Judith Blake

sociologa e demografa statunitense (1926-1993)

Judith Kincade Blake (1926 – 1993), sociologa e demografa statunitense.

La condizione della donna nei paesi sviluppati

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  • Solo di recente la condizione femminile ha suscitato un diffuso interesse fra gli studiosi della popolazione. Gli specialisti di economia, di sociologia generale e di scienze politiche hanno tradizionalmente concentrato la loro attenzione sulla condizione maschile: sulla diversa distribuzione degli uomini nell'ambito della società, sulle opportunità economiche che loro si offrono nella vita, sul grado di rispetto che possono ispirare e sul potere che possono tentare di raggiungere. Le grandi opere sulle classi, le condizioni sociali o il potere raramente fanno menzione della donna. Il motivo addotto per questa negligenza nei confronti della posizione sociale della donna è istruttivo: la sua condizione è «derivata». Dal punto di vista della gerarchia sociale, ci si attende dalla donna occidentale una perpetua dipendenza dai rapporti di parentela che la legano agli uomini: prima al padre e poi al marito. (p. 93)
  • La natura della posizione della donna e il diverso modo in cui si articola con la condizione maschile esercitano una influenza su importanti variabili che interessano gli studiosi della popolazione, in particolare sul comportamento riproduttivo e l'entità e la qualità della forza lavoro. Per esempio, i demografi hanno scoperto che le donne, a causa del legame esistente fra la posizione sociale che loro compete per tutto l'arco della vita e la condizione di moglie e di madre, sono in generale molto motivate a conformarsi alle aspettative sociali in tema di riproduzione, per esempio a insistere nell'attività riproduttiva fintantoché non sia stato raggiunto il numero desiderato di figli. (p. 93)
  • I movimenti femminili rivendicano a tutte le donne il diritto di avere una propria posizione indipendente e non derivata senza sacrificare la vita familiare più di quanto non debbano fare gli uomini. L'argomento opposto, e cioè che qualsiasi cosa una donna faccia in via secondaria la sua posizione primaria è quella di donna e di madre, è tuttavia ben lungi dall'essere tacitato. (p. 93)
  • L'esperienza lavorativa della donna differisce da quella dell'uomo sia qualitativamente sia quantitativamente, e questo è un punto importante per valutare se le donne hanno compiuto dei passi avanti significativi verso il raggiungimento di una condizione indipendente, non derivata. Per esempio, l'Ufficio internazionale del lavoro calcola che l'impiego a metà tempo è ampiamente diffuso in Australia, Gran Bretagna, Canada, Germania Occidentale, nei Paesi Bassi, nei paesi scandinavi e negli Stati Uniti. In Canada nel 1961 circa un quinto della forza lavoro femminile lavorava meno di 35 ore alla settimana. In Gran Bretagna questa percentuale era di quasi un sesto e negli Stati Uniti, nel 1973, di un quarto. (p. 99)
  • Le donne si concentrano inoltre in modo notevole in alcune categorie occupazionali come gli uffici, il commercio e gli impieghi statali e sono escluse dall'attività dirigenziale nonché da quei settori del lavoro industriale e statale cui appartengono i posti importanti e altamente qualificati. Questa squilibrata distribuzione dei posti di lavoro costituisce un'ulteriore prova del fatto che la maggior parte delle donne non si è ancora affatto avvicinata al conseguimento di una condizione non derivata. (p. 99)
  • [...] negli Stati Uniti, alla fine della seconda guerra mondiale, l'organizzazione Gallup pose la seguente domanda: «Approvate che una donna guadagni del danaro negli affari o nell'industria se ha un marito in grado di mantenerla?». Nel 1945 il sondaggio trovò che solo il 18 per cento della popolazione approvava. Quasi due terzi disapprovavano decisamente e il 16 per cento disse che approvava a determinate condizioni, per esempio se non c'erano bambini. Negli ultimi sei anni ho fatto includere la stessa domanda in diversi sondaggi di opinione. I risultati sono stati impressionanti. Nell'ottobre 1973 il 65 per cento degli intervistati si dichiarò favorevole al lavoro delle donne sposate; per giunta, tra i giovani la percentuale dei favorevoli è stata dell'83 per cento. (pp. 99-100)

Bibliografia

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  • Judith Blake, La condizione della donna nei paesi sviluppati, in Le Scienze, numero 79, marzo 1975, pp. 92-104.

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