Isabella Bossi Fedrigotti

giornalista e scrittrice italiana (1948-)

Isabella Bossi Fedrigotti (1948 - vivente), giornalista e scrittrice italiana.

Isabella Bossi Fedrigotti

Citazioni di Isabella Bossi Fedrigotti modifica

  • Contro la solitudine, gli adulti si iscrivono, per esempio, a un club, a un circolo, a un partito o anche solo a una palestra, organizzano riunioni, inventano incontri, feste, ricercano vecchi amici, viaggiano, fanno volontariato. Tutte strategie estranee ai bambini e ai ragazzi perché frutto di analisi che implicano maturità e ponderatezza ben lontane dalla loro portata. E allora succede che, in un modo o nell'altro, si ribellino contro la solitudine - che vedono toccare a loro ma non ad altri - come contro un'ingiustizia immeritata e insopportabile. Chi con violenza, chi con la fuga, chi rivoltandosi apertamente contro le regole, chi sottraendosi e nascondendosi dentro di sé. (da Se la casa è vuota, Longanesi, 2010)
  • Il faggio con la sua pelle morbida e liscia come un foglio di carta grigioazzurra ha sempre attirato gli scribacchini. Su di lui è facile incidere nomi, cuori, frecce e casette che spiccano nitidi, come disegnati. Più indicato del pino e dell'abete è il bel faggio rosso, ma più indicato anche del tiglio e dell'olmo, del larice e della betulla, del cipresso e del cedro, dai tronchi ricoperti di spessa, ruvida, impenetrabile corteccia che non permette agli artisti di esprimersi al meglio. Naturalmente era proibito, nei tempi, scrivere sugli alberi – con il coltello, per carità, come gli assassini – ma, appunto perché proibito, si scriveva e si scrive lo stesso. Chi incide sugli alberi è la versione boschiva dei graffitari che vanno con le bombole a lasciare le loro misteriose firme su muri, sulle saracinesche e sui portoni delle città. Vanno, gli uni e gli altri, per sfidare i divieti, ma vanno anche per lasciare piccolissima traccia di sé, una firma, una segno, un marchio, un'invocazione.[1]
  • Laura Solera Mantegazza, figlia della buona, agiata e illuminata borghesia milanese, ne fu il prototipo femminile per eccellenza. Pasionaria politica, garibaldina, crocerossina, dama di carità, fondatrice di scuole professionali femminili, oltre che found riser – forse la prima di cui si sappia – capace, con varie iniziative (vendite di lavori manuali, aste, tombole e feste benefiche), di raccogliere fondi destinati non solo alle sue svariate opere di assistenza, ma pure, per esempio, alla spedizione dei Mille.[2]
  • [Su Francesca Woodman] S'iscrisse, primeggiando subito, alla famosa scuola di Design di Providence e per tutta la sua breve vita perseguì un intento ben preciso: che la foto lasciasse intravedere quello che, ben nascosto, sta dentro ogni individuo. Morì giovane, suicida, lasciando migliaia di negativi, molti dei quali ora si possono ammirare nei più importanti musei del mondo.[3]
  • Tutto si può dire di Cristina di Belgioioso tranne che fosse una donna tutta d'un pezzo. Fu intelligente, intraprendente, generosa, lungimirante, politicamente innovativa e insieme inguaribilmente civetta, mondana egocentrica, vanitosa e ambiziosa. Ed è per questo probabilmente, per la sua assoluta incapacità di essere, come piacerebbe ai biografi pigri, tutta d'un pezzo, che gli storici difficilmente la ricordano e quando la ricordano tendono a farlo con quella condiscendenza, con quella bonaria ironia che si riservano a certe figure femminili senz'altro meritevoli, senz'altro fuori del comune, però bizzarre, capricciose, discontinue, ed elitarie: non realmente all'altezza, insomma, di stare in compagnia di veri grandi (uomini).[4]

Note modifica

  1. Da Graffitari dei boschi, in L'albero dell'amore. Graffiti su faggio nelle fotografie di Flavio Faganello, a cura di Roberto Festi e Michele Lanzinger, catalogo mostra del Museo Tridentino di Scienze Naturali, Trento, 2004, p. 5.
  2. Da Laura Solera Mantegazza, in AA.VV., Italiane, vol. I, Dipartimento per l'informazione e l'editoria, Roma, 2004, p. 172.
  3. Da Le maestre dell'obbiettivo Cinque grandi fotografe del Novecento: ecco le «indiscrete» di Elisabetta Rasy, Corriere della Sera, 1 agosto 2021.
  4. Da Cristina Trivulzio, principessa di Belgioioso, in AA.VV., Italiane. Dall'Unità d'Italia alla prima guerra mondiale, vol. I, Dipartimento per l'informazione e l'editoria, Roma, 2004, p. 174.

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