Jean Giono

scrittore francese
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Jean Giono (1895 – 1970), scrittore francese.

Jean Giono

Citazioni di Joan Giono

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  • Chi diviene potente non può più amare.[1][2]
  • [Il paesaggio da Vence all'Alta Provenza] Un'infinita estensione di terra azzurra, una fila di villaggi che giacciono come morti sulla spianata color lavanda. Una manciata d'uomini, così pietosamente pochi, così irrisori! E, accovacciata in mezzo ai prati, affondata fra le canne come un toro, la collina.[3]
  • V'è nella sensualità una sorta di allegrezza cosmica.[4][2]

L'uomo che piantava gli alberi

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Perché la personalità di un uomo riveli qualità veramente eccezionali, bisogna avere la fortuna di poter osservare la sua azione nel corso di lunghi anni. Se tale azione è priva di ogni egoismo, se l'idea che la dirige è di una generosità senza pari, se con assoluta certezza non ha mai ricercato alcuna ricompensa e per di più ha lasciato sul mondo tracce visibili, ci troviamo allora, senza rischio d'errore, di fronte a una personalità indimenticabile.

Citazioni

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  • Se si teneva a mente che era tutto scaturito dalle mani e dall'anima di quell'uomo, senza mezzi tecnici, si comprendeva come gli uomini potrebbero essere altrettanto efficaci di Dio in altri campi oltre alla distruzione.
  • Quando penso che un uomo solo, ridotto alle proprie semplici risorse fisiche e morali, è bastato a far uscire dal deserto quel paese di Canaan, trovo che, malgrado tutto, la condizione umana sia ammirevole.

Incipit di alcune opere

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L'affascinante Cavour non aveva ancora cominciato a vocalizzare tra i favoriti rossi le cavatine della sua "politica allegra". Le società segrete intonavano già il basso nobile dell'opera seria nei boschi del regno sardo.
Gli affiliati alla Carboneria venivano reclutati in tutte le classi sociali. Nobili, artigiani, ufficiali, marinai, professori, soldati, studenti, e perfino donne focose ma rese discrete dalle delizie di quella politica romanzesca costituivano un'ardente confraternita d'ombre dove il coraggio e la sacralità dei giuramenti avevano il posto d'onore.
Il rischio che si correva era enorme. Nonostante il fascino di cui un immutabile cielo azzurro ammanta le idee generose, e la temperatura mediterranea del regno che rende adorabile l'assassinio patriottico, si era costretti a fucilare i bravi assassini, pur facendo loro tanto di cappello, con volgarissimi proiettili sardi.

Il mulino di Polonia

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La proprietà del Mulino di Polonia, un tempo tanto superba, cadde nelle mani di un uomo che tutti chiamavano Giuseppe. Era questi un gran pezzo d'uomo sulla quarantina. Aveva una corta barba nera, grandi occhi di un bel marrone un po' sul verde, il naso perfetto che si vede soltanto nei visi di razza.[5]

L'affare Dominici

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Nel momento in cui riordino queste note prese durante lo svolgimento del processo, è domenica pomeriggio, la giuria e la corte stanno deliberando in sala di consiglio. Non vorrei essere al loro posto. Io sono tormentato dagli scrupoli e pieno di dubbi. Se faccio il conto, ci sono tante prove formali che dimostrano la colpevolezza dell'accusato quante prove formali che dimostrano la sua innocenza.
Ho assistito al processo in un posto che mi hanno designato e che era di prima scelta: giusto dietro il presidente. Vedevo benissimo l'accusato, a tre metri da me. Ho visto, in faccia, e alla stessa distanza, i testimoni mentre testimoniavano. Potevo vedere il volto di tutti i giurati. Ho guardato e ascoltato fino ad essere distrutto dalla fatica.

L'ussaro sul tetto

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L'alba sorprese Angelo, beato e muto, ma sveglio.[5]

Un re senza distrazioni

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Frédéric ha la segheria sulla strada di Avers. Vi è subentrato al padre, al nonno, al bisnonno, a tutti i Frédéric.
È proprio alla svolta, nella curva a gomito, sul bordo della strada. Lì c'è un faggio; sono convinto che non ne esistano di più belli: è l'Apollo citaredo dei faggi. Non è possibile trovare in un altro faggio, ovunque sia, scorza più liscia, colore più bello, struttura più esatta, proporzioni più giuste, più nobiltà, grazia e giovinezza eterna: Apollo, per l'appunto, si dice non appena lo si scorge, e si continua a ripeterlo per tutto il tempo che lo si guarda. La cosa più straordinaria è che possa essere tanto bello e rimanere tanto semplice. È fuor di dubbio che esso si conosce e si giudica. Come potrebbe, tanta perfezione, essere inconsapevole? Quando basterebbe una bava di vento, un cattivo utilizzo della luce serale, uno scompenso nell'inclinazione delle foglie per far sì che la bellezza, rovesciata, non sia assolutamente più strabiliante?

  1. Da Battaglia sulla montagna.
  2. a b Citato in Elena Spagnol, Enciclopedia delle citazioni, Garzanti, Milano, 2009. ISBN 9788811504894
  3. Da Collina, citato in Henry Miller, I libri nella mia vita, traduzione di Bruno Fonzi, Adelphi, Milano, 2014, p. 90. ISBN 978-88-459-7484-7
  4. Da Jean le Bleu.
  5. a b Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, Incipit, Skira, 2018. ISBN 9788857238937

Bibliografia

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  • Jean Giono, Angelo, traduzione di Francesco Bruno, Guanda.
  • Jean Giono, L'affare Dominici, traduzione di Ispano Roventi, Sellerio
  • Jean Giono, L'uomo che piantava gli alberi, traduzione di Luigi Spagnol, Salani.
  • Jean Giono, Un re senza distrazioni, traduzione di Francesco Bruno, Guanda.

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