Isolotto di Megaride

Citazioni sull'isolotto di Megaride, isola di Napoli.

  • Là, dove il mare del Chiatamone è più tempestoso, spumando contro le nere roccie che sono le inattaccabili fondamenta del Castello dell'Ovo, dove lo sguardo malinconico del pensatore scuopre un paesaggio triste che gli fa gelare il cuore, era altre volte, nel tempo dei tempi, cento anni almeno prima la nascita del Cristo Redentore, una isola larga e fiorita che veniva chiamata Megaride o Megara che significa grande nell'idioma di Grecia. Quel pezzo di terra s'era staccato dalla riva di Platamonia, ma non s'era allontanato di molto: e quasi che il fermento primaverile passasse dalla collina all'isola, per le onde del mare, come la bella stagione coronava di rose e di fiorranci il colle, così l'isola fioriva tutta in mezzo al mare come un gigantesco gruppo di fiori che la natura vi facesse sorgere, come un altare elevato a Flora, la olezzante dea. Nelle notti estive dall'isola partivano lievi concenti e sotto il raggio della luna pareva che le ninfe marine, ombre leggiere, vi danzassero una danza sacra ed inebbriante; onde il viatore della riva, colpito dal rispetto alla divinità, torceva gli occhi allontanandosi, e le coppie di amanti cui era bello errare abbracciati sulla spiaggia davano un saluto all'isola e chinavano lo sguardo per non turbare la sacra danza. Certo l'isola doveva essere abitata, ne' suoi cespugli verdi, nei suoi alberi, nei suoi prati, nei suoi canneti, dalle Nereidi e dalle Driadi: altrimenti non sarebbe stata così gaia sotto il sole, così celestiale sotto il raggio lunare, sempre colorita, sempre serena, sempre profumata. Era divina, poiché gli dei l'abitavano. (Matilde Serao)

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