Johnny Cecotto
pilota motociclistico e pilota automobilistico venezuelano
Johnny Alberto Cecotto Persello (1956 – vivente), pilota motociclistico e pilota automobilistico venezuelano.
Intervista di Jeffrey Zani, motosprint.it, 5 gennaio 2024.
- [Sul Gran Premio motociclistico del Belgio 1975] Il tracciato era lungo 14 chilometri e le moto di Villa e Rougerie volavano sui rettilinei. In qualifica mi mancavano 4-5 secondi al giro. La domenica però scattai bene, nel primo tratto ricordo di essere stato in testa, poi giù in discesa, fra le case, prima che i due mi sorpassassero di motore. A un certo punto c'era una doppia curva che fino alle qualifiche avevo affrontato in quarta marcia. Preso dalla foga di restare con le Aermacchi Harley-Davidson, domenica mi buttavo dentro in quinta: il posteriore che si muoveva di brutto sembrava volermi mollare da un momento all'altro. Con quello slancio arrivavo forte alla staccata dell'ultimo tornantino e spesso li superavo entrambi. Avanti così per tutta la gara, fino al momento decisivo: Villa, che pensava di aver vinto, quando mi vide entrare in staccata scalciò, provando a buttarmi giù. Ma non mi prese: vinsi io.
- [Sul Gran Premio motociclistico di Francia 1975] Ero arrivato dal Venezuela, senza conoscere la pista, con una moto clienti in vendita a chiunque, gomme Dunlop acquistate in circuito e con la prospettiva di correre al massimo tre GP. Poi me ne sarei tornato in Sud America, perché il budget non permetteva di più. In Francia partecipavo sia alle 250 che alla 350. Nella quarto di litro mi qualificai con il secondo tempo dietro a Ikujiro Takai, sulla Yamaha ufficiale. E vinsi. Nella categoria superiore scattai dalla pole e viaggiai circa un secondo al giro più veloce di Agostini: veramente una cosa incredibile! A quel punto di sponsor ne spuntarono parecchi.
- [«[...] trionfasti alla 200 Miglia di Daytona [1976] sulle tele, con la gomma posteriore finita. Il tuo rivale principale era Kenny Roberts, anche lui alle prese con qualche problema di pneumatici»] Eravamo entrambi alla frutta, ma io riuscii ad arrivare in fondo, lui no. Si dovette fermare per una sosta "extra". Montavamo le Goodyear. Non so se avessimo lo stesso materiale, perché Kenny era trattato da ufficiale, io invece ero un semplice cliente. In ogni modo, dopo il suo problema quelli dei pneumatici corsero a dire al mio team di fermare anche me. Probabilmente avrebbero preferito una vittoria di Kenny Roberts, statunitense come loro, idolo di casa a Daytona. Ma la mia squadra li rassicurò dicendo che avevano controllato il battistrada nella sosta per il rifornimento, e andava tutto bene. Arrivai sotto la bandiera a scacchi con l'acqua alla gola, ma c'ero riuscito: primo!
- [...] la mia storia era cominciata in Venezuela una settimana prima dell'inizio del campionato nazionale del 1972. Avevo 16 anni e guidavo una Honda [...] stradale. Per pura curiosità mi feci i circa 300 chilometri che mi separavano dalla pista di San Carlos per andare a vedere le prove dei piloti che avrebbero partecipato alle serie venezuelane. Avevano mezzi da corsa, ma alcuni [...] avevano raggiunto il tracciato su moto stradali. Finite ufficialmente le prove, si erano messi a girare in pista con le stradali: [...] mi unii al gruppo, a proteggermi giusto un paio di jeans e un giacchino. Tenevo comodamente il passo degli altri. Così uno mi disse: "Hai girato bene, corri anche tu domenica prossima?". E io: "No, assolutamente". La sera tornai a Caracas e andai a dormire. La mattina successiva mi svegliai con una convinzione: avrei corso anchio! [«Cosa ti serviva per farlo?»] Innanzitutto il permesso di mio padre, che aveva un'officina di auto. Mi liquidò con sufficienza [...]. Ma io lo martellai senza pietà, tormentandolo per tre giorni, finché non cedette. Fatta la licenza, poi, ero pronto per partire. Papà, vedendomi con i jeans, mi diede dello scemo e mi mandò a comprare una tuta di pelle. La ricordo ancora, gialla, di parecchie taglie in più. La pagai con un assegno. [«Così ti presentasti alla tua prima gara: una 750 stradale sistemata alla bell'e meglio e senza esperienza»] Si partiva a spinta, a motore spento. La mia Honda aveva il motorino d'avviamento, che era vietato. Prima del via un commissario mi avvertì, dicendomi che mi avrebbe tenuto d'occhio. Non ci avevo mai provato, e infatti fu una débâcle: [...] ultimissimo. Rimontai fino al terzo posto ma mi si ruppe la catena. Poi i primi due si ritirarono. Morale, avrei potuto vincere...
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