Kathy Reichs

docente e scrittrice statunitense

Kathlenn Joan "Kathy" Reichs (1950 – vivente), accademica, antropologa e scrittrice statunitense.

Kathy Reichs (2010)

Citazioni di Kathy Reichs

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  • [«Qual è stato il momento di creatività migliore nella sua carriera di scrittrice?»] Di sicuro il momento più forte è stato con il primo libro: l'idea di base, la creazione dei personaggi, l'ambientazione... quello è stato il periodo di maggiore fioritura, il nucleo di tutto. Per il resto, diciamo pure che io scrivo un libro all'anno, quindi sono tenuta per forza di cose ad essere creativa, l'importante per me è ritagliarmi gli spazi adatti, per esserlo tra i molti impegni professionali che mi assorbono e per i quali viaggio molto.[1]
  • [«Come è avvenuto il passaggio da lettrice ad autrice?»] Ho sempre scritto testi accademici. Quando sono diventata professore ordinario all'Università del North Carolina-Charlotte avevo bisogno di una nuova sfida. Ero stata coinvolta, come consulente, in un delitto seriale. Era il 1994, il largo pubblico ancora non si interessava di medicina legale. Mi sembrava il momento giusto per intrecciare un assassinio avvolto nel mistero con l'antropologia forense dando voce a un personaggio femminile, forte. Non ho seguito corsi di scrittura creativa, mi sono limitata a scrivere il libro che mi sarebbe piaciuto leggere, traendo spunto dai casi di cui mi stavo occupando ma solo in parte, cambiando i dettagli per motivi legali ed etici. Ci ho messo due anni, il mio primo giallo è stato pubblicato nel 1997.[2]
  • Professionalmente Temperance Brennan [la protagonista dei suoi romanzi] e io siamo esattamente le stesse. Tempe ha un solo figlio, mentre io ne ho tre. Tempe è divorziata, mentre io sono sposata da oltre 40 anni. Tempe è un'alcolista, mentre io sono incline solo a un secondo bicchiere di Pinot. Tempe è molto più impulsiva di me, e tende a mettersi nei guai. Mi piace andare sul sicuro e lascio libero il personaggio. Penso che ciò che dà ai miei libri autenticità è che faccio quello di cui sto scrivendo. Credo che il fatto che io stia in una sala autopsie, che vada sulle scene del crimine e lavori in un laboratorio forense perfettamente attrezzato dà i miei libri un sapore che altrimenti non avrebbero.[3]

Intervista di Stefania Parmeggiani, repubblica.it, 26 ottobre 2016.

  • Non si può fare la mia professione se non si è in grado di contenere le emozioni. Certo, ci sono casi più difficili di altri, ad esempio quando ti trovi ad analizzare i resti di un bambino. Se si riesce a portare un po' di pace a una sola persona o a una famiglia, è un'esperienza molto gratificante.
  • [«Quali sono gli errori più comuni che fanno gli scrittori di medical thriller?»] Non sono molto accurati o al contrario insistono troppo su un argomento che amano e usano un gergo tecnico. I lettori vogliono leggere una bella storia non un libro di testo.
  • [«Quanto è precisa la scienza in tv?»] Uno dei grandi equivoci generato dalla televisione è che ogni caso possa essere risolto. Non è vero. Io leggo gli script delle puntate di Bones e rispondo alle domande degli sceneggiatori in modo che sia tutto realistico. Gli investigatori non fanno accertamenti sul Dna in venti minuti e non usano tecnologie che nella realtà non esistono. Anche i nostri effetti più elaborati, come la computer grafica [...], si basano su tecnologia reale, ma ovviamente non tutti i laboratori hanno gli strumenti che noi mostriamo perché il costo sarebbe proibitivo.
  • L'antropologia forense è poco glamour. Non ci sono hair stylist, truccatrici, costumiste che scelgono che collant o scarpe con il tacco devi indossare sulla scena del crimine. Io infilo la tuta e mi allaccio gli stivali, se sono fortunata spruzzo un po' di repellente per gli insetti. Anche in laboratorio gran parte del mio lavoro è noioso: incollo ossa, metto in posa gli scheletri, scrivo relazioni.

Incipit di alcune opere

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Duecentosei ossa

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Freddo.
Torpore.
Confusione.
Aprii gli occhi.
Buio. Più buio di un inverno artico.
Sono morta?

Le ossa del diavolo

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Mi chiamo Temperance Deassee Brennan. Uno e sessantasette, irritabile, ultraquarantenne. Plurilaureata. Superoccupata. Sottopagata.
E sto morendo.
Tirai una riga su quell'abbozzo di incipit e ritentai.
Sono un'antropologa forense. Conosco bene la morte. Ora è sulle mie tracce. Questa è la mia storia.
Buon Dio. Nemmeno fossi Jack Webb in Dragnet.
Non ci siamo.
Una rapida occhiata all'ora: le due e trentacinque.

  1. Da Le ossa del ragno di Kathy Reichs: intervista, booksblog.it, 11 giugno 2010.
  2. Dall'intervista di Farian Sabahi, Kathy Reichs: «Offritemi un bicchiere di Pinot e v'invento un nuovo thriller», iodonna.it, 28 agosto 2015.
  3. Da Giulietta Iannone, Un'intervista con Kathy Reichs, liberidiscrivere.com, 7 agosto 2015.

Bibliografia

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  • Kathy Reichs, Duecentosei ossa, traduzione di Irene Annoni, Rizzoli, 2009. ISBN 9788817032315
  • Kathy Reichs, Le ossa del diavolo, traduzione di I. Annoni, Rizzoli. ISBN 8817023396

Voci correlate

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  • Bones – serie televisiva

Altri progetti

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