Salman Rushdie

scrittore, saggista e attore indiano
(Reindirizzamento da I versi satanici)

Ahmed Salman Rushdie (1947 – vivente), scrittore e saggista indiano naturalizzato britannico.

Salman Rushdie (2014)

Citazioni di Salman Rushdie

modifica
  • I miei eroi preferiti sono tennisti, registi e rock star.[1]
  • L'alienazione non è forse mai stata tanto diffusa come oggi: ragione di più per darsi la mano e cercare di costruire ponti.[2]
  • [Su Il mago di Oz] Nel suo momento emotivo più potente, questo è senza ombra di dubbio un film sulla gioia di partire, di lasciare il grigiore e fare ingresso nel colore, di ricrearsi una nuova vita nel «luogo dove non ci sono guai». Over the Rainbow [Sopra l'arcobaleno] è, o dovrebbe essere, l'inno di tutti gli emigranti del mondo, di tutti quelli che vanno alla ricerca del luogo in cui «i sogni che osi sognare realmente si avverano». È una celebrazione della Fuga, un grande peana dell'Io Sradicato, un inno – anzi l'inno – all'Altrove.[3]

Intervista di Bruno Cavagnola, l'Unità, 12 aprile 1984, p. 11.

  • [Sull'India degli anni ottanta] È un paese in cui la corruzione è diventata un metodo di governo; solo in questo periodo abbiamo in corso quattro processi contro ex ministri di Stato. E il popolo indiano oggi non pretende e non aspetta più nulla dal governo, il suo pessimismo verso lo Stato è assoluto. Vedo anzi il rischio concreto che il paese possa dividersi: per motivi religiosi, per la tensione che si è creata tra i diversi stati e il potere centrale, per il consenso sempre maggiore che stanno conquistando le tendenze centrifughe.
  • [...] di tragico in Pakistan c'è solo la situazione. I suoi protagonisti non hanno la dimensione di un Amleto o di un Re Lear, sono dei pagliacci. È la tragedia che ha preso la forma di una farsa: questo mi è sembrato il metodo migliore per arrivare a descrivere la vita reale.
  • L'urdu, la mia lingua originaria, non solo non sarebbe stata capita da gran parte dei miei connazionali, ma sarebbe inadeguata ad esprimere quello che volevo dire: è una lingua molto rigida e classica, ideale per le dissezioni filosofiche. L'inglese mi permette di parlare al mondo e in modo non contraddittorio con il contenuto che voglio esprimere.

I figli della mezzanotte

modifica

Io sono nato nella città di Bombay... tanto tempo fa. No, non va bene, impossibile sfuggire alla data: sono nato nella casa di cura del dottor Narlikar il 15 agosto 1947. E l'ora? Anche l'ora è importante. Be', diciamo di notte. No, bisogna essere più precisi... Allo scoccare della mezzanotte, in effetti. Quando io arrivai le lancette dell'orologio congiunsero i palmi in un saluto rispettoso. Oh, diciamolo chiaro, diciamolo chiaro; nell'istante preciso in cui l'India pervenne all'indipendenza, io fui scaraventato nel mondo. Ci fu chi boccheggiò. E, fuori dalla finestra, folle e fuochi d'artificio. Pochi secondi dopo, mio padre si ruppe un alluce; ma questo incidente era una bazzecola se paragonato a quel che era accaduto a me in quel tenebroso momento: grazie infatti alle tirannie occulte di quelle lancette dolcemente ossequianti, io ero stato misteriosamente ammanettato alla storia, e il mio destino indissolubilmente legato a quello del mio paese. Nei tre decenni successivi non avrei avuto scampo.

Citazioni

modifica
  • ... forse, se si vuol rimanere un individuo nel mezzo delle moltitudini turbinanti, bisogna rendersi stravaganti.[4]
  • La verità della memoria... Seleziona, elimina, modifica, esagera, minimizza, glorifica e anche diffama; ma alla fine crea una propria realtà.[5]
  • Ma chi sono io? La mia risposta: sono la somma di tutto ciò che è accaduto prima di me, di tutto ciò che mi si è visto fare, di tutto ciò che mi è stato fatto.[6]

Sì, mi calpesteranno sotto i piedi, i numeri in marcia uno due tre, quattrocento milioni cinquecento sei, riducendomi a granelli di polvere senza voce, come, a suo tempo, calpesteranno mio figlio che non è mio figlio e suo figlio che non sarà suo e il suo che non sarà suo, fino alla mille e unesima generazione, finché mille e una mezzanotte non avranno distribuito i loro terribili doni e mille e un bambino non saranno morti, perché è privilegio e maledizione dei bambini della mezzanotte essere insieme signori e vittime dei propri tempi, rinunciare alla privacy e lasciarsi risucchiare nel vortice annientante delle moltitudini e non poter mai vivere o morire in pace.

