Jurij Michajlovič Lotman

linguista e semiologo russo

Jurij Michajlovič Lotman (1922 – 1993), linguista, semiologo e culturologo russo, fondatore della semiotica della cultura.

Jurij Michajlovič Lotman

Citazioni di Jurij Michajlovič Lotman

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  • A Ulisse, personaggio pagano interpretato dal cristiano Dante, nel suo libero e coraggioso vagare su una superficie orizzontale, manca la spinta ideale verso l'alto. Quando l'asse verticale e le sue coordinate spaziali gli si presentano alla fine della vita (il «turbo», «la montagna bruna e alta quanto veduta non avea alcuna»), il loro significato resta per lui incomprensibile e il movimento della nave dall'alto verso il basso, causa della sua morte gli viene imposto da una forza che egli non è in grado di riconoscere. Al contrario per Dante personaggio ad essere imposto da una realtà terrena che gli appare caotica e catastrofica e della quale gli sfugge il significato non negativo di profonda trasformazione di un'epoca di trapasso, è il movimento secondo l'asse orizzontale: la partenza da Firenze, il vagare di corte in corte, la proibizione di fare ritorno. Lo slancio verso l'alto, il suo movimento lungo l'asse verticale, è strettamente legato all'esperienza tutta terrena del movimento orizzontale imposto dall'esilio che a Dante personaggio minacciosamente si prepara – come parte della sua missione e del suo grande destino – e che Dante autore vive durante la stesura della Commedia: immane sforzo per ristabilire, in un tentativo «a cui  pongono mano cielo e terra», quell'equilibrio che rendeva l'uomo parte integrante di un'armonica costruzione cosmica e insieme mezzo per sollevarsi al di sopra del caos di un mondo fortemente squilibrato e diviso nella divina perfezione dell'Empireo. (da Testo e contesto: semiotica dell'arte e della cultura, a cura di Simonetta Salvestroni, Laterza, Roma-Bari, 1980.[1])

Conversazioni sulla cultura russa

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  • Paolo I aveva preso sotto la sua protezione l'ordine di Malta, fondato sull’isola omonima, e si era autoproclamato gran maestro, il che ovviamente era impossibile e mostruoso, perché i cavalieri dell’ordine di Malta facevano voto di castità, mentre Paolo era sposato già per la seconda volta. Come se non bastasse, l’ordine di Malta era cattolico e Paolo ortodosso. Ma Paolo era convinto di poter fare qualsiasi cosa (una volta celebrò perfino la liturgia!), credeva che anche lo zar russo potesse fare tutto ciò che fa Dio. E quello di Malta era il suo ordine preferito. (p. 40)
  • Anche la scrittrice francese Madame de Staël sosteneva che la Russia fosse uno Stato dove il dispotismo era mitigato dal cappio. Perché quando la tirannide passava il segno, si poteva pur sempre strangolare lo zar. (p. 284)
  • Tynjanov è stato un grandissimo critico della letteratura. Se per uno studioso si può utilizzare l’aggettivo “geniale”, lui lo fu effettivamente. Ma nell’ultimo periodo della sua vita aveva perso la fiducia nelle possibilità della scienza. Sapeva bene che la vita non può riflettersi appieno nei documenti, che le carte ci forniscono solo frammenti parziali d’esistenza e che le testimonianze scritte non si possono fabbricare. E proprio per questo decise che l'opera artistica può esprimere molto meglio la verità. E che si può inventare quello che, secondo lui, sarebbe dovuto essere. Ma si tratta di una strada pericolosa, perfino per un individuo geniale come lui. E così Tynjanov si convinse che Puškin fosse innamorato della moglie di Karamzin. (p. 408)
  1. Citato in A. Tocco, G. Domestico, A. Maiorano e A. Palmieri, Parole nel tempo, Testi, contesti, generi e percorsi attraverso la letteratura italiana, 1A, Dalle origini al Trecento, Loffredo Editore, Napoli, p. 345. ISBN 978887564209-9

Bibliografia

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  • Jurij Mihajlovič Lotman, Conversazioni sulla cultura russa, a cura di Silvia Burini, traduzione di Valentina Parisi, Bompiani, Milano, 2017, ISBN 978-88-452-9332-0

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