Kenji Miyazawa

poeta, scrittore per ragazzi e agronomo giapponese (1896-1933)

Kenji Miyazawa (1896 – 1933), poeta, scrittore e agronomo giapponese.

  • La vera bellezza non ha niente a che fare con modelli rigidi e prefissati. In verità, l'ideale non è seguire le leggi della simmetria, ma possederne lo spirito.[1]
  • «Sa qual è il mio guaio? Che se mi metto a pensare, ci sono tante di quelle cose che non capisco… tutte cose di cui non capisco un accidente».
    «Ma mi dica, quali per esempio? ».
    «Mah, tanto per dire… l’erba. Visto che nasce dalla terra che è nera, come mai viene fuori così verde? Per non parlare dei fiori che escono gialli, bianchi… Non ci capisco proprio niente».
    «Potrebbe essere perché i semi dell’erba e dei fiori contengono già il verde, il bianco e così via. Lei non crede?».
    «Ha ragione, dev’essere proprio come dice lei, però io non ci capisco un accidente lo stesso. Prendiamo allora i funghi in autunno. Quelli di sicuro non hanno semi, vengono proprio dalla terra, eppure hanno tanti colori: rosso, giallo, e via dicendo: No, beato chi ci capisce».[2]
  • Senza avidità, mai con prepotenza, e sempre con un calmo sorriso.[3]
Kenji Miyazawa nel 1920
  1. Da Il dio della terra e la volpe (Tsuchigami to kitsune), traduzione di Giorgio Amitrano, in Una notte sul treno della via lattea e altri racconti, Marsilio.
  2. Da Il dio della terra e la volpe (Tsuchigami to kitsune), traduzione di Giorgio Amitrano, in Una notte sul treno della via lattea e altri racconti, Marsilio.
  3. Da Non fragile alla pioggia (Ame ni mo makezu), traduzione di Mariko Muramatsu, in Il violoncellista Gōshu e altri scritti, La Vita Felice, 1996.

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