Juan Rulfo
scrittore e fotografo messicano
Juan Rulfo all'anagrafe Juan Nepomuceno Carlos Pérez Rulfo Vizcaíno (1917 – 1986), scrittore, sceneggiatore e fotografo messicano.
Dieci racconti
modifica- Il desiderio più grande che ho è di tornare a bere qualche sorso di latte di Felipa, quel latte buono e dolce come il miele che viene fuori dai fiori di ibisco... (da Macario, p. 11)
- Arriverà prima o poi la notte. A questo pensavamo. Arriverà la notte e potremo riposarci. Ora si tratta di far passare il giorno, di attraversarlo come che sia per scampare al caldo e al sole. Poi ci fermeremo. Poi. Quello che dobbiamo fare ora è andare in fretta, sforzo dopo sforzo, dietro tanti come noi e davanti a tanti altri come noi. Di questo si tratta. Riposeremo come si deve quando saremo morti. A questo pensavamo Natalia ed io, e forse anche Tanilo, mentre tra quella processione percorrevamo la strada maestra per Talpa; perché volevamo arrivare tra i primi alla Vergine, prima che le finissero i miracoli. (da Talpa, p. 21)
- Dopo tante ore di cammino senza incontrare né un'ombra d'albero, né un seme d'albero, né una radice di niente, si sente il latrato dei cani. (da Ci hanno dato la terra, p. 29)
- Ma chi diavolo l'avrà fatta così grande questa pianura? A che serve? (da Ci hanno dato la terra, p. 31)
- Lì non c'era nessuno da pregare. Era uno standone vuoto senza porte, solo con due gallerie aperte e un tetto pieno di crepe per le quali passava il vento come attraverso un setaccio. (da Luvina, p. 45)
- E rimangono solo i vecchi e le donne sole o con un marito che Dio solo sa dov'è... Ogni tanto arrivano come i temporali di cui le dicevo, e quando tornano, per tutto il paese si sente un mormorio, e quando se ne vanno una specie di grugnito... Lasciano il sacco delle provviste per i vecchi e piantano un altro figlio nel ventre delle loro mogli, e poi nessuno ne sa più niente fino all'anno dopo, e a volte per sempre... È l'uso. La legge, dicono loro, ma è lo stesso. (da Luvina, p. 49)
- «Nessuno ti farà mai del male, figlio mio. Sono qui per proteggerti. Per questo sono nato prima di te e le mie ossa si sono indurite prima delle tue». (da L'uomo, p. 77)
- I suoi occhi, che con gli anni gli si erano rimpiccioliti, guardavano la terra, qui, sotto i suoi piedi, nonostante l'oscurità. Lì, nella terra, c'era tutta la sua vita. Sessanta anni passati a viverci sopra, a stringerla tra le mani, ad assaporarla, come si assapora la carne. Continuò a lungo a sminuzzarla con gli occhi, a gustarne ogni pezzetto come se fosse l'ultimo. (da Digli che non mi ammazzino!, p. 109)
La morte al Messico
modifica«Viva Petronilo Flores!»[1]
Pedro Páramo
modificaArrivai a Comala perché mi dissero che qui viveva mio padre, un tale Pedro Páramo.[1]
Note
modifica- ↑ a b Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, Incipit, Skira, 2018. ISBN 9788857238937
Bibliografia
modifica- Juan Rulfo, Dieci racconti, saggio introduttivo, traduzioni e note di Tommaso Scarano, Giardini Editori, Pisa, 1980.
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