Lea Ypi

filosofa e scrittrice albanese

Lea Ypi (1979 – vivente), filosofa e scrittrice albanese.

Lea Ypi

Citazioni di Lea Ypi

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  Citazioni in ordine temporale.

  • Di solito quando si insegna la filosofia politica si dice che il principio cardine del socialismo è l'uguaglianza e quello del liberalismo la libertà, ma per me è problematico perché ho sempre visto nella tradizione di pensiero di sinistra una radicalizzazione dell'idea di libertà che si trova nel pensiero liberale: una forma di critica della società per cui nel capitalismo non ci può essere vera libertà perché una forma istituzionale che si basa sulla competizione tra individui sopprime la libertà di alcuni per il profitto di altri, e dunque è in realtà una libertà promessa a livello istituzionale che però nella società non viene mai realizzata.[1]
  • Nei paesi dell'Europa dell'est, che sono il risultato di grandi tragedie storiche, c'è un senso di scetticismo e nichilismo che viene alleggerito dal senso dell'umorismo: si scherza e ci si burla della morte e di altre cose molto serie, è un modo di riappropriarsi tramite l'ironia di un punto di vista diverso da quello della vittima e così ci si fa beffe della Storia.[1]
  • [Sul vivere nell'Albania comunista] La mia era una famiglia vittima del sistema. Mio nonno paterno era un socialista, laureato alla Sorbona, che conosceva Enver Hoxha personalmente; fu condannato a quindici anni di carcere subito dopo la fine della guerra. I parenti di mia madre erano grandi proprietari, che videro i loro beni interamente confiscati e costretti, quindi, a vivere nella miseria. I miei genitori vivevano in ostaggio del passato, che impediva loro di guardare al futuro. [...] Scoprire di aver vissuto all'ombra di una ideologia, che faceva passare per verità gli slogan di propaganda, è stato una specie di viaggio platonico fuori dalla caverna. Volevo essere una cittadina modello e i miei genitori incoraggiavano il mio zelo [...]. La storia ha voluto che quella scoperta venisse fatta in condizioni molto diverse da quelle che immaginavano i miei genitori e che fosse una rivelazione improvvisa, mista alla delusione e al senso di smarrimento per essere stata ingannata così a lungo. Non so come questo possa influenzare l'identità personale nel tempo. Forse coltiva una sorta di scetticismo in merito alla verità, una certa diffidenza verso le apparenze, da cui sorge la tendenza a pensare che qualcosa sia sempre diverso da come ci sembra.[2]

Intervista di Alessandro Martini e Maurizio Francesconi, torino.corriere.it, 8 ottobre 2021.

  • [«Da che cosa deriva questa crescente sfiducia nei confronti dalla politica?»] Da una crisi di rappresentanza dovuta allo scollamento tra decisioni sempre più importanti, assunte in sedi sempre più distaccate dai meccanismi di legittimazione nazionale. Molte delle crisi che affrontiamo ai nostri giorni sono crisi di natura globale che richiedono l'intervento coordinato di vari paesi (si pensi all'Unione Europea) e che sempre più spesso ottengono soluzioni di natura tecnica senza sufficiente scrutinio democratico. Le elezioni sono ridotte a un esercizio astratto, né preceduto né seguito da un dibattito sostanziale. I partiti politici hanno perso la loro natura "politica" e sono ridotti a semplici gruppi di interesse. I cittadini, privi di sedi in cui partecipare e interagire, sentono che l'unica voce possibile è un voto di protesta che glorifica il passato o demonizza chi è diverso, anziché impegnarsi in comune guardando al futuro.
  • [«Può esistere una leadership "imparziale"?»] In campo politico, credo che l'imparzialità non esista, è una specie di occultamento ideologico, volto ad attribuire le cause di particolari decisioni politiche, anche problematiche, a forze indipendenti alla volontà umana. Negli ultimi anni, i governi hanno invocato spesso la politica di emergenza per attuare decisioni senza il giusto livello di dibattito democratico e politico. È una forma di imparzialità falsa, che nasconde l'imposizione delle ragioni del più forte.
  • [«Perché è importante dichiararsi "di parte"?»] È importante come espressione di un impegno politico che non si ferma all'individuo ma permette di identificarsi con altri, di riconoscersi in una storia comune e imparare dagli errori del passato e lavorare per il futuro. Ma l'essere di parte non significa affatto essere parziali. Il vero parteggiare è quello che promuove visioni politiche diverse che sono giustificate da un'idea imparziale di quello che può contribuire al bene pubblico.
  • Il mondo globalizzato è un mondo caratterizzato da dinamiche politiche ed economiche in cui lo scambio delle merci è più importante della dignità degli esseri umani e in cui le istituzioni politiche vengono manipolate da quelle economiche e degenerano in fazioni o gruppi di interesse. Soltanto una volta che si siano eliminate queste asimmetrie di potere sarà possibile uno scambio politico genuine e una democrazia degna del suo nome. Soltanto allora i disaccordi tra le parti, anziché una fonte di corruzione della sfera pubblica, possono diventare una risorsa che contribuisca a promuovere un ideale di scambio democratico, purtroppo molto lontano dalle attuali pratiche.

