Luigi Archinti

pittore italiano
(Reindirizzamento da Il lascito del comunardo)

Luigi Archinti (1825 – 1902), novelliere, pittore e critico d'arte italiano. Utilizzò gli pseudonimi di Luigi Chirtani e Luigi Tarchini.

Incipit di Per pigliar sonno: racconti

modifica

Un distaccamento in Calabria

modifica

Ecco una vera e genuina istoria di briganti della Calabria.
Avverto il lettore che dal 1859 in poi gli accessorii del vestiario e l'armamento delle bande non è più quello d'una volta; anco i costumi sono in parte cangiati: gli agnus dei, gli altarini, le madonne, le reliquie non figurano quasi più tra i briganti.

Gli effetti di un singhiozzo

modifica

Il giorno nel quale successe in Milano l'avvenimento memorabile che forma il soggetto del nostro racconto, era giorno di festa in casa del signor Giuseppe Fortinelli, capo-convoglio nelle Ferrovie dell'Alta Italia. Quest'ottimo impiegato aveva sposata da un anno, giorno per giorno, la signorina Ernestina Gemignani, figlia di un Delegato di Pubblica Sicurezza, e celebrava l'anniversario delle faustissime nozze.

Tu che a Dio spiegasti l'ali

modifica

Narro un fatto raccontatomi da uno di Schio, che assistette, come crociato, nel 1848 alla famosa battaglia combattuta il 9 giugno sotto Vicenza, e lascio a lui la parola.

Il Feldmaresciallo conte Radetski, sconfitto da Piemontesi a Goito, si era ritirato nel più perfetto disordine, diretto verso la bassa del Veneto, per prender stanza a Montagnana.
Nel suo esercito in fuga c'era la confusione delle lingue; non si vedevano più brigate, reggimenti, battaglioni, squadroni, batterie; ma torme di Croati, d'Ungheresi, di Tedeschi, di Rumeni, e, pur troppo, d'Italiani: artiglieri e cacciatori, cavalieri e fanti tutti frammisti dal caso, imbrancati dalla conforme disposizione al correre od all'andare a rilento, trascinandosi a fatica, con o senza fucile, con o senza zaino, con o senza un pezzo di pagnotta da rosicchiare.

Il lascito del comunardo

modifica

Vinta la Comune, aperto Parigi, non potei resistere al desiderio di recarmi a vedere lo strazio che la guerra civile avea fatto di quella superba città, nella quale aveva passati otto anni d'emigrazione, e dove avevo molte conoscenze, vecchi amici e care relazioni.
Una delle prime visite fu pel mio carissimo Herseu, pittore de' migliori nella scuola francese. Giunto al suo studio, via Breda, un bel ragazzo dodicenne venne ad aprirmi, e pochi momenti dopo ero fra le braccia dell'amico, che non avea visto da undici anni.

Un duello per un fantasma

modifica

Era prima del 1866: il mio battaglione si dirigeva su Napoli, per recarsi in Abruzzo. Giunti a Sorrento dopo cinque giorni di marcia, chiesi il permesso di andare in avanti, per vedere Pompei; l'ebbi e mi misi in viaggio dopo aver fatto una buona colazione. Ero molto stanco e disposto a dormire in carrozza, ma la bellezza del golfo, le stupende scene di quell'anfiteatro meraviglioso che si estende da Capo Miseno al Vesuvio, mi tenevano desto: eppure io voleva dormire, per non vedere poi, stanco ed assonnato, le rovine e le belle cose di Pompei. Mi provai più volte inutilmente; chiudeva gli occhi, ma la mente pareva farsi più sveglia ed animata colla oscurità della vista.

Il tesoro di Peschio Rossi

modifica

Il mio amico il Luogotenente** era agli arresti per affare di duello; l'andai a trovare; c'eran seco da sette ad otto ufficiali d'ogni arma. Fatti i primi saluti, m'ebbi una sedia, un bicchiere colmo, versatomi da un bel bersagliere confidente del mio amico, e l'invito d'imitare gli altri della brigata, che ad ogni tratto si pigliavano un pizzico di castagne arrosto da un paniere che n'era ripieno.

Il cavallo requisito

modifica

«Caro amico,

«Eccoti la storiella che ti ho riferito, e colla quale il capitano S… difese la memoria di Ugo Foscolo. Noi si combatteva con buone ragioni in pro dell'onestà di quel poeta, contro l'azzimato e profumato professorello in guanti gialli che si mostrava accanito nel mordere la memoria dell'autore dell'Inno alle Grazie, e ricordava l'upupa che il poeta dice:

Svolazzar su per le croci
Sparse per la funerea campagna
E l'immonda accusar col luttuoso
Singulto i rai di che son più le stelle
All'obbliate sepolture.

Bibliografia

modifica

Altri progetti

modifica