Kim Stanley Robinson

autore di fantascienza statunitense

Kim Stanley Robinson (1952 – vivente), scrittore di fantascienza statunitense.

Kim Stanley Robinson nel 2005

Incipit di alcune opere

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La trilogia di Marte

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Il rosso di Marte

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Prima del nostro arrivo Marte era un deserto. Ciò non significa che non fosse accaduto nulla: il pianeta si era accresciuto, fuso e raffreddato, la sua superficie era stata sfregiata da enormi cicatrici geologiche: crateri, valloni, vulcani... e tutto in uno stato di inconsapevolezza minerale, senza testimoni. Tranne noi, i vicini del pianeta accanto, ma solo nell'ultimo istante della sua lunga storia. Siamo l'unica coscienza che Marte abbia mai posseduto.
Tutti conoscono la storia di Marte dal punto di vista dell'uomo; come, nel corso delle generazioni primitive, fosse considerato uno dei punti luminosi più importanti, per via del colore e dell'intensità della sua luce, del modo in cui cambiava direzione nel corso del suo cammino celeste. Era come se portasse un messaggio per l'umanità. Non c'è quindi da meravigliarsi se i primi nomi con cui è stato battezzato (Nirgal, Mangala, Auqakuh, Harmakhis) sembrino ancora più antichi delle lingue rispettive, come fossili di parole provenienti dall'era glaciale o prima ancora. Per migliaia di anni Marte ha rappresentato un potere sacro; un potere pericoloso, dato che il suo colore ricordava il sangue, la violenza e la guerra. Più tardi i primi telescopi l'hanno reso più vicino, ed è apparso come un disco arancione dai poli bianchi. Nessun progresso nel campo della tecnologia di costruzione dei telescopi ha portato a ulteriori scoperte, ma le immagini migliori hanno fornito a Lowell indizi sufficienti per creare una storia, la storia di un mondo morente e di un popolo eroico che costruiva canali per tenere lontana l'implacabile avanzata del deserto.

Il verde di Marte

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Il punto non è creare un'altra Terra, un'altra Alaska, o Tibet, o Vermont, o Venezia, e neppure un Antartide. Il punto è creare qualcosa di nuovo e strano... qualcosa di marziano.
In un certo senso, le nostre intenzioni non hanno importanza. Anche se tentassimo di creare un'altra Siberia, o Sahara, non funzionerebbe. L'evoluzione non lo permetterebbe, e questo è fondamentalmente un processo evolutivo, un'impresa spinta a un livello al di sotto delle intenzioni, come quando la vita ha effettuato il primo balzo miracoloso nello scaturire dalla materia, o quando è strisciata fuori dal mare e sulla terraferma.
Lottiamo di nuovo con la matrice di un nuovo mondo. Naturalmente, tutti i modelli genetici per il nostro nuovo biota sono terrestri, ma il terreno è marziano, ed esso è di per sé un potente ingegnere genetico che determina cosa possa prosperare e cosa no, portando avanti una differenziazione progressive e, di conseguenza, l'evoluzione di nuove specie. Con il passare delle generazioni, tutti i membri di una biosfera si evolvono insieme, adattandosi al loro territorio in una complessa risposta comune, una capacità creativa di autoprogettazione. Per quanto noi possiamo intervenire, questo processo è essenzialmente al di fuori del nostro controllo. I geni mutano, le creature si evolvono. E alla fine anche la mente dei progettatori, insieme a tutto il resto, viene modificata per sempre.
Questo è il processo di areoformazione.

Il blu di Marte

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Ora Marte è libero. Siamo padroni di noi stessi. Nessuno ci dice più cosa fare. Ann era in piedi sul davanti del treno mentre diceva quelle parole.
Però è così facile ricadere nei vecchi schemi di comportamento. Infrangi una gerarchia e ne spunta subito un'altra al suo posto. È una cosa da cui dovremo stare in guardia, perché ci saranno sempre persone che cercheranno di creare un'altra Terra. L'areofania dovrà essere incessante, una lotta eterna. Dovremo pensare ancor più intensamente di prima a cosa significhi essere marziani.
I suoi ascoltatori sedevano accasciati sui sedili, guardando fuori dai finestrini il terreno che scorreva via. erano stanchi, con gli occhi arrossati. Rossi dagli occhi rossi. Tutto appariva nuovo sotto l'aspra luce dell'alba, fuori il terreno spazzato dal vento era nudo tranne per una macchia color cachi di licheni e cespugli. Avevano sbattuto fuori da Marte tutti i poteri terrestri, era stata una lunga campagna, coronata da un impeto di azione furiosa che aveva fatto seguito alla grande inondazione avvenuta sulla Terra, e adesso erano stanchi.

