Kulaki

contadini agiati degli ultimi anni dell'Impero russo e dei primi dell'Unione Sovietica

Citazioni sui kulaki o chulachi.

  • È dubbio se ci sia un altro esempio nella storia di distruzione dell'economia contadina più spietato e più completo della distruzione del ceto contadino russo sotto il primo piano quinquennale[1] di Stalin. (Lionel Robbins)
  • Gli agenti di Stalin, forti di queste istruzioni spietate, cominciarono a ridurre al silenzio i kulaki ancora riluttanti. Scatenarono nelle campagne la lotta di classe, incitando i contadini più poveri, che avrebbero avuto qualcosa da guadagnare dalla collettivizzazione, contro quelli benestanti, che avevano tutto da perdere. Questi "benestanti" però, giudicati col metro americano e europeo-occidentale, non erano altro che poveri diavoli, il cui benessere si riduceva al fatto che erano indipendenti e in grado di sopperire ai propri bisogni con quello che ricavavano dalla loro fatica. E non vedevano il motivo per cui avrebbero dovuto rinunziarvi per il confuso miraggio di un futuro mondo socialista. (H. Stuart Hughes)
  • Il kulak detesta furiosamente il potere sovietico ed è pronto a strangolare e a massacrare centinaia di migliaia di operai. Sappiamo perfettamente che i kulak, se riuscissero a vincere, massacrerebbero centinaia di migliaia di operai, alleandosi con i grandi proprietari fondiari e i capitalisti, restaurando per gli operai il lavoro forzato, abolendo la giornata lavorativa di otto ore, riconducendo le fabbriche e le officine sotto il giogo dei capitalisti. [...] Dappertutto i kulak, avidi, rapaci, crudeli, hanno fatto causa comune con i grandi proprietari fondiari e i capitalisti contro gli operai e contro i poveri in generale. Dappertutto i kulak hanno fatto i conti con la classe operaia con inverosimile crudeltà. Dappertutto essi si sono alleati con i capitalisti stranieri contro gli operai del proprio paese. [...] Nessun dubbio è possibile. Il kulak è un feroce nemico del potere sovietico. O i kulak sgozzeranno un gran numero di operai, o gli operai schiacceranno implacabilmente le rivolte dei kulak, dei rapinatori, che sono una minoranza, contro il potere dei lavoratori. Non ci possono essere vie di mezzo. La pace è impossibile: si può, e persino facilmente, riconciliare il kulak con il grande proprietario fondiario, con lo zar e con il prete, anche se prima erano venuti a lite fra loro, ma non lo si può mai riconciliare con la classe operaia.
    Ecco perché diciamo che la lotta contro i kulak è la lotta finale, decisiva. Ciò non significa che non possano esserci ripetute rivolte di kulak o ripetute crociate del capitalismo straniero contro il potere sovietico. Le parole «lotta finale» significano che si è sollevata contro di noi, nel nostro paese, l'ultima e la più numerosa delle classi sfruttatrici.
    I kulak sono gli sfruttatori più feroci, più brutali, più selvaggi, che hanno restaurato più d'una volta, come attesta la storia di altri paesi, il potere dei grandi proprietari fondiari, degli zar, dei preti e dei capitalisti. (Lenin)
  • In realtà è chiaro che, in qualsiasi modo definito, il kulako era, in quanto classe economica, niente più che un'invenzione del partito. (Robert Conquest)
  • Per eliminare i kulaki come classe non è sufficiente la politica di limitazione e di eliminazione di singoli gruppi di kulaki [...] è necessario spezzare con una lotta aperta la resistenza di questa classe e privarla delle fonti economiche della sua esistenza e del suo sviluppo. (Iosif Stalin)
  • [Con il primo piano quinquennale del 1928-1932] Stalin si era procurato un numero incalcolabile di nuovi nemici all'interno del partito. La collettivizzazione, la dekulakizzazione[2], i processi dimostrativi nelle città e il sistema dei lavori forzati aveva inferto sofferenze pari a quelle subite durante la guerra civile. (Robert Service)
Manifesto sovietico di propaganda contro i kulaki

Note modifica

  1. 1928-1932.
  2. Eliminazione dei kulaki.

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