Luigi Villari
storico, viaggiatore e diplomatico italiano
Luigi Villari (1876 – 1959), storico, viaggiatore e diplomatico italiano.
Gli Stati Uniti d'America e l'emigrazione italiana
modifica- Con questa guerra [ispano-americana] gli Stati Uniti entrarono definitivamente nel movimento imperialista, estendendo i loro dominii al di là del territorio continentale. Esercitare una grande influenza politica e commerciale nell'Estremo Oriente e nell'America Latina è d'ora in poi uno dei fini principali della loro politica, e creare una poderosa marina è oggi considerato il dovere degli uomini di Stato americani, a qualunque partito appartengano. (cap. I, p. 36)
- Le sedute [della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti] durano cinque o sei ore, e si iniziano con una preghiera che può esser detta da un prete di qualsiasi religione. (cap. II, p. 47)
- [I componenti della Camera dei rappresentanti] Sono per lo più politicanti di professione, molti sono anche avvocati almeno di nome, nessuno è operaio. Il loro livello intellettuale è generalmente basso, né hanno grande capacità pratica (se l'avessero sarebbero invece banchieri o industriali). (cap. II, p. 48)
- II numero di progetti presentati [alla Camera dei rappresentanti] è enorme, ammontando in media a 20 000 all'anno, ma appena un trentesimo di essi è approvato, o financo discusso; molti progetti sono presentati senza alcuna intenzione di farli approvare, ma solo per lusingare la vanità di qualche individuo o località. Oppure, per fare un ricatto a qualche grande impresa (una ferrovia per esempio), si chiede l'autorizzazione di impiantarne un'altra che faccia concorrenza alla prima, la quale darà denari al proponente perché ritiri il suo progetto. (cap. II, pp. 48-49)
- Quando un progetto è presentato alla Camera [dei rappresentanti] esso vien letto due volte senza discussione e quindi deferito all'apposita commissione che lo esamina a porte chiuse, lo modifica, e quindi lo ripresenta alla Camera raccomandandone l’accettazione o la reiezione, e la Camera in generale adotta quella raccomandazione. Nella Camera stessa non vi sono vere discussioni sui progetti, né si fanno interpellanze, per la buona ragione che non vi è alcun ministro responsabile cui indirizzarle. Né il pubblico può seguire il corso della legislazione perché la stampa non riferisce le discussioni avvenute in seno alle commissioni onde una quantità di progetti sono votati o respinti senza che il paese se ne accorga. (cap. II, pp. 49-50)
- L'odio di razza [negli Stati Uniti] trova la sua manifestazione più acuta nei "linciaggi". Ogni tanto si legge nei giornali che un negro è stato linciato dalla folla, o magari più di uno.
Che cosa sono i linciaggi? Un negro commette un reato, o è accusato di averlo commesso e quindi è arrestato. La folla indignata non vuole attendere il corso regolare della giustizia, penetra nel carcere a viva forza, strappa l'imputato ai suoi guardiani, spesso compiacenti, oppure lo cattura mentre lo stanno conducendo al carcere, e lo impicca ad un albero o ad un palo telegrafico. In alcuni casi il cadavere viene bruciato; in altri il negro è bruciato vivo; spesso si sparano revolverate sul cadavere per rendere tutti i presenti complici diretti del fatto, e assicurarsene quindi l'omertà. Le folle di linciatori sono composte spesso dalle persone più altolocate del paese oltreché di teppisti e vagabondi. Non sempre i linciaggi avvengono di notte, o in luoghi appartati; se ne fanno anche in piena luce del sole, sulle piazze pubbliche. (cap. IX, pp. 159-160)
- È strano che mentre il negro è disprezzato dal bianco americano, questi conserva un certo rispetto per l'Indiano, e magari si vanta di aver sangue indiano nelle sue vene. Sta il fatto che vi è qualcosa di nobile e di dignitoso nell'Indiano, intollerante della servitù e grande anche nella sconfitta: qualità che mancano al negro. (cap. X, p. 168)
- Un'istituzione fiorente in America è il club o circolo. È difficile trovare un Americano delle classi medie o alte che non appartenga a uno o più clubs. Alcuni di questi hanno un carattere speciale – lo sport, la politica, l’arte e le lettere – ma altri sono soltanto ritrovi sociali. I locali sono comodi, ben riscaldati, spesso assai eleganti, forniti di giornali, di riviste, anche estere, di libri, e di ampie poltrone. Tutti i clubs hanno il loro restaurant, e molti anche le camere da letto. L'Americano è ospitalissimo nell'invitare gli stranieri ai suoi circoli, dando loro carte d'invito per una o più settimane. I circoli femminili attecchiscono poco, ma in molti di quelli per uomini le famiglie dei soci son ammesse. (cap. XI, pp. 180-181)
