Ines Castellani Fantoni Benaglio

scrittrice italiana

Ines Castellani Fantoni Benaglio (1849 – 1897), scrittrice italiana, meglio nota con lo pseudonimo di Memini.

Ines Castellani Fantoni Benaglio

Incipit di alcune opere

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La marchesa d'Arcello

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Nella pace serena del tramonto, il suono dell'organo si spandeva ampio e grandioso. Le sue vibrazioni echeggiano gravi, accentuandosi ad ogni ravvivarsi della brezza e, nell'acquetarsi repentino di questa, sembravano smarrirsi per l'aria, come uno sciame di farfalle che si dileguassero a volo.

Da mezz'ora e più, la carrozza della contessa Carina d'Orno aspettava davanti all'invetriata dell'atrio nel giardino della villa.
Non era però la prima volta che questo fatto avveniva, e, un osservatore attento avrebbe potuto facilmente avvedersene dalla posa rassegnata dei graziosi cavallini bianchi attaccati alla vittoria, dall'espressione profondamente serena del cocchiere e del domestico, nonché dal tranquillo colloquio di Lorenzo d'Orno e dell'amico suo Gino Valserra.

Di provincia, questo sì, ma una casa colossale e delle ricchezze degne della storica nobiltà del nome; una casa come ce ne son poche ormai, mercè la sacra e rovinosa giustizia, cui dobbiamo l'abolizione dei privilegi di primogenitura.
E (incredibile ma vero) l'attuale capo della casa, Sua Eccellenza il signor Principe d'Astianello, un bell'uomo sui quarantacinque anni, vedovo, con una sola bambina, non voleva saperne di rimaritarsi.

Vita mondana

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Nella elegante portineria olandese, nicchiata nel verde, di fianco al cancello del giardino, il sopraggiungere di Alberto Mentena non cagionò meraviglia alcuna. - La linda portinaja si alzò premurosamente per aprir l'uscio che metteva sul viale e accompagnò il giovane, sinché poté vederlo, colla benevolenza del suo vispo sguardo di vecchietta. Alberto Mentena era simpatico a tutti, giovani e vecchi, ricchi e poveri.

Citazioni su Memini

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  • Chi è Memini? Io non so. Ma credo di poter affermare che abbiamo a fare con una vera signora. Finalmente! si respira, in questo andirivieni di donne-scrittrici, non tutte gentili, che scambiano la sgarbataggine con la forza e fumano la sigaretta anche in letteratura! Memini, l'ho detto, è soavemente donna e signora; non perché la sua arte ce lo confermi cincischiandosi in analisi da sarta e da tappezziere, o perché ci fa vivere in un ambiente leggittimamente aristocratico; ma per una specie di delicata riservatezza, per la grazia semplice e tranquilla di cui si vela il suo stile, sempre, anche nei momenti del più alto lirismo, anche nei momenti della più intensa passione, raggiungendo, in tal maniera, una semplicità suggestiva e un'efficace sobrietà. Le scene più drammatiche del suo romanzo, qualche punto scabroso, sono tratteggiati con bravura a luce e ad ombre sapienti, e l'immagine nella sua rapidità ci è resa viva e completa così che non ci par riflessa ma veduta. Lo stesso nell'analisi delle sensazioni, degli stati d'animo dei personaggi: la preparazione è tanto graduata, li conosciamo già tanto bene per quello che dicono, per quello che fanno, per quello che l'autrice, accortamente in una pennellata, ce li presenta, che si prevede già ciò che sentiranno, ciò che penseranno, ciò che decideranno in quella data occasione. Poiché tutti sono veri e vivi, ed hanno un'individualità propria, tutti, perfino i più insignificanti; e si muovono così bene nel loro ambiente in cui s'intravede dietro a loro altra gente ed altri caratteri e altre passioni, come nel mondo. Trovo qui che Memini ha superato vittoriosamente un gran scoglio: quello della prospettiva, del fondo; direi volentieri della messa in scena; scoglio da cui non si guardano sempre nemmeno i nostri valenti, e che guasta qualche volta l'idea e la forma migliore. L'azione sia pur di due od anche di un individuo solo, ma non agiscano nel vuoto, ma intorno ad essi ci sia la folla — indifferente, poco importa; ma è necessario indovinarla, è necessario intravederla, bisogna saperla là, e non col mezzo di qualche personaggio secondario messo per riempitivo, ma complessivamente; dei nomi, delle abitudini, dei tratti caratteristici, dei saluti, dei legami, degli obblighi; ciò insomma che penetra dal di fuori anche nella vita più appartata. (Maria Majocchi)

Bibliografia

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