Giancarlo Vigorelli

giornalista, scrittore e critico letterario italiano (1913-2005)
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Giancarlo Vigorelli (1913 – 2005), scrittore, giornalista, critico letterario e critico d'arte italiano.

Citazioni di Giancarlo Vigorelli

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  • Nella figura di Celestino, il papa del "gran rifiuto", Silone ha riscatenato e rappresentato, l'eterno dramma del cristiano, che è nel mondo ma non deve essere del mondo.[1]
  • Il vero scrittore passa al di là della Letteratura, si affaccia sempre nella Verità.[2]

La terrazza dei pensieri

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Svevo sotto tutela
I ritardi sono fatalmente d'obbligo per Svevo, ed anche l'edizione dell' Opera Omnia – annunciata adesso dal Dall'Oglio ed inaugurata con l' Epistolario, il primo dei quattro volumi previsti – è arrivata, tra inspiegabili rimandi, addirittura quarant'anni e più dopo il riconoscimento, anzi la scoperta, dei suoi tre romanzi, che emersero soltanto nel 1925 da un totale silenzio di oltre trent'anni.

Citazioni

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  • Parecchie lettere qui raccolte [Epstolario ], a saperle leggere come furono scritte in inchiostro simpatico, fanno già prevedere, e pregustare, quel salutare rovesciamento di carte che sottrarrebbe per sempre Svevo a ogni tutela postuma. (p. 19)
  • A differenza di tutti i letterati della sua generazione, Cecchi non è mai stato un provinciale, e fu il contrario del sedentario. (p. 35)
  • [Emilio Cecchi] Era amico di Joyce, di Thomas Mann, scoprì Faulkner, tradusse Chesterton, cavalcò le tigri del romanzo americano, eppure non amava il romanzo, e ne diffidava almeno sul terreno italiano, pur adorando Nievo. (p. 35)
  • [Emilio Cecchi] Dopo D'Annunzio – e pur essendo sempre antidannunziano negli atti, nel costume, nello stile – la sua prosa resta la più ispirata, e alta, dal primo al secondo dopoguerra: Pesci rossi de '24, L'osteria del cattivo tempo del '27. Qualche cosa del '31, ma soprattutto Corse al trotto del '37 ed aggiornate nel '53, non sono soltanto l'esempio più eccelso di prosa d'arte del nostro Novecento, ma quanto più il tempo passerà, e cadute le scorie, splenderanno alla stessa altezza della maggiore poesia degli ultimi cinquant'anni... (p. 36)
  • Se c'è scrittore che scatena tutti i sensi senza però mai inquinare i sentimenti, ed anzi ricomponendo alla fine gli uni con gli altri in un'unica integrità, questi è Tanizaki, e senz'altro La madre del generale Shigemoto è il suo libro che va più lontano in questo itinerario parallelo di tenebre e di luce, di onore e di grazia, di perdizione e di salvezza: benché queste siano, le ultime soprattutto, parole più nostre che sue. (p. 170)
  • Il lettore italiano è in grado di apprezzare questo grande vegliardo [Jun'ichirō Tanizaki], che a settant'anni ha osato scrivere uno dei libri più scabrosi ma anche tra i più puliti del secolo: L'amante di Lady Chatterly è un'opera ingenua e torbida, paragonata a La chiave. (p. 170)
  • Chi ha letto Musil, andrà senz'altro a leggere Heimito von Doderer, del quale Einaudi ha pubblicato il libro forse più tipico, se non il più importante, Le finestre illuminate; una di quelle operette che sembrano dapprima minori, ma che a lungo andare sono il più bel fiore di campo, o di serra in questo caso, di un autore: si pensi al Tonio Kröger di Thomas Mann, come all'esempio più alto; o, per restare a Musil, Tre donne è pur sempre la prima stella che annuncia la grande cometa dell'Uomo senza qualità. (p. 174)
  • Heimito von Doderer, scopre nelle sue corde qualcosa che lo tiene rivolto indietro, e non lo fa guardare avanti, se non a intervalli, a salti, con riottose volontà moralistiche. (p. 174)
  • [Heimito von Doderer] Era un vero scrittore., e con l'andare del tempo la sua "acontemporaneità" risulterà persino sintomatica e, perché no?, addirittura correttiva. (p. 175-176)
  • [Theodore Roethke, poeta] Ispiratissimo, ma scendeva ogni giorno dalle nubi per entrare libera mente nelle case di tutti, anche se gli chiudevano la porta in faccia. Non vorrei che fosse scambiato per un poeta sociale, quando invece, ed è ben di più, un poeta cosmico, che in mezzo a un mondo incomunicabile ed incomunicante divenne cosciente che la poesia ha valore unicamente se sa farsi comunicazione, cessare di essere mistificazione e alienazione. (p. 192)
  • Nel "nouveau roman" i personaggi spesso sono così vecchi da apparire appunto manichini di un secolo fa a Marienbad; qui nell'ultimo romanzo [Les belles images] della Beauvoir sono di fatto uomini (o robots) davvero nuovi, neocapitalistici, neotecnici, neoplanetari. (p. 197)
  1. Citato in Qualche giudizio critico, Ignazio Silone, L'avventura di un povero cristiano, Oscar Mondadori, Milano, 2006, p. XVIII.
  2. Da Carte d'identita, Camunia, 1989.

Bibliografia

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  • Giancarlo Vigorelli, La terrazza dei pensieri, Immordino Editore, 1967.

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