Guardie Rosse (Rivoluzione culturale)

studenti delle scuole superiori e delle università cinesi sostenitori della Rivoluzione culturale di Mao Tse-tung

Citazioni sulla Guardie Rosse della Rivoluzione culturale cinese.

  • A dire il vero, solo una piccola parte delle Guardie Rosse fu coinvolta in atti di crudeltà o di violenza: molti non vi presero parte, perché l'organizzazione era molto aperta e in generale non obbligava i suoi membri a compiere atti di crudeltà. Di fatto, Mao non ordinò mai alle Guardie Rosse di uccidere, e le sue direttive per quanto riguarda la violenza erano contraddittorie. Si poteva essere fedeli a Mao e avere la coscienza a posto anche senza aver commesso nessuna violenza. Quindi coloro che scelsero di agire in quel modo non potevano semplicemente attribuirne la colpa a Mao. (Jung Chang)
  • Il 18 agosto [1966] si tenne sulla piazza Tianmen, al centro di Pechino, una manifestazione di proporzioni gigantesche, alla quale partecipò oltre un milione di giovani. Per la prima volta Lin Biao apparve in pubblico come vice di Mao e suo portavoce: tenne un discorso invitando le Guardie Rosse a uscire dalle scuole e a «distruggere i quattro vecchi», che erano poi «le vecchie idee, la vecchia cultura, le vecchie tradizioni e le vecchie abitudini».
    Seguendo quell'oscuro invito, in tutta la Cina le Guardie Rosse scesero in strada, dando sfogo al vandalismo, all'ignoranza e al fanatismo. Saccheggiarono le case, fracassarono oggetti di antiquariato, strapparono dipinti e saggi di calligrafia. Furono accesi dei falò per bruciare i libri e nel giro di pochissimo tempo quasi tutti i tesori delle collezioni private furono distrutti. Molti scrittori e artisti si suicidarono dopo essere stati percossi, umiliati e costretti ad assistere al rogo delle proprie opere. (Jung Chang)
Guardie Rosse nella piazza Tianmen di Pechino nel 1966

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