a fine carriera, l'unico capace di dare un cartellino giallo a mio fratello che è sempre stato un giocatore di grande fair play.[1]
Linda Montemurro, alfemminile.com, 16 novembre 2021.
- [...] il rugby è stata una grandissima scuola di vita per me e mi ha reso la donna che sono oggi [...]. Quei valori di sostegno, sacrificio, rispetto e condivisione che per anni il rugby mi ha insegnato, ho deciso di portarli anche al di fuori del campo e di diffonderli nella vita di tutti i giorni.
- Il mondo dello sport femminile è giunto ad un punto di svolta, è ora di cambiare. Temi come la maternità, pari opportunità e professionismo non possono più essere un tabù! Una bambina deve poter scegliere qualsiasi sport senza sentirsi dire che è "da maschio", un'atleta deve sentirsi libera di avere figli, se lo vuole, e tornare a competere post-maternità, deve poter avere un contratto che la tuteli e che le assicuri un'equa retribuzione, deve poter scegliere di vivere della propria passione e non sentirsi discriminata perché donna.
- A tutte quelle giovani donne che vorrebbero intraprendere il mio stesso percorso direi innanzitutto: "Abbiate il coraggio di inseguire i vostri sogni! Nel vostro percorso incontrerete tante persone che cercheranno di fermarvi e/o scoraggiarvi, ma voi rispondete con un sorriso e ringraziateli perché in fondo vi stanno dando un'opportunità per dimostrargli che si sbagliano di grosso. Continuate ad andare avanti a testa alta sulla vostra strada e non abbiate paura di mettervi in gioco. Se cadrete, vi rialzerete; se sbaglierete, imparerete dai vostri errori. Fa parte del percorso di crescita, non evitatelo! Ed anche quando il gioco si fa duro, ricordatevi sempre che siete d'ispirazione per tante altre donne che come voi vogliono inseguire i propri sogni. Se ce l'ho fatta io, potete farcela anche voi [...]."
Intervista di Annagiulia Dallera, ilfoglio.it, 16 agosto 2022.
- [«Com'è stato il primo impatto con il mondo dell'arbitraggio?»] Mi aveva accompagnato mio padre il primo giorno in aula e tutti pensavano che fosse lui che doveva partecipare alla lezione. Quando gli altri hanno capito che in realtà ero io che volevo fare l'arbitro ci fu un silenzio di tomba.
- A fine novembre 2009 ho avuto il mio esordio. Sono arrivata due ore in anticipo e stavo giocando a biliardino con i miei fratelli. Un allenatore si è unito a noi. Ha fatto una battuta sul fatto che noi arbitri non siamo mai puntuali. Gli ho risposto: "Guarda che sono io l'arbitro". Lui continuava a ridere pensando che stessi scherzando. Ho dovuto tirare fuori la designazione per fargli vedere che non lo stavo prendendo in giro.
- [«Che tipo di arbitro è?»] Per me deve essere autorevole e mai autoritario. Vi è una sottile linea tra i due, ma è un concetto fondamentale. Ci tengo anche a preservare la mia femminilità. A me piace lo smalto e mi voglio sentire libera di metterlo anche quando sono in campo. L'essere donna per me è un valore aggiunto, non qualcosa da nascondere.
- [«Che cosa le ha insegnato fare l'arbitro?»] È stata una grande scuola di vita. Sono sempre stata molto timida, mi nascondevo dietro ai miei genitori, non parlavo mai. Quando sei in campo ti devi relazionare con 30 persone ed è stato come un triplo salto mortale. Ero una 16enne in un mondo di uomini. Mi sono trovata in campo con gente più grande di me. Gli allenatori mi urlavano contro. Qualcuno una volta mi ha tirato addosso anche le bandierine di linea.
- [«È più difficile arbitrare le donne o gli uomini?»] Le donne sono molto più complicate. Devi sempre avere tutto sotto controllo. Ci sono molte dinamiche in campo che devi saper leggere, altrimenti perdi il focus della partita. Gli uomini sono più prevedibili, più strutturati. Sono molto semplici. Sai che faranno sempre quel fallo. Ti testano molto: devi dimostrargli, in quanto arbitro donna, che ne capisci, che tu sai quello che stai facendo.
- Quando entro in campo sono nel mio mondo. Mi isolo e non sento più i fischi e gli insulti. Il mio sogno è far vedere a una bambina, una ragazza seduta sugli spalti che anche lei può farcela se lo vuole. Bisogna normalizzare che una donna voglia giocare a calcio, che voglia fare l'arbitro. Bisogna continuare a bussare alla porta. Prima o poi qualcuno risponderà e se nessuno risponde, tu sfondala la porta.
Note
modifica- ↑ Da un'intervista nell'e-book Donne di Sport; citato in Tiziana Pikler, Maria Beatrice Benvenuti: io arbitra internazionale di rugby, unica rappresentante italiana della palla ovale a Rio, alleyoop.ilsole24ore.com, 6 aprile 2018.
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