Iaia Caputo
giornalista, scrittrice e traduttrice italiana
Iaia Caputo (1960 – vivente), scrittrice, giornalista e traduttrice italiana.
vertigine.wordpress.com, 20 novembre 2009.
- [In una tua efficacissima immagine, il tempo diventa un tapis roulant. È il tempo a scorrere o sono le donne stesse a trascorrere?] È un'immagine universale. Uomini e donne camminano sullo stesso tempo, ma le sensazioni che accompagnano il movimento sono diverse. Per le donne invecchiare significa confrontarsi con un sentimento di smarrimento. In una sorta di naufragio in se stesse, si comincia ad abitare un corpo sconosciuto e la sensazione che ne deriva è quella di essere superati. Di non essere più sull'onda del vivere, ma dietro. Il passato ingigantisce, mentre il futuro perde la sua astratta infinitezza.
- [Perché mai alle donne non è dato invecchiare? La vecchiaia è un peccato? Una malattia?] Gli uomini hanno messo a punto un'idea formidabile di vecchiaia, della quale le donne sono invece ancora sprovviste. Mentre il tempo restituisce agli uomini potere, forza, fascino, per le donne continua ad essere un'esperienza di mera sottrazione. Il tempo consta ancora oggi di un apparato simbolico dietro il quale si consuma un'antica ingiustizia di genere.
- [In che termini entra il tempo nelle amicizie al femminile?] Se è vero che il tempo toglie, è anche vero che spesso regala qualcosa. Due sono i doni della vecchiaia alle donne: il tempo per sé e l'amicizia di altre donne. Dopo i 50 anni, infatti, molti giochi sono fatti; la professione già avviata, i figli grandi e indipendenti, un certo disinvestimento erotico, la conquistata stabilità consentono alle donne di recuperare del tempo libero. Questo tempo, finalmente vuoto, diventa solitamente il mezzo per riscoprire l'amicizia al femminile, e con quella, le vecchie passioni. È un modo per incontrare il mondo delle altre. Non semplicemente le loro parole, ma la condivisa voglia di ridere e un'utilissima, nuova leggerezza.
Un giorno è successo. Non eccezionalmente presto ma neppure troppo tardi. Più o meno quando capita a tutte. È ovvio che non lo desiderassi, ma questo non giustifica la sorpresa, anzi, l'incredulità con cui ho accolto i primi indizi di quel che stava accadendo. Potrei dire persino di ricordare il momento esatto in cui lo stupore ha assunto la consistenza di una batosta, un colpo secco sulla testa, di quelli che quando calano fanno male, ma il dolore è così fugace che si potrebbe anche dimenticarlo in fretta. Tranne che quella volta aveva lasciato una scia di insistente malumore. Insomma, cominciavo a invecchiare.
Bibliografia
modifica- Iaia Caputo, Le donne non invecchiano mai, Feltrinelli, Milano, 2009. ISBN 9788807171765
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