Intervista di Mauretta Capuano, ansa.it, 23 maggio 2022.

  • [...] la libertà vera è la dignità della persona. E questa forma di libertà morale, che è il centro della persona nessun sistema, per quanto sia oppressivo, può riuscire completamente a toglierla. Siamo tutti vittime delle circostanze però abbiamo una forma di libertà interiore, morale, che ci permette di alzarci al di sopra dell'oppressione delle istituzioni in cui viviamo e anche di criticarle.
  • Da accademico si ha sempre la tendenza a dare lezioni e invece a me quello che piace della letteratura è che è una forma più democratica di comunicazione con il pubblico. Più che dare risposte ti poni interrogativi e apri un processo di ricerca insieme al lettore. È un passaggio che ti libera molto.
  • Ma qual è la vera libertà? Cosa significa vivere in una società libera? Di che tipo di libertà abbiamo bisogno? [...] Per me la forma più importante di libertà è quella che chiamo libertà morale che poi è un po' il fondamento della critica delle società in cui viviamo. Non dobbiamo essere paternalisti nel mondo di pensare. La dinamica aiutante-vittima parte da buone intenzioni, ma quando si tratta di capire la complessità delle situazioni fa sfuggire molte cose.

Intervista di Nicola Mirenzi, huffingtonpost.it, 19 giugno 2022.

  • Pur se a lungo contrapposti, il sistema comunista e il sistema liberale sono accomunati da una dimensione quasi messianica: la tendenza a presentarsi come modelli in grado di salvare l'uomo. Una promessa che entrambi sono storicamente finiti per tradire, lasciando le persone nella disillusione.
  • L'Occidente era stato decenni a criticare l'Est per le sue frontiere chiuse, condannando come immorali gli stati che limitavano il diritto di espatrio. Quando c'era il muro di Berlino, gli esuli erano accolti come eroi. Quando il Muro è caduto, erano trattati come criminali.
  • Io sono arrivata in Italia nel 1997 [...] grazie a una borsa di studio. Mia madre e mio fratello sono arrivati prima di me. Salirono su un barcone, senza nemmeno dirlo a mio padre. Noi guardavamo il mondo occidentale attraverso la finestra dell'Italia. Vivendoci, però, ho scoperto che le meraviglie che vedevamo nei programmi della tv italiana non erano riservate a tutti. In particolare, non erano riservati agli stranieri. [...] In teoria ero finalmente libera di fare ciò che volevo, ma in realtà non avevo i soldi per fare nulla. In più ero un'albanese: gli altri mi vedevano attraverso questo schermo, a volte con indifferenza, altre volte con pregiudizio. Ho dovuto imparare cosa significa essere oggetto del razzismo.
  • La rivoluzione è un cambio dell'ordine costituzionale, che non necessariamente deve essere violento. [...] Allo stesso modo, le riforme non sempre sono sinonimo di "compromesso". Nella storia ci sono state riforme rivoluzionarie, penso all'abolizione del voto per censo, l'estensione del voto alle donne. Momenti di enorme apertura democratica, che sono un modello per la trasformazione radicale della democrazia.

Intervista di Maria Viveros, iltquotidiano.it, 14 maggio 2023.

  • Se [...] si va oltre la superficie, ciò che viene presentato come libertà altro non è che il risultato di slogan ideologici che occultano modi più o meno sottili di repressione. Gli ideali, infatti, si scontrano con ideologie che manipolano la nostra percezione di libertà.
  • È la libertà che accomuna tutto il genere umano. È universale, non appartiene al singolo, altrimenti dovremmo parlare di anarchia. La libertà è data dall'assetto di regole razionali che fornisce la possibilità di orientarsi nel mondo, manifestandosi nel dialogo di ogni individuo attraverso la reciprocità delle relazioni. La comunità è la sede del rapporto fra individuale e collettivo e la libertà si manifesta come ricerca di un proprio spazio di autonomia.
  • [...] nella centralità dello Stato-nazione in un mondo globalizzato [...] le regole sono dettate dagli Stati-nazione più forti. È così che nascono squilibrio e, di conseguenza, ingiustizia, poiché i pesi della globalizzazione sono distribuiti in modo asimmetrico. La risposta deve essere cercata a livello collettivo, sociale, oltrepassando proprio l'idea di Stato-nazione. [«A livello politico, come interviene un filosofo?»] Lo Stato dà al filosofo uno spazio molto limitato (emblematico il caso di Socrate...). In contesti in cui la manipolazione prevale sul pensiero critico, il filosofo cerca di mantenere viva la consapevolezza di valori che appartengono a tutti, ma è un cittadino fra gli altri. Nella promessa della democrazia ritengo non ci possa essere un punto di vista privilegiato, altrimenti sarebbe una soluzione elitista che seguirebbe il modello del "re-filosofo" teorizzato da Platone.
  1. a b Dall'intervista di Ludovica Lugli, La libertà secondo Lea Ypi, che da bambina abbracciò Stalin, ilpost.it, 31 maggio 2022.
  2. Da Anna Lattanzi, Intervista a Lea Ypi. "La libertà è conquista e delusione", albanialetteraria.it, 9 maggio 2023.

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