Guido delle Colonne
Guido delle Colonne (1210 circa – 1287 circa), giudice e poeta italiano.
Amor, che lungiamente m'ài menato
modificaAmor, che lungiamente m'ài menato
a freno stretto senza riposanza,
alarga le toi retine, in pietanza,
chè soperchianza – m'a vinto e stancato;
c'ò più durato – ch'eo non ò possanza,
per voi, madonna, a cui porto lianza
più che non fa assessino asorcuitato,
che si lassa morir per sua credanza.
Ancor che l'aigua per lo foco lassi
modificaAncor che l'aigua per lo foco lassi
la sua grande freddura
non cangeria natura
s'alcun vasello in mezzo non vi stassi;
anzi averria senza lunga dimura
che lo foco astutassi,
o che l'aigua seccassi;
ma per lo mezzo l'uno e l'autra dura.
Gioiosamente canto
modificaGioiosamente canto
e vivo in allegranza,
ca per la vostr' amanza,
madonna, gran gioi sento.
La mia gran pena e lo gravoso affanno
modificaLa mia gran pena e lo gravoso af[f]anno,
c'ò lungiamente per amor patuto,
madonna lo m'à 'n gioia ritornato;
pensando l'avenente di mio danno,
in sua merze[de] m'ave riceputo
e lo sofrire mal m'à meritato:
ch'ella m'à dato – tanto bene avire,
che lo sofrire – molta malenanza
agi' ubriato, e vivo in allegranza.
La mia vit' è si fort' e dura e fera
modificaLa mia vit'è si fort'e dura e fera
ch'eo non posso né viver né morire,
anzi distrug[g]o come al foco cera
e sto com'on che non si pò sentire;
escito son del senno là uv'era
e son incuminciato ad infollire;
ma ben mi poria campare
quella per cui m'avene
tutto questo penare:
per ben amar – lo meo cor si ritene.
Citazioni su Guido delle Colonne
modifica- Guido, Dottore o, come allora dicevasi, Giudice, fu uomo dottissimo. Scrisse cronache e storie in latino, e voltò di greco in latino la storia della caduta di Troja, di Darete, una versione che fu poi recata parecchie volte in volgare. Un uomo par suo sdegna di scrivere nel comune volgare, e tende ad alzarsi, ad accostarsi alla maestà e gravità del latino: sì che meritò che Dante le sue canzoni chiamasse tragiche, cioè del genere nobile e illustre. Ma la natura non lo avea fatto poeta, e la sua dottrina e il lungo uso di scrivere non valse che a fargli conseguire una perfezione tecnica, della quale non era esempio avanti. Hai un periodo ben formato, molta arte di nessi e di passaggi, uno studio di armonia e di gravità: artificio puramente letterario e a freddo. Manca il sentimento; supplisce l'acutezza e la dottrina, studiandosi di fare effetto con la peregrinità d'immagini e concetti esagerati e raffinati, che parrebbero ridicoli, se non fossero incastonati in una forma di grave e artificiosa apparenza. (Francesco De Sanctis)
- Guido è un uomo dotto: conosce assai bene Ovidio e Virgilio, cita Tolomeo Egizio, Dionigi Areopagita, Giustiniano ed altri. Sfoggia in citazioni mitologiche e storiche, vuol far sapere che ha delle cognizioni geografiche. A proposito della spedizione degli Argonauti, discorre a lungo di astronomia; dagli incantesimi di Medea trae occasione per parlare delle ecclissi solari. Ed appunto perché è colto, fa così: il fenomeno non è né isolato, né capriccioso. (Adolfo Bartoli)
Bibliografia
modifica- Guido delle Colonne, Amor, che lungiamente m'ài menato, Ancor che l'aigua per lo foco lassi, La mia gran pena e lo gravoso affanno, in Rimatori della scuola siciliana, a cura di Panvini, Olschki, Firenze, 1962 e 1964.
- Guido delle Colonne, Gioiosamente canto, La mia vit' è si fort' e dura e fera, in Poeti del Duecento, Vol. I, Tomo I, a cura di Gianfranco Contini, Classici Ricciardi, Mondadori, Milano – Napoli, 1960 e 1995.
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