Jayadeva
poeta e mistico indiano
Jayadeva (XII – XIII sec.), poeta indiano (lingua sanscrita).
Gītagovinda
modifica- Con me, che mi vergogno come al primo incontro, lui che mi fa arrendevole con cento furbe lusinghe, | che gli parlo con un sorriso dolce tenero, lui che scioglie la veste fine dai miei fianchi, | amica, fa' che l'uccisore di Keśin, sublime, negli affetti incostante, | si soddisfi con me, impazzita di fantasie d'amore. (61; in Poesia indiana classica)
- Suona il molle flauto che ripete il tuo nome e ti invita; | e per lui, o fiorente, conta anche il polline portato dal vento dopo aver toccato il tuo corpo; | sulla riva della Yamunā dove sempre c'è un poco di vento sta nella foresta l'inghirlandato di bosco, | le mani ansiose tremanti di premere i seni ricolmi alla pastorella. (118; in Poesia indiana classica)
- L'intreccio di liane, con la mano di germogli folti che oscillano al vento, | quasi t'invita ad andare, o bella dalle cosce affusolate: lascia l'indugio, | segui lui, ingenua Rādhikā, Madhumathana che ti è fedele. (226; in Poesia indiana classica)
- Vibrante per il turbamento diverso che si espandeva in lui scorgendo il volto di Rādhā, | come l'oceano che solleva onde trepide alla vista del cerchio di luna, | ella vide Hari[1], che aveva una sola emozione, a lungo desideroso dei giochi d'amore, | col viso, dimora degli affetti, sottomesso ai comandi della passione profonda. || Il color dell'amore sul volto bello, mobile furtivo negli sguardi tremuli, | come d'autunno un laghetto dove una coppia di batticoda si scrolla nel cavo d'un loto in fiore, | ella vide Hari, che aveva una sola emozione, a lungo desideroso dei giochi d'amore, | col viso, dimora degli affetti, sottomesso ai comandi della passione profonda. (245, 248; in Poesia indiana classica)
Bibliografia
modifica- Poesia indiana classica, a cura di Siegfried Lienhard e Giuliano Boccali, traduzioni di Giuliano Boccali e altri, Marsilio, Venezia, 2009.