Incipit di alcune opere

modifica

Est, Ovest

modifica

L'ultimo martedì del mese l'autobus del mattino, con i fanali ancora accesi, scaricò Miss Rehana davanti all'ingresso del consolato britannico. Vi giunse sollevando una nuvola di polvere, che velò la sua bellezza agli occhi degli estranei fino a quando lei discese. L'autobus era coperto di smaglianti arabeschi multicolori che davanti dicevano, a lettere verdi e oro, TESORO VIENI AVANTI; e dietro aggiungevano TATA-BATA e O.K. BELLA VITA. Miss Rehana disse al conducente che il suo era un autobus bellissimo, e lui saltò giù e le tenne la porta aperta, inchinandosi teatralmente mentre lei metteva piede a terra.

I versi satanici

modifica

«Per rinascere» cantò Gibreel Farishta, precipitando dai cieli, «devi prima morire. Ho-ji! Ho ji! Per scendere sulla terra rotonda, bisogna prima volare. Tat-taa! Taka-thun! Come puoi ancora sorridere, se prima non avrai pianto? Come conquisti il cuore del tuo amore, signore, senza un sospiro? Baba, se tu vuoi rinascere...» Poco prima dell'alba di un mattino d'inverno, il giorno di Capodanno o pressappoco, due uomini, reali, adulti e vivi, cadevano da grande altezza, seimila metri, verso la Manica, senza l'ausilio di paracadute o di ali, da un cielo limpido.

La terra sotto i suoi piedi

modifica

Il giorno di San Valentino del 1989, l'ultimo della sua vita, la leggendaria cantante pop Vina Apsara si svegliò tra i singhiozzi da un sogno di sacrifici umani in cui era la vittima designata. Uomini a torso nudo somiglianti all'attore Christopher Plummer l'avevano afferrata per i polsi e le caviglie.[7]

Citazioni su Salman Rushdie

modifica
  • Ho un gran rispetto per tutte le religioni e credo che la libertà di coscienza debba trovare un limite nel rispetto dell'altro. Quindi non si scherza con nostro Signore Gesù Cristo e nemmeno con Maometto, per intenderci. (Francesco Cossiga)
  • Il diritto alla libertà d'espressione deve essere riconosciuto, soprattutto agli imbecilli. (Francesco Cossiga)
  • Consegnateci Rushdie perché possa essere eseguita la sua condanna a morte, che è irrevocabile.
  • La sentenza contro l'apostata traditore deve essere eseguita e lo sarà. È dovere di ogni musulmano rimuovere questo essere mercenario dal cammino dell'Islam. Ce lo devono consegnare perché ha commesso un crimine e un tradimento. Nessuna pressione ci piegherà.
  • Rushdie ci deve essere consegnato perché questa è la soluzione più logica. Non ci interessa che gli altri esprimano contrarietà davanti alla nostra volontà di giustizia, tante loro azioni hanno già suscitato la nostra ira.
  1. Citato in Piero Pardini, Citazioni a bordo campo, Ubitennis.com, novembre 2008
  2. Da Le voci del mondo, Internazionale, n. 592, 27 maggio 2005, p. 75.
  3. Da Il mago di Oz, trad. it. di G. Strazzeri, Mondadori, Milano, 2000, p. 34; citato in David Batchelor, Cromofobia. Storia della paura del colore, traduzione di M. Sampaolo, Mondadori, Milano, 2001, p. 44. ISBN 9788842497684
  4. Citato in AA.VV., Il libro della letteratura, traduzione di Daniele Ballarini, Gribaudo, 2019, p. 304. ISBN 9788858024416
  5. Citato in AA.VV., Il libro della letteratura, traduzione di Daniele Ballarini, Gribaudo, 2019, p. 302. ISBN 9788858024416
  6. Citato in AA.VV., Il libro della letteratura, traduzione di Daniele Ballarini, Gribaudo, 2019, p. 305. ISBN 9788858024416
  7. Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, Incipit, Skira, 2018. ISBN 9788857238937

Bibliografia

modifica
  • Salman Rushdie, Est, Ovest, traduzione di Vincenzo Mantovani, Mondadori, 1997. ISBN 8804422408
  • Salman Rushdie, I figli della mezzanotte, traduzione di Ettore Capriolo, Garzanti, Milano, 1987. ISBN 881166795X
  • Salman Rushdie, I versi satanici, traduzione di Ettore Capriolo, Mondadori, Milano, 1989. ISBN 8804391472

Voci correlate

modifica

Altri progetti

modifica