Lisa Joy
Sceneggiatore, regista e produttore televisivo statunitense
Lisa Joy Nolan (... – vivente), regista, sceneggiatrice e produttrice televisiva statunitense.
Intervista di Gianmaria Tammaro, Esquire.com, 8 agosto 2022.
- [«Qual è la prima cosa che prende in considerazione quando scrive, i personaggi o la trama?»] Non è mai la stessa. In generale, credo di partire dai personaggi. A volte finisco per innamorarmi di loro e delle loro storie, anche se si tratta dei villain. Mi siedo e immagino ogni reazione, ogni risposta e ogni possibile sfida, i loro sogni e desideri. Poi c'è il tema. E anche questo cambia in continuazione.
- Prima di lavorare a Westworld, ho preso parte ad altre serie tv come sceneggiatrice. Ma mi sono sempre concentrata sull'aspetto femminile. Perché ero l'unica scrittrice presente nella stanza. E spesso, non lo nascondo, mi sentivo limitata. Allo stesso tempo, però, mi trovavo in una posizione privilegiata perché potevo osservare da vicino quello che gli altri sceneggiatori facevano. [«E che cosa ha imparato?»] Quel tipo di esperienza mi ha aperto gli occhi sulla visione maschile del mondo e su quello che vuol dire, per una donna, vivere in una realtà come questa.
- [Sulla memoria] È sempre stata un argomento affascinante per me. In parte perché, be', ho una pessima memoria: ci sono interi capitoli nella mia vita che non riesco a ricordare. Nessuno dei miei genitori è nato negli Stati Uniti. Crescendo non ho avuto gli stessi riferimenti dei miei coetanei. E questa cosa, in qualche modo, ha influenzato il mio processo di selezione dei ricordi. [«Si sente divisa?»] Sono cinica e romantica nello stesso momento. Lo so: sono due posizioni estreme, ma condividono lo stesso punto di arrivo. Da una parte, penso all'importanza dei ricordi, ai nostri cambiamenti, alla persona che diventiamo con il tempo. Eravamo altri individui quando eravamo bambino o adolescenti. Individui che, oggi, ci sembrano lontanissimi. Dall'altra parte, però, i ricordi sono come tracce. Tracce di quello che facciamo ogni giorno, delle ripetizioni, della nostra routine. La vita, in questo modo, diventa una cosa piccola, quasi piatta. Ma ci sono degli istanti, per ognuno di noi, che fanno la differenza. Istanti così incredibili e unici che lasciano il segno, che ci trasformano profondamente. [...] Questi ricordi sembrano scritti con un pennarello indelebile, mentre tutti gli altri sono dipinti con gli acquerelli. Trasformano la nostra vita in una grande avventura. La mia fascinazione per questi ricordi è un altro dei motivi per cui sono così ossessionata dalla memoria.
- [«Quando si sente più a suo agio? Quando scrive o dirige?»] Onestamente? Quando lavoro. Preferisco quel momento in cui la cosa che ho fatto è unicamente mia, quando non ci sono ancora recensioni o pareri; quando posso dire in totale libertà che sì, quello che ho scritto e girato è vero per me, che ha un significato. Quando dirigi, c'è questo flusso, questo ritmo, a cui vuoi solo abbandonarti. È una sensazione piuttosto seducente.
- [«Com'è collaborare con gli attori?»] Senza di loro, non avresti niente. Le tue parole, per quanto belle, arrivano solo fino a un certo punto. Gli attori sono catalizzatori; riescono a esprimere qualunque cosa con uno sguardo. Sono i custodi, in un certo senso, di quello che succede. Non ho mai cambiato la mia sceneggiatura, ma per me è importante seguire anche quello che fanno gli interpreti. Quando parlo con loro, provo a farli sentire al sicuro. Perché mi sento responsabile e in debito nei loro confronti.
- [«Perché ha deciso di diventare una sceneggiatrice?»] È quello che vorrei chiedere a tutte le persone che lavorano con le parole. Non è un mestiere facile; quando pubblichi qualcosa, o scrivi una sceneggiatura, lo condividi con gli altri e sai che, per questo, verrai giudicato. Non sei un dottore o un avvocato. La tua giornata non finisce quando vai a casa. Se ti dici a qualcuno che sei uno scrittore, finirà inevitabilmente per dirti se ha amato o odiato quello che hai scritto. [«Non ci sono barriere»] Tutti sono pronti a offrirti il loro punto di vista, e finisci per sentirti vulnerabile. Soprattutto se sei una persona particolarmente introversa. Ma forse è stata proprio la mia timidezza a portarmi a scegliere questa carriera. Uso la scrittura per sentirmi meno sola. Avere una conversazione con qualcun altro può essere spaventoso, ma quando leggo posso lasciarmi andare.