Moacyr Scliar

scrittore e medico brasiliano
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Moacyr Scliar (1937 – vivente), scrittore brasiliano.

  • Un libro? È questo che voleva da me? Un libro? Allora non voleva portarmi a letto, non voleva fare l'amore con me — voleva un libro? La proposta accese sentimenti contraddittori. Da un lato la delusione, un'altra. Invece di una dichiarazione d'amore, una proposta editoriale. (da La donna che scrisse la Bibbia)
Moacyr Scliar

Incipit di alcune opere

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I leopardi di Kafka

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RAPPORTO CONFIDENZIALE 125/65

Signor Commissario: con questo rapporto la informo della detenzione dell'elemento Jaime Kantarovič, nome in codice Cantareira, arrestato la notte tra il 24 e il 25 novembre del 1965 in una strada centrale di Porto Alegre. Detto elemento, noto militante degli ambienti universitari della città, da due mesi era seguito dai nostri agenti. Intorno alle 21, Jaime Kantarovič, nome in codice Cantareira, si è diretto verso l'appartamento della sua fidanzata Beatriz Gonçalves. Altri elementi, sei in tutto, sono giunti sul posto, soli o in coppia – ovviamente per una riunione segreta. I suddetti hanno lasciato il posto in questione alle 23.30, momento in cui è stato intimato loro l'altolà dall'agente Roberval. Sette elementi, Beatriz Gonçalves compresa, sono riusciti a fuggire, ma l'elemento Jaime Kantarovič, nome in codice Cantareira, zoppo a una gamba, non ha potuto correre. Arrestato e condotto alla sede della Unidade de Operações Especiais, è stato sottoposto a interrogatorio. Nel corso del quale sono state utilizzate le scosse elettriche, interrotte per due ragioni: 1) i successivi svenimenti dell'elemento Jaime Kantarovič, nome in codice Cantareira e 2) mancanza di corrente. Quindi, l'interrogatorio non ha potuto essere portato a termine. L'elemento Jaime Kantarovič, nome in codice Cantareira, ha più volte ripetuto che la riunione aveva l'obiettivo di discutere di letteratura e di bere chimarrão. Nell'appartamento è stato effettivamente ritrovato il recipiente per il chimarrão ancora tiepido e vari libri, il che ovviamente non invalida l'ipotesi di una riunione sovversiva. L'elemento Jaime Kantarovič, nome in codice Cantareira, è stato perquisito. Nelle tasche aveva: 1) poche banconote e monete; 2) un fazzoletto sporco e lacero; 3) un mozzicone di lapis; 4) due pasticche di aspirina; 5) un foglio, accuratamente piegato, con le seguenti parole dattilografate in tedesco:

Leoparden in Tempel Leoparden brechen in den Tempel ein und saufen die Opferkrüge leer; das wiederholt sich immer wieder; schließlich kann man es vorausberechnen, und es wird ein Teil der Zeremonie

Sotto il testo, la firma di un certo Franz Kafka. La carta, ingiallita, sembra assai vecchia. Crediamo, tuttavia, che sia un trucco e che si tratti, in realtà, di un messaggio, probabilmente in codice; siamo in attesa della traduzione in portoghese, sollecitata con carattere di urgenza, per una migliore valutazione. Sulla base della suddetta traduzione, continueremo le indagini su Jaime Kantarovič, nome in codice Cantareira, nella prospettiva di connessioni sovversive internazionali.

Con l'apertura degli archivi dei servizi segreti che operarono in Brasile dal golpe del 1964, numerosi documenti sono venuti alla luce, tra cui il rapporto confidenziale sopra riportato, di cui posseggo una copia.
Jaime Kantarovič, detto Cantareira da un amico di Rio, era mio cugino. Non siamo mai stati intimi, ma mi piaceva e lo stimavo molto. Il rapporto fa riferimento a una storia sorprendente che coinvolge Jaime in persona, il nostro prozio Benjamin Kantarovič e Franz Kafka.

[Moacyr Scliar, I leopardi di Kafka, traduzione di Guia Boni, Voland]

Il centauro nel giardino

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Piccola fazenda nell'interno di Quatro Irmãos, Rio Grande do Sul
dal 24 settembre 1935 al 12 settembre 1947

I primi ricordi ovviamente non possono essere descritti con parole convenzionali. Sono cose viscerali, arcaiche. Larve nel cuore della frutta, vermi che si muovono nella melma. Remote sensazioni. Dolori indistinti. Visioni confuse: cielo in subbuglio sul mare increspato; tra nuvole scure, il cavallo alato scivola via maestoso. Avanza rapido, prima sull'oceano e poi subito sul continente. Lascia dietro di sé spiagge e città, foreste e montagne. Poco per volta, diminuisce la velocità, e adesso plana, descrivendo ampi giri, la criniera al vento.

[Moacyr Scliar, Il Centauro nel giardino, traduzione di Guia Boni, Voland]

La donna che scrisse la Bibbia

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Molti mi chiedono perché mi dedico alla terapia delle vite passate. La mia risposta varia secondo le circostanze. Quando sono intervistato alla tv o alla radio – e succede spesso – dichiaro, con voluta reticenza, di esserci arrivato per volere del destino. Il risultato solitamente è ottimo, e si traduce in ammirate esclamazioni degli intervistatori e del pubblico eventualmente presente. Destino è una parola che piace molto alla gente; viene associata al sovrannaturale, agli astri, che fanno sempre una certa impressione. Approfitto dello sconcerto e mi spingo oltre. Al principio con studiata difficoltà – pause vacillanti, penosi silenzi, ma in un crescendo d'entusiasmo come se le cateratte si aprissero, capisce? le cateratte dell'emozione – rivelo che in origine il mio mestiere era un altro: professore di storia. Ed ecco una nuova sorpresa: di solito mi immaginano psicologo o medico.

[Moacyr Scliar, La donna che scrisse la Bibbia, traduzione di Guia Boni, Voland]

L'orecchio di Van Gogh

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Eravamo, come al solito, sull'orlo della rovina. Mio padre, proprietario di un negozietto, doveva a uno dei suoi fornitori una bella somma. E non sapeva come pagarla.
Ma se gli mancavano i soldi, aveva immaginazione in abbondanza... Era un uomo colto, intelligente, oltre che allegro. Non aveva portato a termine gli studi; il destino lo aveva confinato in una modesta bottega di alimentari dove lui, tra salami e salsicce, resisteva con coraggio alle angherie dell'esistenza. Piaceva ai clienti, oltretutto perché vendeva a credito senza mai riscuotere. Con i fornitori però la faccenda era diversa. Quegli energici signori volevano i loro soldi. L'uomo di cui allora mio padre era debitore era noto per essere un creditore assai implacabile.

[Moacyr Scliar, L'orecchio di Van Gogh, traduzione di Guia Boni, Voland]

Bibliografia

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Altri progetti

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