- New York è il centro del lusso e dell'eleganza americana. Lo sperpero, l'ostentazione, la splendore, talvolta grandioso, tal'altra soltanto volgare, sono qualchecosa di indescrivibile; il turbinio della vita sociale, dei piaceri e degli affari è un vero uragano di attività bene o male spesa, ma fa l'effetto di essere energia alquanto meno produttiva di risultati solidi e duraturi che quella delle grandi città europee, e il rumore assordante e l'altissimo costo delle abitazioni fa sì che molti preferiscono abitare lontani dal centro negli ombrosi e placidi sobborghi al di là del Bronx[1], su Long Island o Staten Island, fra le alture boscose del New Jersey, o sulle sue coste marine. (cap. XI, p. 182)
- Boston è la città più bella, più simpatica e più signorile degli Stati Uniti. Colle sue colline, le sue strade tortuose nella parte vecchia, tutte distinte con veri e proprii nomi anziché con numeri, le sue molte case antiche, col suo bel parco (il Common) nel centro della città, il suo vasto fiume, il Charles River che la divide da Cambridge, il vasto porto adorno di isolotti, i suoi villini privati eleganti e dignitosi, Boston produce l'impressione di un luogo abitato da signori. (cap. XI, p. 184)
- Philadelphia è una città immensa; ha un milione e mezzo di abitanti, ma occupa una estensione eguale a quella di New York. [...]. Le strade sono tutte diritte, monotone, disadorne, e, eccettuate alcune di quelle del centro, senza gran movimento. La città infatti produce un'impressione di sonnolenza di cui i Philadelphiani sono rinfacciati dagli altri Americani. (cap. XI, p. 185)
- Washington ha una caratteristica più unica che rara. È la sola città del mondo che sia una capitale e niente altro. Fu costruita per essere la capitale degli Stati Uniti, secondo un piano preciso e ben definito; non fa parte di alcuno Stato, ma è situata sopra un piccolo territorio di pochi chilometri quadrati chiamato il Distretto di Columbia, senza amministrazione comunale, ma governato da una commissione parlamentare. Non vi sono né industrie né commerci se non ciò che è necessario ai bisogni della città stessa. (cap. XI, pp. 186-187)
- Gli Italiani negli Stati Uniti non godono una buona riputazione in fatto di delinquenza. Popolarmente sono considerati come l'elemento più propenso ai reati di sangue nel paese, e il pubblico ignorante vede in ogni Italiano, almeno in ogni meridionale, specialmente se è Siciliano, un mafioso, armato di "stiletto", ascritto alla "mano nera" e possibile omicida.
L'opinione pubblica americana accusa il Governo nostro di fare emigrare negli Stati Uniti i delinquenti per sbarazzarsene. Frequentemente vengono pubblicate statistiche per dimostrare che gli Italiani dànno un maggiore contributo alla delinquenza di qualunque altra razza. (cap. XVIII, p. 266)
- Le varie chiese riformate tentano di convertire gli emigrati italiani, anche per mezzo di pastori della loro nazionalità; ma in generale questa opera non attecchisce. Molti dei convertiti non sono divenuti tali che per godere dei benefizii pecuniarii che la conversione importa, e lasciano il protestantismo quando cessa il bisogno. È successo anche che una famiglia, essendosi fatta protestante, appena si ammala un bambino vi vede una prova dell'ira divina e torna in grembo alla Chiesa cattolica. (cap. XIX, p. 288)
- I vantaggi materiali di cui gode l'Italiano che si fa cittadino americano sono assai più scarsi di quel che non si creda. Egli continua a essere considerato un dago[2] e disprezzato come tale; tutt'al più diventa un "Americano di seconda classe" mentre d'altra parte perde il vantaggio della protezione consolare che spesso può essergli utile, specialmente per l'assistenza legale gratuita che essa offre, e quello assai prezioso di poter adire nelle cause civili contro cittadini o imprese americane i tribunali federali, che, come abbiamo visto, offrono maggiori garanzie di serenità ed equità. L'unico vero vantaggio che l'Italiano ottiene dal farsi cittadino americano è di poter vendere il suo voto alle elezioni per cinquanta soldi. (cap. XIX, p. 290)
Note
modificaBibliografia
modifica- Luigi Villari, Gli Stati Uniti d'America e l'emigrazione italiana, Fratelli Treves Editori, Milano, 1912.
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