Auguste Barbier

poeta, scrittore e librettista francese (1805-1882)
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Henri-Auguste Barbier (1805 – 1882), poeta, scrittore, critico d'arte e traduttore francese.

Auguste Barbier

Citazioni su Auguste Barbier

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  • Egli il poeta, traeva nella pubblica luce il quarto Stato e le sue piaghe, non per conscienza politica o previsione ch'egli avesse del prossimo avvenire; ma per un sentimento di benigna equità, direi quasi di carità, direi quasi di sdegno evangelico contro i godenti e i trionfanti del secolo; si spingeva fino al socialismo, ma all' ombra della croce. Simile in ciò a molti di quella nobile ma debole generazione romantica. (Giosuè Carducci)
  • Il Barbier – discorriamo un po' di politica, se pure la politica quando passi per l'arte ha da chiamarsi ancora così –, non ostante i suoi entusiasmi per la grande populace, non era mica un dantoniano, e, tanto meno, un hebertista. Saltando su la restaurazione constituzionale e l'impero conquistatore, egli fermavasi, è vero, alla repubblica vittoriosa, giusta, costumata, illuminata, che fu l'ideale dei migliori di Francia per più anni dopo il '93. Ma egli, come tutti quasi i cresciuti dopo il '15, era inzuppato di quell'idealismo che avendo per gaz alimentatore il cristianesimo civile coronava il suo quieto e quasi lunare irraggiamento co 'l mistico alone del romanticismo liberale. (Giosuè Carducci)
  • Maggiore argomento di lode e più sicuro pegno di fama al Barbier è che da lui comincia la letteratura, la quale io mi fo lecito chiamare del quarto stato.
    Egli primo a nudare con mano coraggiosa e sicura le piaghe del popolo, egli primo a scagliare contro la sordida tirannide borghese, gli anátemi che sono oggi divenuti il pathos,
    des faiseurs d'emphase,
    Des tous les baladins qui dansent sur la phrase:
    egli primo a contrassegnare con marchio rovente gli sfruttatori delle rivoluzioni, ad accusarli innanzi al popolo con tale una precisa vigoria di linguaggio e tale un impeto lirico, che in Francia non aveva esempi e la cui eco si ripercuote talvolta fra noi nei Decennali e nelle Nuove poesie del Carducci. (Ferdinando Martini)

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