Igor' Sečin
politico e imprenditore russo
Igor' Ivanovič Sečin (1960 – vivente), politico, imprenditore ed ex agente segreto russo.
Intervista di Antonella Scott, st.ilsole24ore.com, 15 giugno 2016.
- Le sanzioni danneggiano tutti i protagonisti dell’attività economica, che stanno al di fuori di ogni politica. L’estensione delle sanzioni al livello corporativo è infondata, illegale e, cosa più importante, viola le basi del diritto contrattuale.
- Negli anni 60 il fondatore dell’Eni, Enrico Mattei, concluse con l’Urss un contratto di fornitura di petrolio a lungo termine, rompendo i dogmi della guerra fredda che, tra l’altro, presupponevano l’isolamento economico della Russia. Difendendo l’accordo firmato a Mosca, Mattei assicurò che «non avrebbe costituito un pericolo per l’Italia, al contrario avrebbe garantito petrolio al Paese, e dato lavoro agli italiani»; ed era sinceramente contento del fatto che «la lupa che nutrì Romolo e Remo finalmente si sarebbe imparentata con il famoso orso russo». Così è proprio grazie al petrolio russo, al ponte energetico costruito dagli sforzi di Mattei e dei suoi partner sovietici che le relazioni tra Russia e Italia hanno avuto nel corso dei decenni una base solida.
- Con Eni realizziamo progetti congiunti nelle piattaforme continentali. E non è escluso che con il tempo riusciremo a prendere parte alla realizzazione del sogno di Mattei - la partecipazione della compagnia italiana a un grande progetto produttivo in Russia.
- Dal punto di vista dei costi, l'estrazione di petrolio in Russia è una delle più efficienti al mondo (i costi operativi di Rosneft, per esempio, sono di 2,1 dollari al barile di petrolio equivalente). E grazie alla qualità della base di risorse, i progetti hanno una proiezione di lungo termine. Per questo una riduzione temporanea dei prezzi per noi non ha un impatto critico come, per esempio, per i progetti relativi allo shale oil. Questo fattore, unito all'assenza di alti livelli di indebitamento nel settore petrolifero, ci consente di mantenere stabilità lungo l’intero ciclo. La principale sfida esterna per il settore energetico russo sta nel rafforzamento della concorrenza sui mercati esteri. Abbiamo di fronte una dura competizione per il mantenimento delle quote sui mercati chiave tradizionali, e per potenziarle in quelli nuovi.
- Per una serie di ragioni oggettive, il mercato europeo dell’energia resterà il principale mercato di sbocco per gli idrocarburi russi per decenni. È per un tempo così lungo che è stata costruita un’infrastruttura enorme, in termini di porti e di gasdotti. Basti dire che Rosneft occupa una posizione leader nel mercato del petrolio e derivati della Germania. E tuttavia ora i ritmi di crescita del mercato europeo rallentano, a differenza di quello asiatico in cui invece si nota una crescita intensa dei consumi. Inoltre le nuove risorse di gas e petrolio vengono estratte prevalentemente nell’Oriente russo. In questa situazione è del tutto logico che vengano indirizzate sul mercato più vicino e in più rapida crescita, l’Asia. Ma non ci si deve preoccupare per questo: nella struttura dell’export di Rosneft, le forniture alla Cina coprono il 13%. È una normale diversificazione dei mercati di sbocco.
Citazioni su Igor' Sečin
modifica- Chi avesse bisogno della firma di Putin per aprire un'azienda doveva prima trattare con Sečin. Quando un imprenditore di San Pietroburgo ebbe bisogno della firma di Putin per una joint venture con una compagnia olandese che commerciava derivati del carbone e del petrolio, i suoi amici gli organizzarono un incontro. Dopo aver parlato, Putin disse all'imprenditore di andare dal suo segretario Igor' Sečin con queste parole: "Lui le dirà quali documenti portare e io li firmerò". "Lasciai l'ufficio e andai da Sečin senza sapere chi fosse", rammentò l'imprenditore, Andrej Korčagin. "Mi stavo chiedendo perché fosse un uomo e non una donna, com'erano di solito le segretarie. Guardavamo i funzionari dall'alto in basso, allora. Cominciammo a parlare dei documenti che mi servivano e poi Sečin all'improvviso si mise a scrivere su un pezzo di carta. Disse: 'E porti anche...' mostrandomi quello che aveva scritto: '10.000 dollari'. Mi arrabbiai moltissimo. 'È impazzito?!' Ma lui rispose: 'Così facciamo gli affari qui'. Gli dissi dove poteva andare – ma fu la fine: non registrammo mai l'impresa. Allora erano tempi tutti diversi. Non avevo idea di chi fosse Sečin. Era così che raccoglievano le tangenti". (Catherine Belton)
- Una volta un addetto del Cremlino si lamentò con me che Sečin aveva deliberatamente perso una direttiva concordata con Putin: "Tutti si chiedevano dove fosse. Non era stata pubblicata. Putin disse di averla firmata e di averla data a Igor'... Andai da Sečin e lui disse: 'Ops, dev'essere caduta dietro l'armadio. Ho così tante carte qui'. E così è andata avanti. Lo faceva per dimostrare che era lui che prendeva le decisioni, e che decideva se le cose si facevano o no, e che per decidere dovevo andare da lui". (Catherine Belton)
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