New York 2140

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«Chi scrive il codice crea il valore.»
«Questo non si avvicina neppure lontanamente alla verità.»
«Sì, invece. Il valore risiede nella vita e la vita è codificata, come il DNA.»
«Quindi i batteri hanno valori?»
«Certo. Tutte le forme di vita vogliono qualcosa e cercano di ottenerla. I virus, i batteri e così continuando, fino a noi.»
«Il che, tra parentesi, mi ricorda che è il tuo turno di pulire il water.»
«Lo so. Vita significa morte.»
«Oggi?»
«Un qualche oggi. Torniamo al punto che stavo esponendo. Noi scriviamo il codice, e senza il nostro codice non ci sono computer né finanza, niente banche, denaro, tasso di cambio, valore.»
«Tutto tranne l'ultima cosa, capisco cosa intendi. Ma... e allora?»
«Hai letto le notizie di oggi?»
«Certo che no.»
«Dovresti. Sono brutte. Ci stanno divorando.»
«Questo è sempre valido. È come hai detto tu, la vita significa morte.»
«Ma ora più che mai. Sta diventando troppo. Sono arrivati all'osso.»
«Lo so, è per questo che viviamo in una tenda, su un tetto.»
«Esatto, e adesso la gente comincia a preoccuparsi perfino per il cibo.»
«Dovrebbero. Quello è il vero valore, cibo che riempie la pancia, perché non si può mangiare il denaro.»
«È quello che sto dicendo!»
«Credevo avessi detto che il vero valore è il codice. Una cosa che solo un programmatore potrebbe dire, aggiungerei.»

Il ministero per il futuro

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Faceva sempre più caldo.
Frank May si alzò dalla stuoia e si avvicinò silenziosamente alla finestra. Pareti intonacate e piastrelle color terra di Siena, il colore dell'argilla locale. Caseggiati quadrati come quello in cui si trovava lui, terrazze sui tetti occupate dai residenti che vi si erano recati durante l notte perché era troppo caldo per dormire all'interno. Ora molti di loro erano in piedi dietro ai parapetti e guardavano verso est. Il cielo era del colore degli edifici, misto a bianco nel punto in cui presto sarebbe sorto il sole. Frank fece un respiro profondo. In tutta la sua vita aveva passato meno di cinque minuti complessivi in una sauna e la sensazione non gli piaceva affatto. L'acqua calda poteva ancora andare bene, ma l'aria calda e umida assolutamente no. Non capiva come qualcuno avrebbe potuto provare piacere per una così soffocante sensazione di dolore.
Lì non c'era modo di evitarla. Non avrebbe accettato di recarsi in quel posto se ci avesse riflettuto bene. Quella città era gemellata con la sua città natale, ma esistevano anche altre città partner e altre organizzazioni umanitarie. Avrebbe potuto lavorare in Alaska. Invece, il sudore gli colava negli occhi, facendoli bruciare. Era madido anche se indossava solo un paio di pantaloncini, a loro volta fradici; c'erano macchie umide sulla stuoia su cui aveva tentato di dormire. Aveva sete e la borraccia accanto al letto era vuota. In tutta la città gli impianti di aria condizionata ronzavano faticosamente nelle finestre, come uno sciame di zanzare giganti.

Bibliografia

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  • Kim Stanley Robinson, Il rosso di Marte, traduzione di Maurizio Carità, Mondadori, 1995
  • Kim Stanley Robinson, Il verde di Marte, traduzione di Annarita Guarnieri, Fanucci Editore, 2016, ISBN 978-88-347-3259-5.
  • Kim Stanley Robinson, Il blu di Marte, traduzione di Annarita Guarnieri, Fanucci Editore, 2017, ISBN 978-88-347-3259-5.
  • Kim Stanley Robinson, New York 2140, traduzione di Annarita Guarnieri, Fanucci Editore, 2017, esclusiva Kindle.
  • Kim Stanley Robinson, Il ministero per il futuro, traduzione di Francesco Vitellini, Fanucci Editore, 2022, ISBN 9788834742679

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