Jean Guéhenno
letterato e critico letterario francese
Jean Guéhenno (1890 – 1978), scrittore e critico letterario francese.
Citazioni di Jean Guéhenno
modificaIn Walter Mauro, La Resistenza nella letteratura francese
modifica- [Il saluto militare di un soldato tedesco ad un generale che passa in automobile] Questa scena da «guignol» si ripete qua e là, in tutto l'occidente d'Europa, migliaia di volte ogni giorno, e noi dovremmo, sembra, ammirarla con reverenza. Sarebbe scandaloso se persino il paesaggio non si mettesse sull'attenti al passaggio del generale. Ma il dolce vento continua a soffiare sull'eterna campagna, gli uccelli a cantare, le foglie a fremere. Anche noi, anche noi sfuggiremo a questa meccanica fantasmagoria. Non ci metteremo sull'attenti. Si tratta di dipingere i muri della prigione.[1] Non so che cosa dipingerò sui muri della mia, ma sono sicuro che vi si ritroveranno tutti i miei vecchi sogni, le immagini della mia fede. Non è il momento di cambiare, ma quello di essere rischiosamente fedele. Nel mio cielo volerà ancora il genio della libertà. (da Nella prigione[2]; pp. 148-149)
- [La Francia e L'Europa sotto occupazione tedesca sentite come una prigione] Ogni rapporto con i vivi è interrotto. Abolita la speranza di riprenderli presto, e questa vana pretesa di cambiarli che obbliga a forzare la voce e a far mentire i più sinceri. Scrivere come un morto e non aspettare che il giorno del Giudizio non sono poi condizioni di lavoro tanto malvagie, a ben prenderle. Sono libero sulla carta così come nel pensiero. Nulla mi impedisce la verità più di me stesso; questo può essere l'ostacolo più difficile. Per cui, quale occasione per conseguire una intimità, una profondità irraggiungibile! Lavoriamo. (da Nella prigione[2]; p. 149)
- [L'armistizio del 1918] [...] fu mancato. Non fu d'accordo con la Provvidenza, con quel bisogno di felicità e di giustizia che cominciava a farsi luce nell'universo. I trattati di pace che lo seguirono erano in ritardo sul tempo. Ogni vincitore non pensò che a sé. E anche noi eravamo stati così vicini alla morte e avevamo versato tanto sangue che la grande fede umana che ci aveva sostenuti nei combattimenti abbandonò presto quelli tra noi, economisti o giuristi, che ebbero il compito di costruire la pace. Come gli altri non abbiamo saputo che ragionare paurosamente sul passato e non siamo stati capaci a fare che dei piccoli calcoli. Possa l'Armistizio essere un vero armistizio di primavera. (da Armistizio di primavera[3]; pp. 245-246)
Note
modifica- ↑ La Francia e l'Europa occupata dall'esercito tedesco. Cfr. l'incipit di Nella prigione, p. 148.
- ↑ a b Frammento pubblicato clandestinamente con lo pseudonimo di Cévennes. Cfr. La Resistenza nella letteratura francese, note al testo, p. 468.
- ↑ Brano comparso sul giornale Figaro. Cfr. La Resistenza nella letteratura francese, note al testo, p. 469.
Bibliografia
modifica- Walter Mauro, La Resistenza nella letteratura francese, dalla 2° guerra mondiale all'Algeria, Canesi Editore, Roma, 1961.
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